4/1/2023 ● Cultura
“Rinuncia di Benedetto XVI”: la medaglia in mostra a Tokyo
La mattina, 31 dicembre 2022, notando don Stefano Chimisso, il giovane
parroco di Guglionesi, nei pressi dei giardini pubblici di Castellara,
contornato da alcuni amici, mi sono avvicinato, semplicemente, per salutarlo.
Subito dopo mi ha chiesto se la medaglia della “Rinuncia” al Pontificato di
papa Benedetto XVI, di cui vide la foto, era ancora a Tokyo, sede della
XXXVI Mostra internazionale della Fidem (la Federazione internazionale della
medaglia d’arte).
Ho risposto che doveva essermi ancora riconsegnata, mentre il catalogo, già
prenotato, avrei dovuto ancora chiederlo, più che altro per vederne la resa
grafica e per poter apprezzare quelle presentate dai medaglisti delle varie
nazioni. Mostra e congresso che, a causa della pandemia generata dal Covid-19,
slittarono dal dicembre del 2020, allo stesso mese dell’anno dopo.
Specificato ciò, il Parroco mi ha annunciato che il papa emerito, Benedetto XVI,
era morto alle ore 9,34 di quel 31 dicembre 2022, notizia di cui ero
completamente all’oscuro.
Poco dopo Antonio Mammarella, mi ha chiesto: “…Non hai sentito le campane?”
e, continuando: “…Prima pochi rintocchi lenti d'avvio”, malinconici, come
quelli d’uso
nei funerali, quando si saluta una persona cara, “… Poi la campana grande di
sant’Adamo, ha suonato a distesa” per circa 10 minuti.
Ma tutto questo, purtroppo, non l’avevo percepito se non, forse, collegandolo ad
un probabile rito matrimoniale.
Vista la circostanza, non avendolo fatto prima, mi sono affrettato a digitare il
presente articolo, integrandolo con la descrizione più estesa che volli inviare
alla Delegata per l’Italia: Silvana Balbi De Caro, al fine di spiegarle meglio i
numerosi simboli, quasi nascosti nel lavoro plastico, visto che avrebbe dovuto
presentare, nel catalogo, i medaglisti italiani.
Infatti, quella che inviai nelle schede (anche in Inglese), era in forma troppo
succinta, visto il numero obbligatorio di battute che veniva richiesto.
A differenza della precedente mostra, tenuta ad Ottawa, in Canada, che si tenne
nel 2018, dove il tema prefissato era “La donna”, quella di Tokyo era a tema
libero.
Riemerse allora, d’istinto, la necessità di rappresentare la “Rinuncia di
Benedetto XVI”, avvenimento che mi aveva colpito.
In quell’anno, mentre in ambito politico veniva ribadito, quasi ossessivamente:
“…Non mi dimetto”, il penultimo successore di San Pietro, invece, lo
faceva semplicemente e con grande umiltà, rinunciando così al Pontificato.
Ma come rappresentare la “Rinuncia”, annunciata d’improvviso, in maniera quasi
“raggelante”, “spiazzante”?
Solo il suo segretario sapeva!
E come rappresentare il “distacco”? Con quel saluto commovente a braccia
sollevate?
Come farla con l’informe plastilina, con i suoi grumi, che all’inizio forma
estetica non
ha?
Certo, la formazione specifica mi è stata di grande aiuto, sia quella
all’Accademia di belle arti di Roma (corso di Scultura, con il maestro Emilio
Greco), sia quella alla Scuola dell’arte della medaglia, dell’Istituto
poligrafico e Zecca dello Stato, a Roma, (con la prof.ssa Laura Cretara).
La pratica e l’esperienza acquisita, generata dalla partecipazione a mostre e concorsi,
hanno poi affinato e reso più sicura la tecnica di esecuzione.
Procedure ed esperienze che ho cercato di trasmettere anche agli allievi delle
diverse scuole ad indirizzo artistico (gli Istituti statali d’arte di Vittorio
Veneto, Trento, Rovereto, Pozza di Fassa, Cortina d’Ampezzo, Cencenighe Agordino
e i Licei artistici statali di Treviso e Udine). Ogni tanto portavo a scuola la
medaglia in formazione, al fine di rendere partecipi gli studenti, svelando
tecniche e confidando intuizioni, problemi e soluzioni, vista l’attinenza con la
materia d’insegnamento: Discipline plastiche e scultoree.
Una modellazione in itinere che prendendo forma poco per volta si modificava
continuamente a causa dell’insoddisfazione e della eccessiva morbidezza della
plastilina grigia.
Come modulare piani e volumi?
Come trattare le superfici, ora lisce e spigolose, ora ondulate, mosse e
texturizzate?
Come rappresentarle nella medaglia dove anche il colore è assente, se non quello
del bronzo e delle sue patine?
Il procedimento
La prima cosa da fare era trovare la necessaria documentazione.
