17/11/2022 ● Guglionesani
Anna Concetta Mugnano (detta Tittinella) e la Locanda del Marinaio
“Mi chiamo Anna Concetta Mugnano, (detta Tittinella), sono nata
a Guglionesi (CB) in via Guiscardo n° 16, il 27 luglio 1945; i miei genitori
erano, Basso Mugnano e Angela Stella Casacanditella. Papà era nato
a Termoli (CB) il 10 gennaio 1914, mamma a Guglionesi il 12 maggio 1912. Della
nostra famiglia faceva parte anche mia sorella Filomena nata a Termoli il 18
luglio 1939.
Mio padre ha sempre vissuto nel suo paese, dove faceva il pescivendolo. Con un
piccolo motopeschereccio di sua proprietà usciva in mare aperto e tutto quello
che riusciva a pescare, lo rivendeva nei paesi vicini, tra questi vi era anche
Guglionesi; in questo contesto ebbe l’occasione di conoscere Angela Stella, una
giovane ragazza del posto. Dopo qualche anno di fidanzamento, si sposò il 1938.
Nel 1940, mamma, papà e mia sorella Filomena si trasferirono a Guglionesi. Papà
continuò a fare la sua attività, mettendosi in società con Pasquale Russo,
un commerciante del posto; questi, assieme alla moglie Ilde Scardocchia,
gestiva un rinomato bar/gelateria, in Viale Regina Margherita.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale papà fu richiamato alle armi e tornò
a casa nel 1945, pochi mesi dopo che ero nata io.
Vassəluccə e Pasqualə erano molto conosciuti nell’ambiente del porto di Termoli,
con un furgoncino andavano a comprare il pesce nel mercato ittico e lo
rivendevano sui banchi in cemento, all’aperto, della piazzetta Santa Chiara,
adiacente alla chiesa di Sant’Antonio di Padova a Guglionesi; il banditore, ogni
mattina alla buon’ora, con tre squilli di tromba annunciava il loro arrivo.
Erano una coppia molto affiatata, avevano due caratteri diversi ma si
completavano a vicenda e, questo, specialmente alla gente comune piaceva
tantissimo. Sono rimaste proverbiali le divertenti esternazioni e le massime,
specialmente di Pasquale, durante la faticosa trattativa per la vendita/acquisto
del pesce con quelle persone che volevano spendere poco e pretendevano sempre
qualcosa in più fuori peso. Con tanti sacrifici riuscirono a farsi
un’affezionata clientela. In quegli anni, solo i ricchi e chi avevano una paga
fissa potevano permettersi di comprare il pesce migliore al mercato. L’attività
andava molto bene e questo sodalizio durò una decina d’anni.
Papà era un uomo lungimirante, vedeva lontano. Essendo da anni radicato nel
commercio e molto socievole nelle relazioni con la gente, decise di fare il
grande salto con la speranza di regalare un futuro migliore alla sua famiglia.
Una volta saputo che si dava in gestione l’albergo di Guglionesi, si
attivò e in un niente terminò la trattativa con i precedenti gestori, una coppia
di forestieri dei quali si ricorda solo il nome dell’uomo: Ndənəjuccə. Il
palazzo era in Largo Gianni numero sette, vicino la chiesa di Santa Maria
Maggiore; i proprietari erano gli eredi di don Silvio Carusi, facoltoso
possidente guglionesano.
L’attività iniziò nel 1955, e le fu assegnato il nome di: Locanda del Marinaio.
