2/5/2023 ● Caro direttore
L’economia circolare: verso un’ecologia della mente
In un recente passato è stato persistente l’attenzione di FPW per le
emissioni di particolato derivante dalla combustione della legna soprattutto nel
centro storico (in genere le nuove abitazioni non hanno un camino!) all’interno
delle poche case guglionesane che ancora ne fanno uso. A monito della funzione
inquinante della combustione di legna ( una biomassa di recente stoccaggio,
naturale e non fossile) nell’articolo dedicato svettava un comignolo di antica
fattura .
Essendo io stato testimone della transizione che ha portato dall’uso, un tempo
abitudinario , della legna da ardere nel camino ai combustibili fossili
utilizzati oggi nelle recenti tecnologiche caldaie a combustione siano essi : a
metano, GPL o a gasolio, qui poco importa .La quasi totale sostituzione di
biomasse con combustibili fossili mi consente di avviare una riflessione, spero
un po’ più ampia in merito. Un discorso a parte merita il pellet oggi anche da
noi largamente in uso ( il 21 % delle famiglie italiane lo utilizza come
combustibile) per alimentare caldaie “ simil-camino” con alcuni inconvenienti di
quest’ultime concernenti il prezzo e la provenienza del combustibile ( in genere
i paesi dell’Est europeo). Come d’ altronde un discorso a parte merita il
consumo di energia nobile ,qual è l’energia elettrica , utilizzata per produrre
calore. Dal punto di vista della fisica dell’energia non c’è cosa più stupida
del generare energia elettrica utilizzando combustibili fossili per poi
riconvertire a caro prezzo l’energia elettrica in energia degradata qual è il
calore, specie quando viene utilizzato per il riscaldamento degli ambienti di
vita . Come allo stesso tempo un discorso a parte meriterebbe la produzione di
energia elettrica derivante dall’eolico, dal fotovoltaico , da biomasse .
Al riguardo Il nostro “povero” Molise è di recente diventata una regione
all’avanguardia nella produzione di energia da fonti rinnovabili posto che
genera il triplo dell’energia rispetto ad un terzo dell’energia elettrica che
consumiamo nella nostra regione ; l’eccedenza prodotta da fonti rinnovabili
installate nella regione , così come avviene per le acque accumulate nelle
nostre dighe, la cediamo alle altre regioni PIU’ POVERE . Ma a parte queste
premesse , mi preme ritornare al titolo ,ovvero a quella piccola parte di
economia circolare ( legna per l’ autoconsumo in passato tuttavia rilevante per
l’economia energetica della nostra comunità ) che utilizzava e in modo residuale
ancora usa gli scarti derivanti della potatura , soprattutto degli ulivi , per
ricavarne legna da ardere per alimentare stufe, caminetti, camini in grado di
bruciare biomasse . Intanto richiamo l’ economia circolare oggi così in voga
nelle teorizzazioni degli economisti poiché la produzione che deriva dalle
biomasse coltivate in passato veniva bruciato nei focolari domestici o veniva
incendiato, a perdere sul campo , all’aria aperta , ma pur sempre in loco . E ,
soprattutto con la produzione ed il consumo degli scarti della potatura quando
si stabilisce un ciclo virtuoso si ripropone l’autoconsumo degli stessi
generalmente di anno in anno a chilometro zero . In merito il nostro territorio
molisano a macchia di leopardo , ma in modo diffuso annovera molti oliveti (
circa 13.000 ha, di cui il 30% a “nsert”) , alcuni secolari e di pregio : ed è
in larga parte dalla potatura degli ulivi che le famiglie hanno tratto in
passato e in modo residuale traggono ancora oggi parte della legna da ardere.
La potatura che genera cascami legnosi anche importanti in genere non arreca
alcun danno alla pianta , al contrario la rinvigorisce e, per tale tecnica ,
riferita alla potatura degli ulivi, era ed è tuttora valido il proverbio “ fammi
povero che ti farò ricco “ : non lo spiego poiché il significato si commenta da
sé . In passato era facile prevedere l’utilizzo della legna da ardere per l’autoconsumo
: serviva per alimentare il fuoco nel focolare domestico . E , anche dei rami
più piccoli se ne facevano fascine che in genere venivano utilizzate per
facilitare all’accensione del camino e in tal modo alimentare la combustione
della legna . Al riguardo , ricordo che da adolescenti durante la settimana
Santa nel periodo pasquale ci si inoltrava nei sentieri di campagna in cerca di
fascine da ardere e laddove c’erano dei mucchi accatastati, autorizzati o in
modo ladronesco a gruppi gli intraprendenti ragazzi del paese tollerati dai
proprietari dei fondi si procuravano le fascine da ardere la sera del venerdì
Santo, accatastandole in alte pire pronte ad essere incendiate quando al venerd’
della Passione al passaggio della processione serale si accendevano i fuochi
negli slarghi di alcuni quartieri del paese .
