BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


20/11/2008 ● Cultura

Il dibattito Fukuyama-Kagan: dalla fine al ritorno della storia


  Filippo Salvatore ● 2147


"Il dibattito Fukuyama-Kagan: dalla fine al ritorno della storia - Nel 1989 è avvenuta la caduta del muro di Berlino che simbolicamente ha rappresentato la fine della guerra fredda e la sconfitta del marxismo come modello aggregante internazionale. Nel 1992 lo studioso americano Francis Fukuyama pubblicava il volume The End of History and the Last man ( la Fine della Storia) che a fortiori va vista come la base teorica della globalizzazione. La tesi di fondo di Fukuyama era questa: la fine del conflitto ideologico era stata rimpiazzata dalla ‘ universalizzazione della democrazia liberale occidentale come forma definitiva di governo.’ Il presidente americano Bill Clinton ripeteva che con l’integrazione della Cina nell’economia mondiale si sarebbe creata una classe media cinese che avrebbe cominciato a reclamare i propri diritti ed avrebbe finito con il trasformare il regime autoritario comunista. L’erezione della Statua della Libertà a piazza Teinanmen sembrava dargli ragione. Ma il regime comunista ha subito represso brutalmente l’anelito di libertà ed ha fatto lo stesso nei confronti dei monaci buddisti nel Tibet pochi mesi fa. Assisteremo a manifestazioni anti-regime autarchico cinese durante i giochi olimpici ad agosto? Avrà la migliore gioventù cinese il coraggio di farlo? E se lo farà quali saranno le conseguenze? Come si comporteranno le democrazie occidentali,USA e Unione Europea, se avverrà una cruenta repressione come quella di Tienanmen? Si limiteranno a dire che si tratta di una semplice questione interna e tutto continuerà come prima? Gli scambi commerciali prevarranno sui diritti umani?
Queste domande andrebbero rivolte in modo particolare all’Europa che, secondo il parere dell’ex ambasciatore Paolo Janni, ora professore delle istituzioni europeee in USA nel suo recente volume L’Occidente Plurale, vede una differenza profonda tra il modo di pensare europeo e quello statunitense.L’Unione Europea è ancora incapace di svolgere un ruolo internazionale credibile a causa delle ‘ visioni statocentriche’ ancora dominanti al suo interno da parte di paesi come la Francia e la Gran Bretagna, che sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite. Manca, crede lo Janni, ‘ la stessa forza unificante nelle relazioni transatlantiche che ebbe la sfida militare ed ideologica nei confronti dell’Unione Sovietica’. In poche parole secondo lo Janni ‘ L’occidente è tornato ad essere plurale... L’Europa è sempre più avvolta nella sua retorica migliorista e sempre meno disposta a pagare i costi inevitabilmente connessi con un suo più credibile ruolo internazionale.’
Come si situa l’America in un mondo ridiventato ‘plurale’? Da un lato c’è la visione ancora marziale del presidente George W.Bush che nel suo Discorso Inaugurale del 2005, quasi due anni dopo l’ntervento in Iraq, dichiarava che la missione americana era di sconfiggere la tirannia e ‘spread the freedom agenda around the world’ (mettere all’ordine del giorno nel mondo l’espansione della libertà). I confini statali, secondo questa teoria politica, non costituiscono un impedimento ad un intervento militare se proteggono regimi autoritari. L ’America si vede ancora come lo sceriffo del mondo che interviene ovunque c’è il male per far trionfare la giustizia. Gli antichi romani avevano come modello la pax romana, gli americani sono motivati da una sorta di predestinazione storica, il ‘ manifest destiny’. Va detto pero’ che l’applicazione di questo principio è molto selettiva ed inevitabilmente tiene conto degli interessi strategici americani. Il Presedente Bush non esclude un intervento armato in Iran, ma considera ancora il Pakistan ‘ un fondamentale alleato non-NATO’. Ma lo è veramente? Nulla ha mai detto sulla natura autocratica del regime dell’Arabia saudita,un alleato degli USA. Il candidato repubblicano alla presidenza John McCain si inserisce in questa scia ideologica e sottolinea il bisogno di una ‘lega delle democrazie’ per ristabilire l’ordine mondiale e far trionfare il liberalismo democratico. Ha in mente i paesi che appartengono al G8? ( Ma è la Russia di Putin una vera democrazia?)