I miei genitori si convinsero a fare questo passo perché Guglionesi non era
soltanto un paese agricolo, era ricco di valenti artigiani, molto richiesti in
tutto il circondario; non da meno erano i molteplici servizi che pochi paesi del
basso Molise potevano vantare: l’Asilo infantile, gestito dalle suore del Sacro
Cuore di Gesù fondato da Madre Clelia Merloni, le scuole Elementari, Medie,
Magistrali, Avviamento al lavoro, etc; inoltre, erano presenti vari uffici
amministrativi, tra cui spiccavano: il Carcere mandamentale, la Pretura,
l’Ufficio del Registro, l’Ufficio delle Imposte, l’Ufficio del Dazio e l’Ufficio
Postale. Tutto questo faceva si che il bacino d’utenza era abbastanza vasto e
tanta gente forestiera durante tutto l’anno era quasi obbligata a venire in
paese per sbrigare le tante pratiche burocratiche; specialmente nella festa
patronale di Sant’Adamo del 2 e 3 di giugno si raggiungevano picchi di presenze
molto alti. Caratteristico, era anche la vicinanza del tratturo, l’Aquila –
Foggia, attraversato giornalmente da centinaia di persone, con tanti animali al
seguito per la transumanza; spesso uscivano dal percorso, si accampavano nelle
vicinanze del paese e barattavano i loro prodotti con la popolazione locale”.
Oggi, la transumanza, dalle nostre parti, non esiste più. Nel nostro territorio
non ci sono più nemmeno le indicazioni del tratturo, è tutto in profondo
abbandono. Tutta la segnaletica è stata distrutta dagli incendi, dall’incuria
dell’uomo, e dal tempo. L’unica cartellonistica leggibile, ancora esistente,
chissà fino a quando, è quello del tratturo Ateleta - Biferno, lungo 100 Km, nei
pressi della zona dei Gessari, in prossimità del fiume Biferno.
“Papà continuò a vendere il pesce al mercato con il socio Pasquale Russo.
L’attività della locanda era quasi tutta a conduzione familiare, tutti ci
rendevamo utili per quello che potevamo dare. Ricordo che la maggior parte del
peso ruotava attorno alla figura carismatica di mia madre Angela Stella, (Sctelluccə)
una donna molto attiva e trascinatrice. Lei era la responsabile della cucina,
coadiuvata da mia sorella Filomena, ormai sedicenne e vera forza lavoro; inoltre
si occupavano della spesa e dell’amministrazione. Io, appena decenne, a modo mio
cercavo di rendermi utile in qualche modo e cercare d’imparare come facevano
loro. Naturalmente i piatti forti della casa erano quelli a base di pesce,
sempre freschissimo, oltre a quelli tradizionali del nostro paese. Nei periodi
più affollati utilizzavamo della manodopera locale presa all’occorrenza,
specialmente per rifare i letti e per le operazioni di pulizia di tutte le sale.
La clientela della locanda era molto variegata. Tanti erano gli avventori di
passaggio che si fermavano solo per il pranzo o la cena.
Poi, c’erano persone che avendo un lavoro fisso a Guglionesi, avevano la
necessità di fare pensione completa: colazione, pranzo, cena e pernottamento;
per questo servizio il costo era di quindicimila lire il mese”.
Per dare un’idea di riferimento, nel 1960, approssimativamente, lo stipendio
medio di un impiegato era di quarantaduemila lire, di un contadino trentamila;
il Giornale costava trenta lire, una Tazzina di caffè cinquanta, un Kg di Pane
centoquaranta, un Kg di Pasta duecento, un litro di Latte novanta, un litro di
Vino centotrenta, un Kg di Riso centosettantacinque, un Kg di Zucchero
duecentoquarantacinque, un Kg di carne di Manzo millequattrocento, una Pizza
Margherita duecento, un litro di Benzina centoventi.
“Delle persone che frequentavano la locanda a tempo pieno, ho un bel ricordo del
siciliano Rosario Aquino; lavorava come bigliettaio sul pullman di linea
Guglionesi – Termoli; proveniva da Raddusa (CT) e dopo qualche anno si sposò con
Adele Tulipano una ragazza di Guglionesi e, decisero di mettere le radici nel
nostro paese. Moltissimi sono gli studenti che per tanti anni hanno viaggiato
con lui, apprezzandone le doti umane e la sua caratteristica cadenza in dialetto
siciliano; Saretto, come affettuosamente era chiamato, nel 1991, dopo trent’anni
di onorato servizio, è andato in pensione.
