19/3/2023 ● Cultura
La delega “alla Cultura” in Giunta, nell’esecutivo municipale
DA DOVE SI RIPARTE?
Impegnarsi affinché in avvenire si consideri anche al centro
dell'esecutivo municipale la priorità “alla Cultura”, essendo in qualche modo la delega
della rappresentanza civica essenziale per altre missioni connesse.
È un po’ come se non fosse indicato il Ministro della Cultura nel
Consiglio dei Ministri, cioè con un esercizio di tale Ministero, così
essenziale e rappresentativo per l’identità dell'Italia e degli italiani,
affidato fuori dall'esecutivo.
A proposito, perché si dice (e si scrive) Ministro/a della Cultura
mentre, a livello periferico (regionale e comunale), è consuetudine
Assessore/a alla Cultura? Curiosità estetica e sinottica di crociana
dottrina: Un'aspirazione chiusa nel giro di una interpretazione, ecco l'arte”
[B. C.].
...DA DENTRO L’ESECUTIVO MUNICIPALE
Assunto spesso da docenti che insegnano, o hanno
insegnato, nell’ambito della formazione giovanile e dell’istruzione scolastica, secondo la cronaca storica delle variopinte Giunte municipali
l’Assessorato alla Cultura effettivamente è quasi sempre stato incardinato nel
mandato puntuale di un Assessore/a della Giunta municipale, per un'opportuna
vocazione alla sensibilizzazione (interna ed esterna al contesto della
rappresentanza civica) del patrimonio storico-artistico, popolare,
antropologico, urbanistico e paesaggistico da parte delle aggregazioni
politiche e civiche elette nell’Amministrazione pubblica, attribuendo “alla
Cultura” un ruolo strategico all'interno dell’organo esecutivo al quale
compete la funzione di attuazione delle scelte e delle decisioni.
In avvenire, alla ricerca di un equilibrio di rappresentanza per
l'attribuzione delle deleghe assessorili – con criteri spesso basati sulla
quantità (ossia dei voti di preferenza) anziché sulla sensibilità (ossia
delle esperienze coinvolte per una certa competenza pregressa) –,
qualora si rilevasse la carenza e, dunque, l'esigenza di disponibilità, si consideri pure il Sindaco come custode della delega in Giunta,
costituendo il Primo Cittadino della Comunità un riferimento inclusivo
per una delega tanto rappresentativa dell'intera collettività, benché alquanto
impegnativa in un contesto quale la Cultura (appunto).
A supporto di evanescenti condivisioni nel coinvolgimento effettivo
della Cittadinanza attiva, in un’epoca lacunosa di remote consulte
municipali, di utopiche e infrante istituzioni comunali e di “Maggioranze
assai relative”, sempre più rappresentative tra il “sé stesso” e (forse!) il
non oltre 15%-35% della popolazione votante – astensionismo docet! –,
la continuità amministrativa di deleghe strategiche preserva
autorevolezza civica e politica all’Assessorato relativo in ogni esecutivo
municipale, evitando i disagi degli assessorati senza assessori in
Giunta, per quanto ogni impegno assunto – anche a livello personale –
possa essere apprezzabilmente svolto al massimo dell’onestà intellettuale e con
estrema diligenza culturale.
…DALLA CULTURA AMMINISTRATIVA
Si valutino, culturalmente anche nelle maggioranze elettive e soprattutto in
quelle variabili, Consiglieri comunali senza la “condizione” della delega
strategica fuori dall’esecutivo – calibrando il peso elettorale
compatibilmente con la graduatoria degli eletti (in base ai voti di preferenza
espressi dall'elettorato) quale collante di
garanzia per l'eventuale tenuta dell’esecutivo –, preservando all'attitudine
del “Consigliere di Maggioranza” quella libertà prioritaria e (re)attiva nella
complicità di un’azione amministrativa vincolata al mandato popolare, una
consapevolezza attenta e dedita a migliorare, a consolidare e a controllare ogni
determinazione dell’esecutivo municipale, priva dell'esitazione di una
responsabilità limitata all’ombra di una delega quale appendice della Giunta.
Anche dall'aspirazione crociana per la Cultura amministrativa e
per la consapevolezza dei rispettivi mandati elettivi si commisura l'interpretazione
dei livelli di potenzialità e di sensibilità in una rappresentanza civica.