26/6/2023 ● Cultura
Ciao amico Pietro
Classe 1930, tra la generazione più numerosa e più longeva nella Guglionesi
del XX secolo, il caro Pietro Mario Antonio Di Cesare l’11 luglio avrebbe compiuto 93
anni.
Presto vedovo dell’amata moglie, scomparsa prematuramente per una fulminante e
grave malattia (Pietro è stato iscritto, fino alla fine dei suoi giorni, all’associazione per la ricerca
contro le malattie oncologiche), per una certa consuetudine di famiglia
tramandata da figlio in figlio, Pietro fu un assiduo
devoto di Sant’Antonio di Padova, del quale preservava l’immagine sacra di
protezione religiosa nel capoletto.
Tra le grandi passioni della sua vita c’è stata la politica; una lunga
militanza nella Democrazia Cristiana, divenendo, per il partito dello scudo
crociato, oltre che Consigliere comunale, intorno ai primi anni
Settanta dello scorso secolo, anche vice sindaco (1972) di Guglionesi.
Nell’attivismo politico, per la sua dedizione alla vita contadina e alle risorse agricole,
svolse ruoli amministrativi all’interno del consorzio agrario molisano con
impegno anche verso l'ente di bonifica.
Da cittadino ha seguito, quotidianamente, le vicissitudini della politica locale,
restando costantemente informato alle dinamiche civiche fino alle recenti
elezioni comunali del 14 e 15 maggio 2023, per le quali ha espletato il proprio
dovere costituzionale votando, ancora una volta nella sua vita, presso il seggio
elettorale di piazza Indipendenza, nonché attendendone i risultati dello spoglio
sotto un insistente acquazzone, fino al tardo pomeriggio di un fresco 15 maggio
privo della tipica stagione di primavera ormai inoltrata.
Attento cultore della storia del paese, ha letto libro per libro, pagina per
pagina, rigo per rigo, nota per nota di ogni mia pubblicazione divulgativa, provando una
grande stima culturale nei confronti della ricerca locale in generale.
Sensibile ad ogni
avvenimento della cronistoria di Guglionesi, prima delle recenti votazioni
comunali, si è tuffato nella lettura del libro “La tragica estate” (che
ancora
mancava tra i volumi della sua libreria), forse anche la rara occasione di assenza di rilievo
culturale del quale spesso mi confidava l’impressione alla prima lettura. Amava
poi rileggere i contenuti di quei libri, magari con un altro sguardo e diverso
approccio, dopo il confronto spassionato e puntuale
con lo stesso autore.
Dalle letture delle pubblicazioni di “storia patria” aveva memorizzato persino il mio giorno di nascita. «Luigi, 15 maggio!», mi ripeteva come segno di
affettuoso saluto, allorché passava dalla bottega in corso Conte di Torino n.15.
Solo una volta, l’unica volta, in una serata di tarda estate dell'anno scorso,
passando nel consueto andamento celere, rassicurato dal bastone
in mano, mi salutò con un: «Luigi, 15 luglio!».
Saluto al quale osservai, constatando: «...maggio!».
Con uno sguardo tra il cielo e il balcone della bottega, dopo un breve sospiro
di meditazione, quasi istantanea, pur tentennando replicò con perplessità: «…sei
sicuro?»
«Sono sicuro», le mie parole di congedo a quel saluto ormai
consueto, "tutto nostro" e complice di ogni incontro tra le antiche, scure e
solide basole in pietra vulcanica del borgo antico, dove ha dimorato fin
dall'infanzia, senza mai lasciare la propria casa nella zona più panoramica del
centro storico.
Da qualche anno aveva un'assidua richiesta al mio impegno culturale: «Luigi,
devi scrivere tutta la storia del paese. Mi raccomando. Ci tengo a leggerla prima dei miei
giorni!»
Risposi, arrossando forse visibilmente ai suoi occhi lucidi di sincera attesa, e con un certo imbarazzo:
«Pietro, è nel desiderio di tanti lettori, anche di chi potrebbe scriverne,
chissà un giorno,
una versione attendibile e criticamente documentabile di fonti archivistiche. Essendo un impegno, quindi, assai energico, non credo ci
sia una previsione a breve o che sia, comunque, un libro alla mia portata nella
stesura culturale», la mia introversa desistenza.
«Tu puoi farlo!»,
l’insistente esortazione di Pietro.
Forse, avevo ragione io, almeno questa volta,
carissimo amico Pietro.
L’ultimo incontro personale con lui è del 27 maggio scorso, sulla nostra solita
panchina di quartiere, nell'inconsapevole congedo narrato con l’articolo del blog pubblicato il giorno dopo “Si
è spento Antonino Di Cesare, lo scrittore guglionesano dell'opera "Dal Dialetto
Molisano alla Lingua italiana"”.
Avrei voluto incrociarlo ancora, ma, per farlo, ho atteso eccessivamente il
prossimo mese per salutarlo con un: «Pietro, 11 luglio!».
Dalla profonda devozione francescana, Pietro Di Cesare ha accesso un riflesso
dell'umiltà cristiana nelle opere diocesane della Misericordia, frutti tra i quali
– il villaggio Laudato Si'
– il
cielo ne accoglierà l’abbraccio eterno.
Ciao, carissimo Pietro.