Ricordo con piacere anche il signor Alfonso Pangia di Colletorto (CB) e
alcuni professori che insegnavano nelle nostre scuole Medie e Magistrali. Tra
questi c’erano, il prof. Michele Iaizzi di Campomarino (CB), il prof.
Elìa di Isernia che insegnava disegno e il prof. Samuele Scarduzio di
Monteroduni (IS) che decantava tanto le bellezze del suo paese, dando grande
importanza all’antico castello costruito in epoca longobarda; altra figura che
non potrò mai dimenticare è Antonietta Stelluti di Larino (CB), una
giovane studentessa che frequentava l’istituto magistrale; come posso non
ricordare il siciliano Vincenzo Profeta, lavorava al Municipio, era il
Segretario comunale del nostro paese.
Con i nostri ospiti si era istaurato un rapporto molto familiare, quando mia
sorella Filomena, il 3 luglio 1958 si sposò con Antonio D’Agata, un
giovane del posto, Vincenzo e donna Vera D’Abramo fecero il compare e la
comare d’anello. Alla nascita del primogenito Enzo D’Agata, il 7 marzo
1959, gli stessi compari, furono i padrini nel giorno del Battesimo.
Ringraziando il Signore, gli affari nella locanda andavano a gonfie vele,
eravamo sempre pieni. Nell’albergo c’era anche un bel giovane di nome Antonio
che ben presto attirò la mia attenzione, in seguito sarebbe diventato mio
marito”.
“Mi chiamo Antonio Artinghelli, sono nato a Sacrofano (RM) il 12 marzo
1941. Durante la guerra i miei genitori si erano trasferiti per lavoro a Fano
Adriano (TE) in Abruzzo. Nel 1960 fui chiamato a prendere sevizio all’Ufficio
postale di Montecilfone (CB), distante una decina di chilometri da Guglionesi.
Ricordo che il mio primo stipendio fu di circa quarantamila lire. Il 12 giugno
del 1961 fui trasferito all’Ufficio postale di Guglionesi, in viale Margherita,
e sono andato ad abitare nella Locanda del Marinaio. Qui ho conosciuto Tittina,
la figlia dei proprietari; abbiamo da subito simpatizzato e dopo un breve
fidanzamento, il 25 luglio 1964 ci siamo sposati nella chiesa Madre di
Guglionesi. A officiare il sacro rito fu chiamato il sacerdote don Angelo
Lavalle, un caro parente di mia madre Maria Teresa Lavalle. Abbiamo preso una
casa in affitto a Lungomare, nel palazzo di don Michele Carissimi, proprio di
fronte al mio ufficio; ricordo che per l’affitto pagavamo quindicimila lire il
mese. Dalla nostra unione sono nati tre figli: Maria Teresa, l’8 luglio 1965,
Stella, il 2 luglio 1966 e Giuseppe, il 21 settembre 1969”.
“Sono Vincenzo Di Sabato, avevo ventiquattro anni quando, nel 1959, fui
assunto all’Ufficio postale di Guardialfiera (CB), il mio paese natio. Il 21
ottobre 1960, per le bizze puerili e vendicative di un caporione locale,
cui qualche mio articolo non gli era andato a genio, (per un quotidiano romano
raccontavo storie di vita regionale), per motivi tecnici organizzativi,
senza se e, senza ma, fui costretto, sicuramente contro la mia volontà, a
cambiare luogo di lavoro. Mi spedirono, come un pacco postale senza ricevuta
di ritorno, a Pizzone (IS), uno sperduto paesino molisano vicino alle
Mainarde. Dopo mie vibranti rimostranze verso i superiori, nel mese di novembre,
finalmente, si ristabilì giustizia: mi fu comunicato il trasferimento nella sede
di Guglionesi, dove presi servizio il primo dicembre 1960. Il giorno prima
partii da Guardialfiera, con una “Vespa” accompagnato dal mio carissimo amico
Renato Vincelli. Sul colle di Dioniso ci accolse il mio compaesano
Michele Maurizio e tutti insieme andammo a bere una birra nel vicino
Dopolavoro. Michele imparava il mestiere nella prestigiosa bottega sartoriale
del maestro Gino Riccitelli il cui laboratorio si trovava sotto i portici
di Piazza XXIV maggio. Peccato che l’anno dopo sia stato costretto a preparare
valigie e baule e partire emigrato in terra straniera alla volta di Montreal in
Canada. Solo qualche anno dopo anche il suo maestro fu costretto a emigrare a
Montreal.
