21/11/2008 ● Caro Direttore
Lettera al prof. Bellocchio. Vignette? Quanta fatica avverto nel pubblicarle
Caro prof. Bellocchio, rispondo volentieri all'invito della sua gentile lettera con una breve
riflessione sul (non) dibattito Destra-Sinistra (o viceversa, se preferisce). Sulla teoria degli "ismi"
alla sua lista aggiungerei i "personalismi", gli "egoismi" e i "trasformismi",
tutti atteggiamenti che ci hanno fatto
vivere una campagna elettorale, tra marzo ed aprile 2008, su tre fronti: tre
liste civiche (chi era la Destra e chi era la Sinistra, francamente, io
non lo so!), penso (ma è una mia opinione) che le tre liste in fondo avessero poche differenze sui
loro progetti
per la nostra Comunità. Probabilmente (ma è pur sempre una mia
opinione), Guglionesi non sentiva l'esigenza di una rin-corsa a tre, e
ricordiamoci che solo per poco abbiamo evitato la super-corsa a quattro. Su
questo "degrado" di unità e, in qualche modo, di idee della
politica locale mi riprometto un imminente articolo per scrivere il mio punto di
vista, benché insignificante.
Un dato politico, credo oggettivo, tuttavia c'è stato: molti cittadini hanno
voluto partecipare al processo elettivo per le cariche amministrative della
nostra piccola realtà, candidandosi pur sapendo che nella corsa a tre le
probabilità di successo (anche personale) si riducono di tantissimo. A quando un
dibattito serio sugli effetti della folle "rin-corsa"?
Aspettiamo ancora i "commenti" dei protagonisti. Ho visto nascere
alcune sedi politiche per incontrare i cittadini e discutere di problemi e di
soluzioni, sedi poi sciolte all'indomani dello spoglio elettorale. E non so se
siano state sedi di Destra o di Sinistra (o viceversa, se preferisce), perché è
successo ai vinti quanto ai vincitori. È vero, per ora ci sono (o restano) le vignette di Fuoriportaweb, le mie vignette (non sa
quanta fatica avverto nel pubblicarle, in fondo viviamo pur sempre in una
piccola realtà pronta ad alterarne il [con]senso), vignette a volte spiritose,
altre volte meno e comunque pur sempre disegnate per un invito (senza alcuna
pretesa) alla riflessione sull'etica della Politica [la vignetta "Rikandidato"
è emblematica], in senso generale.
Eppure quando penso all'etica chissà perché - le confesso, ma speriamo che siano
in pochi a leggerci - tendo inevitabilmente a parlare, a scrivere e... a pensare
con l'uso del "noi", anziché con un riduttivo "io". Quante volte notia"mo"
amministratori e politici, di oggi e di ieri (senza distinzione alcuna) affermare: "ti dò, ti faccio
fare o... ti ho fatto fare, ci penso io," oppure "ho fatto, ho deciso",
etc. Inevitabilmente riscopria"mo" come la politica viva una profonda crisi di "appartenenza"
all'etica, anche nel suo linguaggio. Di Sinistra e di Destra (o viceversa, se preferisce).
Purtroppo io non posso fornire argomenti concreti al dibattito Sinistra-Destra,
nemmeno a livello di politica locale. In effetti, per una scelta personale,
non ho mai partecipato a riunioni di partiti, né nelle sedi "tradizionali" né
nelle tavernette di abitazioni civili (dove, purtroppo, in pochi pretendono di
decidere il futuro
di tutta una comunità!). Immagino, tuttavia, che quando ci si riunisce a Destra
si tenti di spiegare com'è la Sinistra e quando ci si incontra a Sinistra si
tenti di spiegare cos'è la Destra (o viceversa, se preferisce). A "noi",
con tutto il rispetto per le (r)adunate nelle tavernette come per le spiegazioni più o meno
ideologiche e "tradizionali", ci interessa
prima di tutto
sostenere l' "appartenenza" (per intenderci siamo "Guglionesani"), perciò ci ostiniamo (forse confortati dall'etica,
se vuole, "generazionale") a puntare sull'innovazione della "nostra" Comunità,
che è
possibile oltre la Destra e oltre la Sinistra. E qui, mi consenta (a proposito
di "io" plebiscitario), resto convinto che i "nuovisimi" e i "giovanilismi",
da Lei
rilevati nella sua missiva, siano qualcosa
di più di una semplice farcitura, perché per me significano "avere gli altri
dentro di sé", anche quelli che verranno, presto molto presto. Propongo,
dunque, alla Sua attenzione anche di docente di Storia e Filosofia, nonché alla
Sua lunga esperienza sul campo, un punto dialettico di (ri)partenza, magari da
discutere con altri in questo blog: il concetto di "avere gli altri dentro di
sé" come "la" premessa migliore per aprire un
dibattito che investa, culturalmente e politicamente, sul futuro e sulla crescita della nostra
Comunità. In questo senso, come mi suggerisci (in questo caso ti do del "tu"
confidenziale citando un autore geniale che, vedo, ci accomuna), Gaber
sarà sempre attuale per tutti
[da "Canzone dell'appartenenza"], per quelli di Destra e per quelli di
Sinistra (o viceversa, se preferisce):
:"L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
[...] L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile.
E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa.
[...] L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.
Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi."
Apriamoci anche su questo versante. In politica, Lei mi insegna, bisogna
guardare sempre avanti. Il seme porterà il suo
frutto.
A presto, caro Professore. Con l'affetto e la stima di sempre. Luigi Sorella.