6/3/2023 ● Cultura
Guglionesi nel XX secolo (Gizzi-Lemme): "Gli anni della guerra (1940-45)"
Caro Luigi,
ti invio il capitolo riguardante alcune delle vicende accadute nel nostro paese
durante il periodo bellico della Seconda guerra (la minuscola è voluta) Mondiale
che sicuramente non sarà completo. Qualcuno sicuramente potrà arricchire i
racconti con conoscenze proprie e ricordi personali e o familiari e, spero
vivamente, che questo qualcuno condivida i suoi rammenti con noi. Ti dico questo
perchè almeno due persone mi hanno cercato per raccontarmi vicende accadute in
ambito loro familiare e personale che arricchiscono gli scritti già pubblicati e
che cercheremo di raccontare e condividere con tutti voi e noi.
Cari saluti e
mille ringraziamenti per la stima, l'affetto e l'interesse mostrato a te e a
tutti i tuoi lettori/navigatori
Antonio Gizzi
---
Guglionesi nel XX secolo (Gizzi-Lemme)
GLI ANNI DELLA GUERRA (1940–45)
La seconda guerra mondiale scoppiata il 10 Ottobre 1940 rappresentò anche per i
guglionesani, oltre alla drammaticità intuitiva dell’evento, un’altra occasione
per cercare altrove il “posto al sole” che potesse rappresentare un progresso
delle loro condizioni di vita. Partirono in tanti e molti, come nel lontano 1915
– 18, non tornarono più.
Ma la guerra, quella voluta del Fascismo, questa volta stava per giungere anche
sul suolo di Italia. Dopo le sconfitte d’Africa, Grecia e Russia, stavano per
giungere tempi difficili anche per noi. Il giorno che segnò l’inizio della
svolta decisiva, si ebbe il 25 Luglio 1943: Guglionesi, come del resto tutta
l’Italia, fu trovata impreparata da eventi imprevisti e imprevedibili che si
erano scatenati e che stavano accadendo e in realtà solo dopo la catastrofe del
8 Settembre 1943 l’eco per celebrare il trionfo della riconquistata libertà si
avvertì anche da noi a Guglionesi.
Dopo lo sbarco delle truppe anglo – americane in Sicilia, la caduta del
Fascismo, l’armistizio chiesto dall’Italia alle potenze alleate e la successiva
dichiarazione di guerra alla Germania da parte dell’Italia, le truppe tedesche
che stanziavano nella nostra penisola iniziarono la ritirata verso il Nord con
il proposito, però, di contrastare e ritardare il più possibile l’avanzata
alleata.
Abbandonato il Tavoliere pugliese, poco adatto ad azioni di difesa, i tedeschi
cominciarono ad attestarsi nelle vicine colline del Molise, in modo particolare
sull’altura di Guglionesi. Qui i Tedeschi si fermarono con l’intento di
organizzare una linea di resistenza. Nella villa Acciaro venne ad insediarsi il
quartier generale tedesco, i cui soldati incominciarono a spadroneggiare e a
rendersi responsabili di atti di violenza. Molti guglionesani abbandonarono il
paese, pensando di trovare maggior riparo nella campagna, ma non fu così perché
i Tedeschi per procurarsi le vettovaglie perlustrarono le campagne razziando
tutto quello che si presentava loro dinanzi in particolar modo gli animali da
cortile. Fu durante una di queste azioni di scorrerie che furono barbaramente
trucidati Antonio ed Elena Salvatorelli.
Il 3 Ottobre 1943 dall’Adriatico incominciò un incessante cannoneggiamento da
parte di alcune unità della Marina americana. Subito dopo, nei pressi di
Termoli, unità da sbarco con mezzi corazzati scesero a terra e si diressero
verso il nostro paese nel quale entrarono il 9 ottobre. Nella parte
pianeggiante, in contrada Chiancate, ai piedi del paese, ci fu uno scontro fra
truppe tedesche contro truppe alleate. Queste ebbero la meglio e sul campo dopo
la battaglia, rimasero molti carri armati tedeschi fuori uso. A questa
operazione presero parte anche aerei alleati con il compito di inseguire e
colpire colonne tedesche in ritirata dalla pianura pugliese verso il Nord.
