12/12/2008 ● Cultura
Difesa e illustrazione dell'italicità
Non c'è niente di meglio delle provocazioni per approfondire il dibattito se lo scontro più che un conflitto irreconciliabile si trasforma in occasione di riflessione critica e di crescita. Prendiamo la stroncatura del quotidiano Libero della prima Conferenza dei giovani italiani che sta avvenendo a Roma. Come interpretarla? Come una ‘autorete', una ‘stronzata', una risposta ‘ gerontocratica', un ciclico ritorno dello spirito fazioso tra guelfi e ghibellini in blue jeans? Bando alle iperboli verbali! Cerchiamo di ragionare a mente fredda. Rispondiamo alla domanda: è utile accogliere a Roma con tutti i crismi dell'ufficialità alcune centiniaia di giovani oriundi da una quarantina di paesi dove è presente la diaspora italiana? La mia risposta è, tutto sommato, sì, ma con tante riserve. Gli ‘sprechi' per accogliere e spesare alcune centinaia di giovani per una settimana a Roma sono piccola cosa,una goccia d'acqua nel mare dei tantissimi altri sprechi di cui gode la ‘casta'( e lo stesso direttore di Libero) in Italia. Questa conferenza sarà stata utile se avrà fatto emergere ed imposto alla seria riflessione il principio che ‘L' Altra Italia', il risultato umano di un secolo di emigrazione, la diaspora meticciata che esprime l'Italicità e che conta circa 60 milioni di persone, non ha bisogno di Roma come centro fisico di irradazione spirituale per definire il sentimento di appartenenza alla Patria( terra dei padri) italiana.Le comunità ‘italiche' all'estero sono la voce poliglotta dell'anima italiana. Il mondo anglo-sassone ha il Commonwealth,quello spagnolo la Hispanidad, quello francese la Francophonie e via di seguito per definire la propria presenza identitaria nel mondo.L' Italia, per ragioni storiche, non ha lasciato tracce profonde nelle sue ex colonie, ma è stata protagonista del 'colonialismo dei poveri' attraverso il fenomeno dell'emigrazione. Da quella chè à stata un'onta nazionale di cui si parla poco e malvolentieri, perchè rinvia ad immagini poco edificanti di straccioni analfabeti della realtà rurale dell'Italietta, è emersa, nel giro di tre o quattro generazioni, una visione nuova, positiva. I discendenti degli indesiderabili si sono trasformati in ogni parte del mondo in cui hanno messo radici in protagonisti e sono addidati come modelli di integrazione riuscita. Questo è nel primo decennio del XXI secolo un patrimonio unico che l'Italia possiede: l'italicità. Esiste al mondo un'appartenenza all'Italia che trascende il concetto di patria-nazione ed i confini geografici. ‘L'Italmondialità' espressa dall'italicità è in sincronia con i tempi attuali dominati dalla comunicazione telematica, dalla ubiquità planetaria della rete elettronica. Questa è la risorsa su cui l'Italia ha interesse a puntare per svolgere un ruolo di grande paese.Permane all'interno dell'Altra Italia una percentuale di 3-4 milioni di persone che hanno mantenuto la cittadinanza italiana .Ed è qui che si pone il problema. Alcuni gruppi che mi piace definire i ‘ professionisti dell'emigrazione' o ‘la casta dell'emigrazione' hanno agganci nei vari partiti italiani e rivendicano diritti ricattando moralmente lo Stato italiano con una logica di questo tipo: ci hai obbligato ad emigrare,ora dacci quello che ci spetta; il diritto di voto per i ‘ nostri' rappresentanti, aiuti economici per i vari patronati, per i vari enti gestori, per la stampa in lingua italiana, per i COMITES, per il CGIE. Ricatto morale ed assistenzialismo sono il binomio di questo mondo per fortuna in lenta via di disparizione, ma che fa ancora la voce grossa ed ha imparato a farsi sentire.Questo è il mondo al quale il Governo di Roma dovrebbe dare il minimo di ascolto, perchè è nostalgico, piagnucoloso, vendicativo ed impedisce o rallenta la vera integrazione degli italici nei paesi di residenza o di nascita ed il prestigio dell'italia nel mondo. Buona parte della stampa in lingua italiana all'estero, come il convegno organizzato da Newsitaliapress a Roma ad ottobre ha ampiamente dimostrato, è fatta di testate di infima qualità che si limitano a boccheggiare la logica dei vari partiti, a gonfiare,mentendo, le tirature, e soprattutto a ‘tagliare ed incollare'. Poco o nulla di buono e di originale è da cercare nei vari settimanali pubblicati all'estero che sono sovvenziati ‘ a pioggia'. Accontentiamo tutti così nessuno si lagna... e gli sprechi, con la tacita acquiescenza dei vari COMITES e delle autorità consolari, continuano. Una riforma profonda del sistema è necessaria e c'è da augurarsi che Roma faccia prevalere la qualità delle testate ( o