23/1/2009 ● Cultura
La politica e l'etica della responsabilità
Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha promesso "un'era di responsabilità" di fronte ai problemi del momento. A tal riguardo, a me sembra pertinente riflettere sull'attualità del pensiero di Max Weber e sottolineare alcune considerazioni tratte dal suo saggio magistrale "La Politica come professione". Il vero politico per Weber deve seguire (almeno in maniera preponderante) l'etica della responsabilità. Weber contrappone l'etica della responsabilità all'etica della convinzione o dell'intenzione.
L'etica della convinzione corrisponde all' "agire razionale rispetto al valore" ed è tipica di chi si vota in modo intransigente a un determinato ideale (elevato a meta assoluta, cui tutto deve essere sacrificato), senza preoccuparsi né dei mezzi occorrenti alla sua realizzazione, né delle conseguenze connesse al proprio agire. L'etica della responsabilità corrisponde all' "agire razionale rispetto allo scopo" ed è tipica di chi si preoccupa sia dei mezzi atti ad ottenere determinati scopi, sia degli effetti connessi al proprio operare. Mentre l'etica della convinzione è radicalmente opposta, o comunque indifferente, alla dimensione politica, l'etica della responsabilità, in virtù della sua propensione realistica, presenta maggiori affinità con essa. Chi fa politica, dice Weber, è sempre al centro di aspre lotte, ma esistono due categorie di politici: quelli che vivono di politica e quelli che vivono per la politica. I primi sono considerati "politici senza vocazione", a scapito dei secondi, veri professionisti della politica, soprattutto perchè capaci di decidere assumendosene le responsabilità. Questi, aggiunge il filosofo, sono uomini dal carattere forte, qualità necessarie per affrontare le insidie "diaboliche" della politica.
L'etica della responsabilità è quella veramente pertinente alla politica. Qui il mezzo decisivo è la forza. Il problema, scrive Weber, è che "il raggiungimento di fini buoni è accompagnato il più delle volte dall'uso di mezzi sospetti", e "nessuna etica può determinare quando e in qual misura lo scopo moralmente buono 'giustifica' i mezzi e le altre conseguenze moralmente pericolose". Chi non tiene conto di questo - che dal bene non deriva sempre il bene e dal male non deriva sempre il male - "in politica è un fanciullo". Chi ne tiene conto sarà invece disposto ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Per riferirci ai problemi del nostro tempo, e quindi all'attualità dell'intuizione di fondo di Weber, non possiamo non evidenziare l'insorgere di autentici "dilemmi etici" che il politico, ma in generale chiunque abbia responsabilità forti verso il prossimo, si trova spesso di fronte. Weber era insomma cosciente del fatto cioè che più valori, ognuno ugualmente importante nella propria sfera, possono scontrarsi e confliggere quando è il momento di agire. Questo è il senso del "politeismo dei valori" che costituisce una vera e propria scoperta in campo morale, come l'ha definita Isaiah Berlin.
La sfera morale ne è dominata, e lo sarà sempre più, mano a mano che i temi scottanti come per esempio quello dell'eutanasia, posto dallo stesso Weber, o delle finalità della scienza e della medicina, verranno sottoposti al dibattito pubblico, mostrando a tutti quanto dilemmatiche possano essere le scelte dei medici. E ciò vale per la maggior parte delle questioni bioetiche con un intreccio tra scienza, politica ed etica.
L'arte della politica è sì arte del decidere (prendere parte, prendere posizione) ma altresì un continuo mediare fra i vari piani appena detti e vivere continuamente nel dilemma. Così Weber: "L'etica dei principi e l'etica della responsabilità non costituiscono due poli assolutamente opposti, ma due elementi che si completano a vicenda e che soltanto insieme creano l'uomo autentico, quello che ha la ''vocazione per la politica".