Ora gli scarti leggeri del fogliame e talvolta anche la legna dopo la potatura
vengono accatastati a formare una grande pira che con solerzia viene incendiata
sul campo per far pulizia sul terreno dell’uliveto e, spesso, per facilitarne la
combustione della potatura ancora verde ci si sversa su il gasolio e in poco
tempo dell’ originaria catasta resta solo un mucchio di cenere fumante.
La legna un tempo serviva per svernare e riscaldare le persone e i fumi ,
convogliati nei camini dall’alto dei comignoli si disperdevano quasi innocui
lentamente nell‘ambiente aereo più vasto .Oggi ,in genere , i cascami della
potatura vengono ugualmente combusti , ma giocoforza le immense calorie
sprigionate si concentrano localmente in un tempo ristretto rispetto alla
dispersione lenta e metodica del camino domestico del passato , pertanto ,la
stessa biomassa utilizzata nella parte legnosa per generare calore utile oggi ,
generalmente viene combusta all’aperto , in campagna senza generare alcuna a
utilità . Ed a casa ormai si riscaldano gli ambienti in genere bruciando il
metano . Non ci si sporca più con la fuliggine e soprattutto né gli abiti e né i
capelli hanno più l’odore acre del fumo .
Ho volutamente messo a confronto l’energia calorica sprigionata quasi “ gratis
“dalle biomasse rinnovabili degli scarti della potatura con i combustibili
fossili il cui consumo tassato paghiamo in bolletta . tra le due tipologie di
combustione oltre alla ragguardevole differenza di costo unitario c’è ovviamente
anche una ricaduta ecologica degli scarti della potatura rispetto al consumo di
metano, al GPL … poiché la combustione della legna oltre al particolato a PM
variabile non produce altre sostanze tossiche poiché le temperature
relativamente modeste non consentono la formazione dei temibili NOx e dei
composti gassosi irritanti dello zolfo che invece possono essere prodotti dalla
combustione di gas che inevitabilmente contengono impurità e fanno combinare con
l’ossigeno l’azoto atmosferico .
Dopo la combustione delle biomasse , che la stessa avvenga in un camino o
all’aria aperta resta come residuo la cenere . E sulla cenere è qui il caso di
fare qualche considerazione poiché la sua composizione se , integrata con i
concimi ed altri microelementi guarda caso è proprio la stessa che è utile per
dare vigore alla pianta poiché proprio nelle proporzioni il residuo grosso modo
corrisponde con l’integrazione di nitrato di ammonio alle proporzioni minerali
di cui abbisogna la pianta .
La sua composizione chimica è variabile e dipende dall’età della pianta dal tipo
di terreno… comunque la cenere di olivo residua : Calcio ( CaO circa al 40% ),
Potassio ( K2 O al 5-35%),Magnesio (MgO all’1,3-16 % ) , Fosforo( P2O5 1,3-20%)
E ,se la cenere derivante dalle biomasse combuste viene ben distribuita nella
quantità di 150 grammi per metro quadro nell’area di proiezione della chioma sul
terreno che è similare a quella di espansione ipogea delle radici il suo
assorbimento, favorito dalla pioggia, è in gran parte assicurato.
Ma le ceneri della combustione per analogia rimandano anche al vissuto degli
umani e vengono richiamate ogni anno nel mercoledì delle ceneri : la citazione
liturgica mutuata dalla Genesi “ Polvere sei e polvere ridiventerai” esemplifica
con limpida chiarezza il nostro destino biologico finalistico , ma c’è uno
slittamento semantico nel suo significato poiché la polvere più realisticamente
è traslato in “cenere “ , tant’è che nelle urne funerarie dopo la cremazione (
si fa per dire : il corpo dell ‘estinto viene combusto ) si raccolgono in un
urna le ceneri del defunto . Ed è con la cenere che il sacerdote officiante (
derivante dalla combustione delle palme di olivo benedette la Domenica delle
Palme dell‘anno precedente , ma sarà così?) cosparge il capo dei fedeli .
L’adattamento semantico per essere dal punto di vista antropologico più
pregnante e rispondente ( anche se macabro) imporrebbe nel rispetto del detto
biblico che le ceneri cosparse avessero una natura umana , ma nella pratica
liturgica è accettabile anche un surrogato delle stesse. In fondo le palme di
olivo oltre ad ‘auspicare dal punto di vista simbolico la pacificazione delle
coscienze derivano da piante che di diritto appartengono all’ecosistema Terra ed
è solo il rivolgere l’attenzione dell’uomo verso un ecologia sistemica più
inclusiva che può aprire la mente ad una visione ecologica più vasta della vita.