dei siti web) anche se redatte solo parzialmente in italiano o in una delle lingue ufficiali dei paesi in cui vengono pubblicati.Un discorso simile va fatto anche per l'insegnamento della lingua italiana. I vari enti gestori, veri potentati in mano di persone spesso senza scrupoli, gestiscono milioni di euro per impartire corsi al di fuori dell'insegnamento regolare, o nel dopo scuola o il sabato mattina. Facendo così dell'italiano una lingua di immigrazione, non di cultura. Il mantenimento dell'insegnamento dell'italiano fatto in questi termini è da eliminare, perchè è controproduttivo e nuoce all'immagine ed al valore della cultura italiana. Vanno firmate, invece, convenzioni tra il governo italiano e gli altri stati per inserire l'insegnamento dell'italiano come materia regolare, normale, come lingua straniera. I soldi messi a disposizione dei vari enti gestori, se usati bene, bastano, malgrado i tagli. Ma adottare una politica del genere significa rimettere in discussione tutta la visione assistenzialisttica del mondo dell'emigrazione. Avrà il governo attuale a Roma il coraggio di cambiare atteggiamento? Vedremo. Molto giustamente l'on. Claudio D'Amico, deputato della Lega Nord, faceva notare ai membri del CGIE che bisognava evitare di ‘ mercificare,' dando soldi, il sentimento identitario degli italiani residenti all'estero. ‘Le manifestazioni sentite ( contro i tagli di bilancio), faceva norae D'Amico, sono strumentali. Fare le cose con meno soldi è possibile. In Commissione Bilancio stiamo tagliando gli sprechi. Occorre farlo anche all'estero.'Il Governo di Roma deve adottare verso l'Italmondialità un atteggiamento simile. Essere molto più severo nei confronti della ‘casta' del mondo dell'emigrazione.E se ci saranno urla ed accuse, deve tener conto da quale pulpito viene la predica. Deve invece essere molto più presente e sviluppare in modo coerente una politica di espansione e promozione della lingua italiana, come lingua di cultura, nel mondo anglosassone,e facendo appello anche alla comunanza ‘latina' in diversi altri paesi. Non sono certo gli enti gestori che ci riusciranno. E non sono certo i COMITES o il CGIE che permetteranno la crescita del made in Italy nel mondo, nè soprattutto i parlamentari ed i senatori eletti nelle circoscrizioni estero che poco o nulla contano, costano tanto e vendono solo fumo.Essi sono l'espressione di un revanchisme anacronistico e di un patriottismo retorico pericoloso.La loro esistenza mette inoltre in discussione, come il contenzioso irisolto con il governo canadese ha dimostrato alle ultime elezioni ad aprile, la legittimità di appartenenza degli ‘italici' nei vari paesi di residenza o di nascita imponendo una forma di liceità di extraterritorialità italiana, assolutamente assurda, addirittura anticostituzionale. Le circoscrizioni estero vanno quindi sic et simpliciter eliminate ed al loro posto va sostituito il diritto di voto e di rappresentanza per le circoscrizioni di ultima residenza o di origine in Italia.Questo cambiamento permetterebbe anche alla ‘nuova emigrazione', quella dei cervelli di mantenere un contatto diretto con l'Italia. Inoltre,così facendo, l'italia si metterebbe in sincronia con tutte le altre grandi democrazie che concedono ai propri cittadini la doppia nazionalità.Occorrerebbe anche individuare in loco, attraverso la rete consolare, gli organismi suscettibili di far crescere sia gli scambi economici che culturali tra l'Italia e gli altri Paesi in cui c'è una presenza Italica. Non sono certo le vecchie associazioni paesane o le federazioni di queste associazioni, che esprimono spesso i rappresentanti in seno ai COMITES ed al CGIE che vanno privilegiate.E per concludere ritorniamo al punto di partenza del ragionamento. É valsa la pena convocare la prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo? Sì, se da essa scaturiranno idee nuove e si creerà uno spirito nuovo di apparteneza alla Patria spirituale comune, all'Italia. É troppo presto per fare un bilancio ed affermare che risultati tangibili emergeranno dall'incontro di tanti giovani oriundi. Personalmente ne dubito, non perchè non abbia fiducia nei giovani, ma perchè i giovani scelti come delegati ed inviati a Roma sono l'espressione, a monte, della visione revanchiste ed assistenzialista dei vari COMITES, del CGIE e degli eletti all'estero, sono come ebbi a dire i loro ‘cloni'.I giovani adunati a Roma dovrebbero battersi non tanto per una forma di obsoleta italianità, ma per la vera italicità che incarnano.Ma riusciranno a farlo?
Filippo Salvatore | News ITALIA PRESS
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