20/11/2008 ● Cultura
Il dibattito Fukuyama-Kagan: dalla fine al ritorno della storia
"Il dibattito
Fukuyama-Kagan: dalla fine al ritorno della storia - Nel 1989 è avvenuta la
caduta del muro di Berlino che simbolicamente ha rappresentato la fine della
guerra fredda e la sconfitta del marxismo come modello aggregante
internazionale. Nel 1992 lo studioso americano Francis Fukuyama pubblicava il
volume The End of History and the Last man ( la Fine della Storia) che a
fortiori va vista come la base teorica della globalizzazione. La tesi di fondo
di Fukuyama era questa: la fine del conflitto ideologico era stata rimpiazzata
dalla ‘ universalizzazione della democrazia liberale occidentale come forma
definitiva di governo.’ Il presidente americano Bill Clinton ripeteva che con
l’integrazione della Cina nell’economia mondiale si sarebbe creata una classe
media cinese che avrebbe cominciato a reclamare i propri diritti ed avrebbe
finito con il trasformare il regime autoritario comunista. L’erezione della
Statua della Libertà a piazza Teinanmen sembrava dargli ragione. Ma il regime
comunista ha subito represso brutalmente l’anelito di libertà ed ha fatto lo
stesso nei confronti dei monaci buddisti nel Tibet pochi mesi fa. Assisteremo a
manifestazioni anti-regime autarchico cinese durante i giochi olimpici ad
agosto? Avrà la migliore gioventù cinese il coraggio di farlo? E se lo farà
quali saranno le conseguenze? Come si comporteranno le democrazie
occidentali,USA e Unione Europea, se avverrà una cruenta repressione come quella
di Tienanmen? Si limiteranno a dire che si tratta di una semplice questione
interna e tutto continuerà come prima? Gli scambi commerciali prevarranno sui
diritti umani?
Queste domande andrebbero rivolte in modo particolare all’Europa che, secondo il
parere dell’ex ambasciatore Paolo Janni, ora professore delle istituzioni
europeee in USA nel suo recente volume L’Occidente Plurale, vede una differenza
profonda tra il modo di pensare europeo e quello statunitense.L’Unione Europea è
ancora incapace di svolgere un ruolo internazionale credibile a causa delle ‘
visioni statocentriche’ ancora dominanti al suo interno da parte di paesi come
la Francia e la Gran Bretagna, che sono membri permanenti del Consiglio di
Sicurezza alle Nazioni Unite. Manca, crede lo Janni, ‘ la stessa forza
unificante nelle relazioni transatlantiche che ebbe la sfida militare ed
ideologica nei confronti dell’Unione Sovietica’. In poche parole secondo lo
Janni ‘ L’occidente è tornato ad essere plurale... L’Europa è sempre più avvolta
nella sua retorica migliorista e sempre meno disposta a pagare i costi
inevitabilmente connessi con un suo più credibile ruolo internazionale.’
Come si situa l’America in un mondo ridiventato ‘plurale’? Da un lato c’è la
visione ancora marziale del presidente George W.Bush che nel suo Discorso
Inaugurale del 2005, quasi due anni dopo l’ntervento in Iraq, dichiarava che la
missione americana era di sconfiggere la tirannia e ‘spread the freedom agenda
around the world’ (mettere all’ordine del giorno nel mondo l’espansione della
libertà). I confini statali, secondo questa teoria politica, non costituiscono
un impedimento ad un intervento militare se proteggono regimi autoritari. L
’America si vede ancora come lo sceriffo del mondo che interviene ovunque c’è il
male per far trionfare la giustizia. Gli antichi romani avevano come modello la
pax romana, gli americani sono motivati da una sorta di predestinazione storica,
il ‘ manifest destiny’. Va detto pero’ che l’applicazione di questo principio è
molto selettiva ed inevitabilmente tiene conto degli interessi strategici
americani. Il Presedente Bush non esclude un intervento armato in Iran, ma
considera ancora il Pakistan ‘ un fondamentale alleato non-NATO’. Ma lo è
veramente? Nulla ha mai detto sulla natura autocratica del regime dell’Arabia
saudita,un alleato degli USA. Il candidato repubblicano alla presidenza John
McCain si inserisce in questa scia ideologica e sottolinea il bisogno di una
‘lega delle democrazie’ per ristabilire l’ordine mondiale e far trionfare il
liberalismo democratico. Ha in mente i paesi che appartengono al G8? ( Ma è la
Russia di Putin una vera democrazia?)