Durante una di queste azioni aeree si verificò l’episodio più tragico del
passaggio della guerra nel nostro Paese: i tedeschi prima di abbandonare
Guglionesi, il 6 ottobre, misero a disposizione della popolazione un deposito
per l’ammasso di olio nei pressi dell’attuale Cinema teatro Fulvio, consentendo
la popolazione a rifornirsene. Una numerosa folla si accalcò davanti al deposito
con recipienti e oggetti utili all’approvvigionamento. Proprio in quel momento,
però, una squadriglia di aerei alleati solcò il nostro cielo e iniziò un
bombardamento. Fu una scena spaventosa: i morti si contarono a diverse decine:
sparsi lungo il viale Margherita si potevano notare corpi dilaniati e straziati
dagli spezzoni incendiari. Fu colpita anche la villa Acciaro dove aveva sede il
Comando Generale tedesco e anche il Comandante tedesco trovò la morte in questo
episodio di guerra e il suo corpo fu sepolto nell’aiuola antistante la villa
stessa. La morte del Comandante senza la possibilità di un a sua sostituzione,
fu forse per noi una fortuna in quanto i Tedeschi, sbandati e senza direttive,
abbandonarono il Paese e si diressero verso il paese dii Montecilfone. Si seppe
in seguito che Guglionesi doveva rappresentare la prima linea di resistenza e
che a causa di questi avvenimenti, la linea fu spostata a Lanciano e Ortona dove
il fronte rimase fermo per parecchi mesi. I guglionesani intanto, partiti i
Tedeschi, cominciarono a sventolare lenzuola bianche dai tetti e dai palazzi più
alti per avvisare gli Alleati, che nel frattempo continuavano a cannoneggiare
dal mare, che il paese era stato abbandonato dai tedeschi. Dovevano trascorrere
altri due giorni e solo il 9 Ottobre le prime avanguardie alleate giunsero in
paese, con un’avanzata lenta e circospetta che generò nella popolazione non poca
ilarità.
Tutti uscirono dalle case e si portarono nelle strade ad accogliere e
festeggiare l’arrivo dei liberatori ma improvvisamente iniziò un nuovo
cannoneggiamento questa volta da parte tedesca durante la quale trovarono la
morte alcuni soldati alleati ed altri cittadini che erano usciti dai rifugi per
unirsi a loro. Furono giorni terribili difficile da dimenticare!
Molti sono gli episodi del passaggio della seconda guerra mondiale a Guglionesi
alcuni di essi davvero toccanti e strappalacrime che si sentono ancora oggi
ricordare e raccontare da protagonisti e testimoni. Uno di essi, però, merita di
essere ancor più ricordato e raccontato e che dimostra con quale anticipo il
coraggio e il valore di un nostro giovane concittadino che durante la guerra di
liberazione, per un atto di grande eroismo, meritò la medaglia prima d’Argento,
poi d’Oro al valor militare.
Durante i bombardamenti su Guglionesi da parte della Marina alleata, alcuni
amici si trovavano nascosti in un rifugio verso il “rione Le Mura”. Quei giovani
erano digiuni da qualche giorno e, per procurarsi qualche cosa da mangiare
decisero di compiere una sortita anche se era ancora in atto il bombardamento.
Incuranti delle granate che cadevano incessantemente sull’abitato, giunsero in
prossimità del “Portello”. Qui si imbatterono in alcuni soldati inglesi che
riparati dietro un muretto, cercavano di piazzare una grossa mitragliatrice per
snidare i Tedeschi i quali, dalla sottostante vallata nella tenuta di Amedeo
Giordano, nascosti tra due biche di paglia, bombardavano la sommità del colle
con un mortaio.