Il mattino dopo entrai nell’Ufficio Postale di via Roma ubicato nel Palazzo
Ducale che era stata una dimora dei Caracciolo; il locale era di proprietà della
famiglia Francesco Di Fiore, che, da alcuni anni, lo aveva dato in
affitto alle Poste.
Il primo impatto non fu dei migliori, non ebbi una buona impressione perché era
un ambiente molto tetro che mi dava un velo di tristezza. Devo dire però che gli
spazi erano abbastanza ampi. Eravamo quattro dipendenti, tre donne, solo io
maschio; C’erano le sorelle Rosalia ed Emma Stellati e, un’altra speciale
collega della quale ho un bellissimo ricordo, Giovanna Zara di San Felice
del Molise, (CB). La giovane stava in pensione dalla famiglia Casacanditella la
cui abitazione era sullo stesso pianerottolo dove c’era l’Ufficio postale.
Questi avevano una figlia di nome Carolina, tramite Giovanna l’ho conosciuta e
abbiamo iniziato una certa frequentazione; nel mese di marzo 1961 mi sono
fidanzato e dopo qualche tempo sarebbe diventata mia moglie.
A Guglionesi c’era La Locanda del Marinaio, una pensione molto
vicina all’Ufficio, in pieno centro storico del borgo guglionesano. Tutto
compreso pagavo quindicimila lire il mese, lo stipendio alle poste era di
ventottomila lire ma con vari benefit arrivavo a quarantamila lire. La
Locanda del Marinaio era gestita da Basso Mugnano, la moglie
Angela Stella Casacanditella e le due figlie, Filomena e Tittina, cugine di
Carolina.
Nel Gennaio 1961 l’Ufficio Postale si trasferì a Lungomare in viale Margherita.
Fu una decisione molto contestata dai cittadini, ci furono tumulti e proteste da
parte della popolazione guglionesana che non accettava una sede “fuori porta”.
Fummo costretti a fare il trasloco di notte e fu necessario l’intervento dei
carabinieri, alla fine, ringraziando Dio, finì tutto bene.
Il 12 giugno dello stesso anno fui trasferito a Montecilfone e terminò la mia
avventura guglionesana”.
“Mi chiamo Lucia Lorito, sono la moglie di Enzo Fazzano, impiegato
delle Poste in pensione; l’ho conosciuto nel lontano 1961, era nativo di
Campomarino ma, per alcuni anni, era vissuto a Portocannone (CB). Da qualche
mese si trovava a Guglionesi perché aveva preso servizio nell’Ufficio Postale di
Viale Margherita, proveniente da quello di Guardialfiera. Per l’alloggio trovò
subito ospitalità nella Locanda del Marinaio, dietro la chiesa Madre,
dove rimase solo pochi mesi; in seguito prese in affitto un appartamento al
terzo piano del palazzo situato in Viale Marconi, dove adesso c’è il fioraio
D’Onofrio, di proprietà della famiglia Bevilacqua. Il 31 ottobre 1964 ci siamo
sposati nella chiesa Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo e, dalla
nostra unione, sono nati tre splendidi figli: Settimio, Giuseppe e Antonella.
Dal 1994, all’età di sessantatré anni, mio marito Enzo è andato in pensione e
ringraziando il Signore ci godiamo i nostri nipoti”.
