5/3/2025 ● Eventi
Quaresima 2025: tempo di Grazia in un Anno di Grazia
Carissimi fratelli e sorelle,
una nuova Quaresima ci raggiunge, tempo forte dell’Anno
Liturgico, nell’ Anno Giubilare della Speranza, radicata nell’ «amore di
Dio che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci
è stato dato. Infatti mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli
empi nel tempo stabilito» (Rm 5, 5-6).
La Liturgia ci ricorda che la Quaresima è il segno
sacramentale della nostra conversione. Segno che deve in-segnare e
segnare, con una traccia profonda, ancora per un tratto, la nostra vita,
sostenendone l’inconfondibile vocazione pasquale. Proseguiamo pertanto insieme
il nostro cammino, faticoso per l’intralcio del peccato, ma vocato alla Pasqua
di Risurrezione del Signore.
Il Mercoledì delle Ceneri, segna l’inizio di questo cammino,
conducendoci nel deserto quaresimale, protesi alla gioia pasquale. La Parola di
Dio, lampada che brilla in un luogo scuro (Cf 2Pt 1,19), ci prende per
mano per farci uscire dal nostro Egitto e accompagnarci verso la terra promessa.
Siamo sospinti dallo Spirito con Gesù nel deserto per vincere le nostre
passioni, perché Egli ci ricorda che al vincitore darò la stella del mattino
(Cf Ap 2, 26-28). Siamo invitati a rileggere e a vivere con gioia, con il
Risorto presente nei nostri cenacoli, la Grande Domenica, che esplode nel
canto dell’Alleluia e sfocia nella solennità della Pentecoste.
vMa dove agganciare il tutto? Nella Eucarestia, carissimi fratelli e sorelle!
Attraverso di essa, infatti, il Signore Gesù coglie i nostri bisogni e offre la
sua risposta. Offre se stesso come risposta: è il pane che sostiene le fatiche
del corpo; è il sacramento dell’amore, che riempie e sazia i bisogni del cuore.
A questo immediato proposito, chiederei una particolare
attenzione all’ ato penitenziale della Messa, più precisamente al
Confiteor (Confesso a Dio onnipotente…), che è il momento
introduttivo della Celebrazione Eucaristica, una sorta di “atrio eucaristico”,
un vestibolo, dove ciascuno, riconoscendo i propri peccati, si prepara ad
accedere alla sala del Convito Eucaristico, alla sala della festa, per
accogliere il Mistero dell’Amore con fede.
Pur non essendo il Sacramento della Riconciliazione, e mai
sostituendolo, nel Confiteor il credente, inserito nell’assemblea santa,
si riconosce peccatore e, come tale, si pone dinanzi al Signore facendo la
confessione della sua vita (confessio vitae) per poi confessare, nella
fede, la grandezza della misericordia del Signore (confessio fidei) e poi
lodarlo e benedirlo dal profondo del cuore nel canto del Gloria. Questa
“confessione introitale”, ha un alto valore pedagogico: essa ci educa a
riconoscere che - seppure confessati e in grazia di Dio - siamo sempre
peccatori, limitati e bisognosi di perdono e di misericordia: da parte di Dio
anzitutto, e da parte dei fratelli. Ma la confessione davanti a Dio, ai fratelli
e alle sorelle, ha anche una forte valenza ecclesiale e ci ricorda che ogni
ferita inferta a Dio con il peccato è, nel contempo, una ferita al fratello e
alla sorella, come a tutto il creato e alla storia.
Di qui la responsabilità delle conseguenze esistenziali molto
significative che sono sotto i nostri occhi: questo atto, penitenziale e
comunitario, deve portare vita nuova e riconciliazione nei rapporti personali e
sociali, mostrando il risultato in una vita che diventa più umana e cristiana.
In questo atto comunitario, il credente riscopre la Chiesa come
communio-sanctorum, comunità formata da persone perdonate che sono diventate
Chiesa-assemblea, e non massa anonima, nella quale ognuno riconosce, con grande
umiltà, che non è solo e sempre colpa di un altro, ma quanto metto dinanzi al
Signore avviene ed è avvenuto per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.
Il Confiteor, carissimi! L’incipit, l’inizio,
la prima pagina, non di una comunità di perfetti, ma di uomini e donne raggiunti
dall’onda rigenerante del dono di Dio: comunità ecclesiale, sempre pronta a
ricominciare e a riprendere il cammino. Così, consapevoli del nostro peccato, ma
non abbattuti e sconfitti, supplichiamo la Beata sempre Vergine Maria, gli
angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore Dio
nostro. È in questo circolo d’amore che si costruisce la Chiesa, scrigno del
dono di Dio, comunità di salvezza e di salvati. L’ atto penitenziale, riscoperto
e ben fatto, può essere un passo sufficiente per il nostro cammino quaresimale,
per poter giungere alla Pasqua meno dispersi dentro e più artigiani di quella
pace attinta alla sorgente eucaristica, fonte e culmine del Mistero Pasquale.