I giovani guglionesani si fermarono ad osservare le manovre dei soldati Inglesi
a dir poco inconcludenti quando uno di essi, Giorgio De Sanctis, spazientito per
la flemma dei soldati inglesi che invece di piazzare la mitragliatrice pensavano
a bere il the e a fumare, improvvisamente si avvicinò a questi intimando loro di
consegnargli la mitragliatrice che da solo riuscì a piazzare tanto che, dopo
aver individuato il punto da cui partivano i colpi di mortaio, aprì un tale
fuoco che dopo qualche minuto non si sentì più sparare. Anche un soldato
tedesco, l’unico forse scampato alle raffiche della mitragliatrice del De
Sanctis e che fuggiva nelle campagne verso Montecilfone, fu raggiunto da un
preciso colpo proprio sul ciglio della strada. L’autore di questo atto di
eroismo, Giorgio De Sanctis, fu molto festeggiato dai soldati Inglesi e condotto
con loro al Comando Inglese dove il Maggiore, che parlava molto bene l’Italiano,
si complimentò con lui per l’atto di eroismo invitandolo ad arruolarsi insieme
agli altri amici nell’ 8^ Armata. I giovani si scusarono fermamente ma
cortesemente di non poter accettare l’invito qualificandosi come Ufficiali
dell’Esercito italiano. Infatti Giorgio De Sanctis, Ufficiale in Servizio
permanente Effettivo, subito dopo raggiunse Roma dove si presentò al Comando e
col suo Reparto fu aggregato alla 5^ Armata americana che operava sul fronte del
Tirreno, dove compì atti di valore per i quali fu insignito di medaglia prima
d’Argento, poi d’Oro. E’ proprio vero che “buon sangue non mente”.
Questo nostro valoroso concittadino altri non era che il pronipote di un altro
ardente e coraggioso patriota del nostro Risorgimento, Giacomo De Sanctis, il
quale fece parlare tanto di sé per l’amor di Patria e per gli elevati sentimenti
di libertà durante la tirannia borbonica nel Regno di Napoli e nel successivo
periodo delle imprese di Garibaldi.
Tornando agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale, per tutto il tempo che
la prima linea del fronte restò ferma a Lanciano e Ortona, si videro arrivare
qui da noi soldati di ogni razza: Inglesi, Australiani, Scozzesi, Canadesi,
Coreani e Africani di varie etnie. Subito nacque un sentimento di reciproca
comprensione dimostrando, i soldati, un grande senso di responsabilità ed
esempio di civiltà. Ad eccezione di qualche increscioso episodio dovuto ad
ubriachezza, essi si comportarono sempre molto bene risultando di grande aiuto
per la popolazione che soffriva i disagi della guerra. Ogni pomeriggio, dinanzi
alla Chiesa Madre, nella piazza antistante ad essa, si poteva assistere al
cambio della guardia delle truppe scozzesi con la loro caratteristica divisa con
gonnellino, fanfara e cornamuse.
L’8^ Armata si installò nel nostro Paese verso Natale 1944 e la popolazione ebbe
modo di conoscere il Comandante in Capo dell’8^ armata, il Generale Montgomery
come pure il Comandante Civile Major Town, che si installò nel Palazzo De Socio
essendo passata l’Amministrazione Civile nelle mani del Governo Militare Alleato
(AMGOT). Il nostro mastodontico Edificio scolastico fu requisito e adibito a
Carcere militare: le sue aule furono divise in tante piccole celle per contenere
i moltissimi prigionieri che in esso erano rinchiusi. L’edificio fu ridotto in
uno stato veramente pietoso e le suppellettili furono distrutte e quando, alla
fine della guerra, fu riconsegnato alle Autorità italiane, passò molto tempo
prima che potesse essere rimesso in grado di essere destinato alla sua naturale
funzione. Le scuole, pertanto, per buona parte del periodo bellico, rimasero
chiuse alle attività didattiche e solo dopo qualche anno, furono riaperte ma
sistemate un po’ ovunque nelle case private.
Per alleviare la disoccupazione il Governo Militare Alleato arruolò squadre di
lavoratori volontari nelle retrovie del fronte, ed il salario (50 lire al
giorno) veniva corrisposto con una speciale moneta, AM-LIRA, coniata apposta per
tale servizio. Non era un gran ché ma in quei tempi così difficili sembrava
molto!
Terminate le ostilità, nel Maggio 1944, si poté constatare che con la guerra era
passata col suo rullo compressore anche nelle nostre contrade causando seri
danni: case distrutte o danneggiate, morti e feriti. Molti furono coloro che
mano a mano poterono tornare in Paese, reduci della prigionia in terre lontane.
Tanti non fecero mai più ritorno essendo caduti nelle battaglie in varie
campagne di guerra. Un periodo nuovo stava per incominciare: quello della
ricostruzione morale e materiale.
Scorcio del Viale Margherita datato 3 Settembre 1933 con Villa Acciaro