I limiti di questa visione globale ed interventista americana sono stati sottolineati nel volumetto The Return of History and The End of Dreams ( Il Ritorno della Storia e la Fine dei Sogni) una recente pubblicazione dell’opinionista de The Washington Post Robert Kagan.
Il titolo del libro del Kagan, ‘Il Ritorno della Storia’, è un chiaro riferimento, con intento parodistico, di quello del Fukuyama, ‘La Fine della Storia’. Questi aveva affermato troppo ottimisticamente che l’universalizzazione della democrazia liberale occidentale era la forma definitiva del governo mondiale che tutti i paesi del mondo avrebbero prima o poi accettata. La democrazia liberale occidentale non è affatto il modello del futuro; ‘L’autocrazia sta tornando. Il mondo è diventato di nuovo normale’ ha scritto realisticamente e saggiamente Robert Kagan.
Certo la NATO esiste ed è stata estesa a diversi paesi dell’ex patto di Varsavia. Ma la risicatezza dei loro contingenti rivela la riluttanza con la quale essi aderiscono agli obblighi dell’alleanza militare e soprattutto le remore con le quali ( l’Italia docet) partecipano al conflitto in Afghanistan contro i talebani. Il Canada si è apertamente lagnato che vari paesi europei, tra cui l’Italia, non fanno abbastanza per opporsi militarmente ai fondamentalisti islamici.Dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York l’attenzione dei mezzi di comunicazione è puntata sul conflitto con i fondamentalisti islamici e sui loro atti di terrorismo.
Tuttavia il paradigma emergente veramente importante di cui poco o affatto parlano i mass media è la nascita della Shangai Cooperation Organization (L’Organizzazione di Cooperazione di Shangai) caldeggiata dalla Russia, dalla Cina, dall’iran e da tutti i regimi autocratici dell’Asia centrale. È significativo il fatto che l’india, la piu’ grande democrazia mondiale, mantiene ottimi rapporti sia con la giunta militare di Burma che con l’Iran.( Non è anche l’italia uno dei principali partner economici e scientifici dell’Iran di oggi? È forse questa la ragione principale per la sua esclusione dal Gruppo dei 5+1? Invidia tedesca a parte). La SCO è una sorta di alleanza militare non ancora ufficialmente dichiarata ma è destinata a diventare nei prossimi anni il vero antagonista militare della NATO.
‘Il ritorno della storia e dei regimi autoritari’ di Robert Kagan e ‘l’Occidente Plurale’ di Paolo Janni sono due nuovi modelli storici e teorici che hanno messo in crisi ‘la fine della storia’ e della globalizzazione di Francis Fukuyama. Vorrà John McCain o Barak Obama, il nuovo presidente americano, abbandonare il ‘manifest destiny’, il ruolo auto-provvidenziale di intervento nei vari paesi ritenuti tirannie, che gli USA si arrogano ancora? Riuscirà L’Unione Europea a trasformarsi in una vera federazione di stati e ad avere e perseguire una politica estera comune? Prevarrà il sentimento di appartenenza europea su quello delle singole patrie? Questo sono due degli obiettivi più urgenti dell’Unione Europea,- creare un sentimento di appartenenza transnazionale - altrimenti resterà un elefantiaco apparato burocratico verso il quale crescerà lo scetticismo, già presente, della gente e finirà con il diventare un gigante dai piedi d’argilla che esiste ma che non conta. Se gli americani continueranno, come è probabile, nella loro politica estera interventista, come reagiranno gli altri poli di potere, in particolare la Cina e la Russia, i due principali regimi autocratici esistenti? Non è facile rispondere a domande come queste. È in fieri un nuovo paradigma di legittimità politica internazionale e la situazione è ancora molto fluida.Il rischio di conflitti, quindi, è molto alto. Il futuro, come si capisce, senza fare la Cassandra, non è affatto roseo. Ci aspettano aspri conflitti economici, forse anche cruente e devastanti guerre, nel corso del ventunesimo secolo e non è detto che saremo noi occidentali ad avere la meglio. Altro che fine della storia!
Filippo Salvatore, Concordia University | New Italia press

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