Fornitomi del necessario, ho subito tracciato i primi schizzi, per fissare
quelle intuizioni e verificarne l’efficacia, anche a livello di equilibrio
compositivo, decidendo così di rappresentare le due scene.
La medaglia, come ogni altra opera d’arte, all’inizio non esiste, essendo
presente solo nella mente dell’artista.
Si fissa poi sulla carta tramite schizzi. Con il chiaroscuro a matita (luce e
ombre) l’opera assume un aspetto illusoriamente tridimensionale visto che, nel
disegno, il volume è assente.
Poi mi sono subito messo all’opera, vista anche la scadenza.
Schiacciata e spianata la plastilina, eliminata l’eccedenza con un apposito
compasso e incise le linee essenziali del disegno, ho ottenuto un sommario
graffito dall’aspetto piuttosto piatto.
Ma è solo aggiungendo il materiale plasmabile, all’interno delle linee
essenziali che si giunge, poco per volta, all’opera finale, facendo uso delle
dita e degli appositi attrezzi: stecchi, spatoline metalliche flessibili,
mirette e attrezzi per l’incisione.
Quando si è soddisfatti non resta che effettuare il calco con il gesso.
Infatti, cosa puoi fartene di un rilievo circolare modellato in plastilina, che
non si essicca mai?
Fosse stato in argilla, si sarebbe potuto almeno lasciarlo essiccare e cuocere in un forno per
ceramica, per la trasformazione in terracotta!
Ma questa volta venivano accettate solo opere in metallo.
Dopo la modellazione, per ottenere il negativo in incavo, era necessario il calco
in gesso, seguita dalla realizzazione delle scritte previste in rilievo, prima disegnate
su carta lucida.
Attraverso il ritocco, eliminando anche le sporgenze in “sottosquadra”, al di
sotto dei 90°, che potevano incastrarle, utilizzando preventivamente l’isolante
e il distaccante, si poteva ottenere finalmente il positivo in rilievo, ricavabile
dal negativo in incavo.
Staccate le due parti tutto divenne in rilievo.
A questo punto occorreva, realizzare anche le scritte previste in incavo,
effettuare tutti i ritocchi necessari, eliminare il bordo di sicurezza e
restaurare le parti danneggiate o lacunose, dovute alla presenza di bolle
d’aria.
Nella fonderia artistica, finalmente è stata fatta la fusione, seguita dalla
finitura e dalla realizzazione della patina, al fine di mettere in risalto le
parti superficiali, quasi dorate, che si contrastano con il fondo più scuro.
Ma, in questa medaglia monoface, dal diametro di mm 150, come sono state
rappresentare le due distinte scene?
Descrizione della medaglia e dei simboli
In basso il Papa Benedetto XVI depone le chiavi simboliche (le chiavi del regno
dei Cieli) e una interpretazione del pallio (la striscia di lana, simboleggiante
la pecora posta sulle spalle del Buon pastore, mentre le croci rosse o nere su
cui si innestano tre chiodi, rimandano alle piaghe di Cristo).
Gesto che ricorda quello già fatto dal Pontefice sull’urna del santo papa
molisano, Celestino V, nel suo viaggio a L’Aquila, del 28 aprile 2009.
Quasi un presagio!
La tiara o triregno, assente per la prima volta anche dal suo stemma (visto
l’abbandono del rito dell’incoronazione) è sostituito dalla mitra del Vescovo di
Roma che, per continuità storica, mantiene le tre fasce.
In alto, invece, ho raffigurato il gesto commovente del saluto da parte del
Pontefice, corrisposto dai fedeli dei quali si distinguono solo le impronte
delle mani. Quasi un ricordo!
La cupola di San Pietro che circonda il Papa (evocata e rappresentata in incavo),
indica sia la sede per esercitare il Ministero petrino, sia il luogo della rinuncia e del saluto.
Infatti la cupola, come accertato dall'indagine archeologica e dallo studio epigrafico,
nella nuova basilica (ricordandolo bene), sorge proprio sulla tomba dell'apostolo
Pietro, sovrastata nel tempo dai vari altari, dal nuovo enorme e sontuoso
baldacchino in bronzo, di Gian Lorenzo Bernini e dalla cupola michelangiolesca.
Il baldacchino bronzeo sostituisce quello in marmo della stessa foggia, con
colonne tortili decorate, sistemate nei pressi sui due balconi. Ulteriore
testimonianza che la storia non si cancella.
La concavità della cupola, quasi absidale, in qualche modo lo avvolge, lo ingloba e
lo isola, alludendo già al ritiro di Papa Benedetto XVI nel monastero “Mater
Ecclesiae”: “… Nel recinto di San Pietro”, per dedicarsi allo studio e
alla preghiera.
D’altronde il nome stesso, scelto per il Pontificato: Benedetto, rimanda al
fondatore del monachesimo benedettino.