I limiti di questa visione globale ed interventista americana sono stati
sottolineati nel volumetto The Return of History and The End of Dreams ( Il
Ritorno della Storia e la Fine dei Sogni) una recente pubblicazione
dell’opinionista de The Washington Post Robert Kagan.
Il titolo del libro del Kagan, ‘Il Ritorno della Storia’, è un chiaro
riferimento, con intento parodistico, di quello del Fukuyama, ‘La Fine della
Storia’. Questi aveva affermato troppo ottimisticamente che l’universalizzazione
della democrazia liberale occidentale era la forma definitiva del governo
mondiale che tutti i paesi del mondo avrebbero prima o poi accettata. La
democrazia liberale occidentale non è affatto il modello del futuro;
‘L’autocrazia sta tornando. Il mondo è diventato di nuovo normale’ ha scritto
realisticamente e saggiamente Robert Kagan.
Certo la NATO esiste ed è stata estesa a diversi paesi dell’ex patto di
Varsavia. Ma la risicatezza dei loro contingenti rivela la riluttanza con la
quale essi aderiscono agli obblighi dell’alleanza militare e soprattutto le
remore con le quali ( l’Italia docet) partecipano al conflitto in Afghanistan
contro i talebani. Il Canada si è apertamente lagnato che vari paesi europei,
tra cui l’Italia, non fanno abbastanza per opporsi militarmente ai
fondamentalisti islamici.Dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York
l’attenzione dei mezzi di comunicazione è puntata sul conflitto con i
fondamentalisti islamici e sui loro atti di terrorismo.
Tuttavia il paradigma emergente veramente importante di cui poco o affatto
parlano i mass media è la nascita della Shangai Cooperation Organization
(L’Organizzazione di Cooperazione di Shangai) caldeggiata dalla Russia, dalla
Cina, dall’iran e da tutti i regimi autocratici dell’Asia centrale. È
significativo il fatto che l’india, la piu’ grande democrazia mondiale, mantiene
ottimi rapporti sia con la giunta militare di Burma che con l’Iran.( Non è anche
l’italia uno dei principali partner economici e scientifici dell’Iran di oggi? È
forse questa la ragione principale per la sua esclusione dal Gruppo dei 5+1?
Invidia tedesca a parte). La SCO è una sorta di alleanza militare non ancora
ufficialmente dichiarata ma è destinata a diventare nei prossimi anni il vero
antagonista militare della NATO.
‘Il ritorno della storia e dei regimi autoritari’ di Robert Kagan e ‘l’Occidente
Plurale’ di Paolo Janni sono due nuovi modelli storici e teorici che hanno messo
in crisi ‘la fine della storia’ e della globalizzazione di Francis Fukuyama.
Vorrà John McCain o Barak Obama, il nuovo presidente americano, abbandonare il
‘manifest destiny’, il ruolo auto-provvidenziale di intervento nei vari paesi
ritenuti tirannie, che gli USA si arrogano ancora? Riuscirà L’Unione Europea a
trasformarsi in una vera federazione di stati e ad avere e perseguire una
politica estera comune? Prevarrà il sentimento di appartenenza europea su quello
delle singole patrie? Questo sono due degli obiettivi più urgenti dell’Unione
Europea,- creare un sentimento di appartenenza transnazionale - altrimenti
resterà un elefantiaco apparato burocratico verso il quale crescerà lo
scetticismo, già presente, della gente e finirà con il diventare un gigante dai
piedi d’argilla che esiste ma che non conta. Se gli americani continueranno,
come è probabile, nella loro politica estera interventista, come reagiranno gli
altri poli di potere, in particolare la Cina e la Russia, i due principali
regimi autocratici esistenti? Non è facile rispondere a domande come queste. È
in fieri un nuovo paradigma di legittimità politica internazionale e la
situazione è ancora molto fluida.Il rischio di conflitti, quindi, è molto alto.
Il futuro, come si capisce, senza fare la Cassandra, non è affatto roseo. Ci
aspettano aspri conflitti economici, forse anche cruente e devastanti guerre,
nel corso del ventunesimo secolo e non è detto che saremo noi occidentali ad
avere la meglio. Altro che fine della storia!
Filippo Salvatore, Concordia University | New Italia press