13/5/2024 ● Eventi
Salone internazionale del Libro 2024, reportage 11 maggio: incontro con Marco Presta
MARCO PRESTA
Torino 11 maggio 2024
L’autore di “Verso l’abisso fischiettando” (Einaudi) è Marco Presta,
per me, voce amica da sempre.
Infatti è lei che mi accompagna ogni mattina insieme a quella di Antonello
Dose, con quella straordinaria trasmissione radiofonica che è “Il ruggito
del coniglio”.
Presenta il libro insieme all’amico Cochi Ponzoni, della coppia Cochi e
Renato che tutti ricordiamo.
Cochi si palesa come uomo di cultura qual è e tesse le lodi dell’amico, anche
come fine scrittore.
Marco è un umorista e fa quindi, il mestiere più difficile e necessario a tutti
noi.
La sua è un’intelligenza unica. In tanti anni che lo seguo non l’ho mai sentito
ripetere una battuta o farne di troppo banali.
La sua leggerezza è quasi terapeutica, aiuta ad affrontare le giornate di lavoro
con un sorriso.
Questo libro, che non ho potuto comprare al Salone perché è andato a ruba in
dieci minuti, ne è la riprova.
Lui uomo ecclettico, ha fatto mente locale sulle varie forme di discriminazioni
esistenti.
Si può essere discriminati per il colore della pelle, per il ceto sociale, per
la fisicità, per il genere e per tante altre cose sono davvero tante ed è
difficile elencarle tutte.
Si può addirittura essere discriminati per il modo di vestire, di parlare, ma
lui ne ha trovata una unica.
Il protagonista della sua storia è Enrico (dedica a suo padre Enrico e a Enrico
Vaime suo mentore).
Questo signore è arrivato alla oltraggiosa età di cento trentatré anni.
È dunque, l’uomo più vecchio del mondo, e proprio per questo il più odiato. Vive
blindato e sorvegliato e tra programmi di protezione, attentati e complotti,
nuove nipotine, amori tardivi e nude proprietà che non finiscono mai, la
lunghissima esistenza di Enrico è sempre più in bilico sull’orlo dell’abisso.
Fa sorridere la storia del signor Angelucci che ha comprato la nuda proprietà
della casa dove abita Enrico.
Lo ha fatto quando il nostro protagonista era novantenne, quindi considerato
“con un piede nella fossa”.
Aveva fatto l’acquisto per suo figlio per quando avrebbe dovuto sposarsi.
Naturalmente il giovane crebbe e dovette modificare i suoi programmi.
Angelucci però, continuò a far visita a Enrico come amico e con questa scusa
cominciò a riparare una porta rotta, a raddrizzare i quadri alle pareti. Insomma
Angelucci era l’uomo più sfigato del mondo e Enrico è mortificato per questo.
Da insegnante elementare qual era stato, Enrico riceve le visite anche dei suoi
ex alunni che lui lucidamente ricorda bambini e che ora ritrova invecchiati e
prossimi alla morte. Vive inoltre l’angoscia per aver perso tutti i suoi cari
come moglie e figli, oltre gli amici e conoscenti che aveva.
Lui nonostante il mondo continua a vivere e, addirittura, alla sua età scopre
l’amore anche fisico, per la sua geriatra che va a trovarlo quasi giornalmente
per monitorare il suo stato di salute.
La sua colpa, l’unica nella sua vita e che il mondo non gli perdona, è quella di
non riuscire a morire.
Lui quasi si vergogna di questo perché è un uomo buono, ma la realtà è che lui
non sa morire perché ogni mattina si sveglia con qualcosa da fare.