Per questi motivi, a mio parere, la cupola doveva essere necessariamente
rappresentata in incavo.
Continuando a descrivere, tutta la parte centrale della medaglia e l’interno
della cupola sono resi con il fondo liscio. Infatti, mentre modellavo, pensai di
rappresentare il Papa distaccato, come nel vuoto, a simboleggiare la "sorpresa" al
raggelante annuncio. Le ruvidità, poste alle estremità alludono, invece, ai
"problemi" immaginati.
L’onda/drappo indica: "sconvolgimento" e accoglie i dati riferiti al Pontificato:
PAPA BENEDETTO XVI - 265° SUCCESSORE DI S. PIETRO - 19.4.2005 - 28.2.2013
e lo stemma.
D’altronde non trovavo altro spazio vista la grande quantità di scritte da
inserire.
La cupola, la sua figura e l’onda sono posti verticalmente. La scritta
distanziata: R I N U N C I A solca orizzontalmente il Pontefice formando una
croce (cosa, forse, poco percepibile).
Intorno, le parole pronunciate dal Papa in quei giorni: NON ABBANDONO LA
CROCE MA RESTO IN MODO NUOVO PRESSO IL SIGNORE CROCIFISSO (realizzate in
rilievo nella parte bassa e in incavo nella parte rialzata).
In basso a sinistra ho posto i dati riferiti all’autore: F. Paolone e l’anno:
2019.
Quando don Stefano ne vide la foto, integrata dalla descrizione a voce, egli
sottolineò anche l’importanza di presentare in Giappone, nel centrale Museo di Tokyo
“Hyakudan Kaidan” una medaglia che in qualche modo riconduce al Cristianesimo.
È in quell’occasione che mi fece vedere una foto dove egli, studente di "Diritto
canonico" presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma,
prestò servizio con un altro collega, ai primi vespri della solennità della
Madre di Dio, con l'Adorazione eucaristica e il canto del “Te Deum”, il 31 dicembre 2010, officiata dal papa
Benedetto XVI che: “…Aveva uno sguardo penetrante!”.
Il Parroco (che ringrazio per le foto divulgate per l’occasione) intanto, era
andato a trovarlo anche dopo la “Rinuncia”.
Inoltre, all’inizio del 2020, poco prima della “chiusura” per la pandemia, mi
telefonò per annunciarmi la sua intenzione di voler donare al Papa emerito una
copia della medaglia che avremmo dovuto portare personalmente in Vaticano, se la
sua salute lo avesse permesso.
Ma la pandemia ha reso nulla questa intenzione, per la quale avrei effettuato
anche alcuni perfezionamenti dovuti alla fretta per la scadenza e reso più
riconoscibile il pallio.
Esattamente dodici anni dopo i primi vespri e il “Te Deum” del 31 dicembre
2010, officiati in San Pietro, nella mattina del 31 dicembre 2022, il Papa
emerito cessava di vivere.
In Santa Maria Maggiore in Guglionesi, nello stesso giorno, durante l’omelia
comprendente, tra l’altro, l’elencazione dei defunti dell’anno che si è chiuso,
il Parroco lo ha voluto ricordare: “Stasera devo citare alcune parole del
papa Benedetto XVI di venerata memoria. Ai primi vespri della solennità della
Madre di Dio e il canto del “Te Deum”, celebrati in
Vaticano nel 2010, da diacono, ho avuto l’onore di prestare il servizio
liturgico durante il rito di
ringraziamento presieduto dal pontefice Benedetto XVI”: “Cari fratelli e
sorelle, siamo invitati a guardare al futuro e a guardarlo con quella speranza
che è la parola finale del Te Deum: In te, Domine, speravi: non confundar in
aeternum! Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno. A
donarci Cristo, nostra Speranza, è sempre lei, la Madre di Dio: Maria
santissima. Come già ai pastori e ai magi, le sue braccia e ancor più il suo
cuore continuano ad offrire al mondo Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore. In Lui
sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la
salvezza e la pace. Amen!”.
Con la descrizione della medaglia dedicata alla “Rinuncia” ricordiamo il Papa
emerito.
Ci lascia una persona umile e di alto profilo, signorile, colta e gentile, un
grande teologo, il penultimo successore del capo degli apostoli.
Il Papa emerito Benedetto XVI lascia un vuoto, ma per i credenti, com’è noto,
ciò rappresenta un distacco, non un annientamento.
Guglionesi, 4 gennaio 2023 (integrato in data 12 gennaio 2023)
Felice Paolone
Medaglia in bronzo, realizzata da Felice Paolone e presentata alla XXXVI
Mostra internazionale di Tokyo
Basilica di San Pietro in Vaticano, solenne celebrazione dei primi vespri e del “Te Deum” (31 dicembre 2010), con il servizio liturgico dell'allora diacono don Stefano Chimisso