In secondo luogo invito a leggere e a meditare in modo più
ravvicinato, in questo tempo di grazia, quanto il Santo Padre Francesco scrive
nella Bolla di indizione del Giubileo, per riscoprire nei nostri giorni la
misericordia di Dio, il vero senso dell’indulgenza, e del Sacramento della
Penitenza, segno eloquente di speranza e vita nuova. Invito tutti, a cominciare
dai parroci, a fare di questo testo del Santo Padre oggetto di riflessione e
preghiera personale, e di catechesi per il nostro popolo, rendendosi sempre più
disponibili per il sacramento della riconciliazione, sacramento della
guarigione e della gioia, e predisporre tempi e luoghi adatti per rieducare
la gente ad un sacramento essenziale ma oggi, purtroppo, così poco frequentato.
Scrive il Papa: «L’indulgenza, infatti, permette di
scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che
nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di
“indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di
Dio che non conosce confini. Il Sacramento della Penitenza ci assicura
che Dio cancella i nostri peccati. Ritornano con la loro carica di consolazione
le parole del Salmo: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue
infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia.
[…] Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore.
[…] Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre
colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è
potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così
allontana da noi le nostre colpe» (Sal 103,3-4.8.10-12). La Riconciliazione
sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un
passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno.
Lì permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il
cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e
compassionevole. Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi
riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo
dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della
guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati! Tuttavia, come
sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé
delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso,
ma anche interiori, in quanto «ogni peccato, anche veniale, provoca un
attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia
quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio». Dunque permangono,
nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”. Essi
vengono rimossi dall’indulgenza, sempre per la grazia di Cristo, il quale, come
scrisse San Paolo VI, è «la nostra “indulgenza”». La Penitenzieria Apostolica
provvederà ad emanare le disposizioni per poter ottenere e rendere effettiva la
pratica dell’Indulgenza Giubilare. Tale esperienza piena di perdono non può che
aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato,
non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può
permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore,
livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il
passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime. Nello
scorso Giubileo Straordinario ho istituito i Missionari della Misericordia,
che continuano a svolgere un’importante missione. Possano anche durante il
prossimo Giubileo esercitare il loro ministero, restituendo speranza e
perdonando ogni volta che un peccatore si rivolge a loro con cuore aperto e
animo pentito. Continuino ad essere strumenti di riconciliazione e aiutino a
guardare l’avvenire con la speranza del cuore che proviene dalla misericordia
del Padre. Auspico che i Vescovi possano avvalersi del loro prezioso servizio,
specialmente inviandoli laddove la speranza è messa a dura prova, come nelle
carceri, negli ospedali e nei luoghi in cui la dignità della persona viene
calpestata, nelle situazioni più disagiate e nei contesti di maggior degrado,
perché nessuno sia privo della possibilità di ricevere il perdono e la
consolazione di Dio» (Spes non confundit, n. 23).
Oltre alle iniziative già programmate nelle singole Comunità,
vorremo valorizzare quanto il Santo Padre scrive, assieme alla proposta delle
24 ore per il Signore, il 28 e 29 marzo prossimi, vigilia della IV Domenica
di Quaresima, magari avvalendoci dell’apposito sussidio pastorale approntato dal
Dicastero per l’Evangelizzazione/Sezione per le questioni fondamentali dell’
Evangelizzazione nel mondo, così che ciascuno possa diventare per l’altro
Missionario di Misericordia: i presbiteri, esercitando con gioia e pazienza
il sacramento della penitenza e i fedeli, accogliendone la grazia, testimoniando
la misericordia attraverso gesti di riconciliazione e perdono, che rendono
autentico il dono ricevuto, che permette alla grazia sacramentale di far
crescere tutta la Chiesa. Allora la Comunità tutta, riconciliata e pacificata,
sarà scrigno e dispensatrice della misericordia del Padre che vuole la salvezza
di tutti.
Carissimi fratelli e sorelle, sul monte eucaristico, Gesù,
quale novello Mosè, continui a tenere alzate le braccia per aiutarci a vincere
le battaglie della vita, a camminare sinodalmente, per cantare, rinnovati,
l’Alleluia pasquale e Maria, Madre della Chiesa, Madre della Misericordia e
della Speranza vegli premurosa sul nostro cammino. Ipsa propitia pervenis!
Buona Quaresima 2025!
Con una affettuosa benedizione
+ Claudio, vescovo