30/12/2008 ● Cultura
Auguriamoci che tornino l'etica e i buoni sentimenti
Cari amici di 'Fuoriportaweb', il nuovo Anno si avvicina. Fra chi non si appiattisce sul presente e pensa al futuro il rischio è quello di abbandonarsi al lamento e alla rassegnazione. Che cosa posso fare davvero io? Con gli altri molto. E se gli altri non ci sono o non ci stanno si può sempre adottare la logica individualistica per costruire sè stessi, perchè il futuro sarà inevitabilmente per ciascuno di noi come lo abbiamo costruito e non come lo vorremmo sognando. Dopo di che, se dal futuro individuale passiamo al futuro collettivo, è stimolante e ottimistico ciò che recentemente ha dichiarato il più grande sociologo francese (Edgar Morin) secondo cui i crolli dell'economia e della finanza sono una "straordinaria opportunità". Egli intravede una "metamorfosi di cui la nostra civiltà ha bisogno oggi più che mai" e si dice convinto che il nostro mondo saprà accettare la sfida che arriva da questa congiuntura.
Il nuovo disordine mondiale, dice, sarà rigeneratore e cita il poeta tedesco Friedrich Holderlin: "Laddove cresce il pericolo, cresce anche la salvezza". Ripensare la nostra civiltà, dunque. Nella intervista al 'Journal du Dimanche' l'anziano sociologo ha affermato che per troppo tempo abbiamo creduto che lo sviluppo tecnologico ed economico sarebbe stato la locomotiva della democrazia e del benessere. Morin, quindi, prevede la nascita di piccole, nuove utopie. Come il micro-credito, il telelavoro, l'esodo da metropoli 'disumane' verso la campagna, l'incremento dell'agricoltura biologica, la cura delle persone anziane.
La cultura materialista, sostiene il sociologo, avrà un declino inesorabile. Ciò premesso, desidero concludere queste riflessioni di fine anno con un pensiero al Molise: regione che mi sta a cuore, per esserci nato, un tempo isola felice insieme all'Abruzzo. Vivendo a Roma e tornando nei luoghi nativi prevalentemente nel periodo estivo mi giungono notizie di situazioni che fanno rimpiangere l'Ottocento quando i demografi borbonici definivano abruzzesi e molisani "non i più buoni ma i più seri del reame". Auguriamoci che tornino l'etica e i buoni sentimenti.
Felice Anno nuovo a tutti.