Secondo notizie d’archivio la presenza delle Regie Poste Italiane, nate il 5
maggio 1862, e successive denominazioni: Poste e Telegrafi, Poste e
Telecomunicazioni, e Poste Italiane, a Guglionesi, risalgono verso la fine del
diciottesimo secolo. Racconta il signor Franco Carmosino, classe 1936:
“Assieme ai miei genitori, un fratello e due sorelle, abitavo in una casa dentro
il portone del palazzo ducale di Guglionesi, (u pərtaonə du palazzə), luogo di
ritrovo di tanti giovani dell’epoca; ero un adolescente e, ancora oggi, ricordo
chiaramente che prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, proprio vicino
a casa nostra, già c’era una sede dell’Ufficio Postale”.
Il primo gennaio 1961 l’Ufficio postale si è trasferito in viale Regina
Margherita, e a parte un breve trasferimento provvisorio in via Pastrengo nella
prima metà degli anni ottanta, si ricorda l’apertura della nuova, e attuale
sede, in via Iseo, nel 1987; il sindaco in carica era il democristiano
Giuseppe Vaccaro, che guidava una giunta di centro sinistra.
A parte La Locanda del Marinaio, In quel periodo a Guglionesi c’erano
pochissime attività ricettive: la Taverna, e la Trattoria Maresca.
La prima, dove adesso c’è la banca BCC, ospitava anche gli animali, oltre ai
cavalieri che vi trovavano ristoro, assistenza e, un posto sicuro per passare la
notte; la seconda, in viale Regina Margherita, faceva soltanto servizio di
ristoro.
In varie zone del paese erano aperte alcune cantine, dove era servito
essenzialmente vino sfuso. Queste erano gestite da: Giovanni Augelli, (Gəuannə
u prəcənasə), Nicola Cacchione, (u səjjaonə), Nunzio Ciarciaglino,
(a cantənolə), e Vincenzo Jonata, (u cuənəjjə).
“La scelta di mio padre di aprire la Locanda si era rivelata vincente, tutto
filava per il meglio quando accadde l’irreparabile. Mia madre si ammalò e tutta
l’attività ne risentì fortemente tanto che, nel 1963, nostro malgrado, saremmo
stati costretti a chiudere i battenti. Lo stabile fu acquistato dalla
famiglia Perazzelli, ristrutturato, e adibito a casa di abitazione.
Ricorderemo per sempre questa bella esperienza che ci ha dato modo di conoscere
tante belle persone e fare delle meravigliose esperienze di vita. Mamma venne a
mancare il 4 novembre 1965, all’età di cinquantatré anni. Fu un dolore immenso
per tutti noi ma chi ne risentì tantissimo fu mio padre che non volle mai
rassegnarsi all’immane perdita. Un po’ alla volta si lasciò andare e si ammalò,
per il forte dispiacere non si riprese mai. Basso Mugnano, morì nel 1972,
all’età di cinquantotto anni”.
Un grazie immenso alle famiglie: Mugnano/Artinghelli, Di Sabato/Casacanditella,
Lorito/Fazzano, Perazzelli/Pollice, Di Fiore/Ionata e, a tutti i cittadini che
con le loro preziose informazioni hanno contribuito a ricostruire un periodo
storico molto importante per la crescita sociale ed economica della nostra
comunità.
La Locanda del Marinaio di Guglionesi è stata aperta dal 1955 al 1963
anno in cui ha chiuso definitivamente, suggellando la fine di un’epoca, passando
il testimone al nascente boom economico che da lì a qualche anno avrebbe
stravolto gli usi e le abitudini di tutti i cittadini italiani.
Foto dall’archivio della famiglia Mugnano scattata il 26 febbraio 1956 nel
giardino della Locanda del Marinaio.
Da sx Basso Mugnano - Ciro Loffreda - Alfonso Pangia e Carmine Festa, (detto
Ninuccio).
Ufficio Postale di via Iseo 1987