26/3/2022 ● Cultura
Cinque lire per un pallone
Anni Settanta. Con venti lire si comprava un cremino, il più economico tra i
gelati, il primo gelato prodotto dall'azienda alimentare italiana Algida: un gelato alla crema di latte con copertura al cacao magro su bastoncino di legno. In mano restavano le
stecche di legno, da tenere in bocca tra i denti ancora per un po’, assaporando
il residuo di cioccolato fino all’essenza del legno. Un bastoncino da destinare
anche a qualche riuso ludico.
Nella memorabile partita tra il Guglionesi e il Pescara (i neroverdi vinsero per
4-3), nel vecchio campo sportivo (area cimiteriale intorno alla metà del XIX
secolo) di “Monteferrante”, un gruppo di ragazzini staziona dietro una delle due
porte del campo di calcio, quella a settentrione (verso il mare). Lì dietro si
trovava un dirupo “scalabile” tra i rovi dove spesso finivano le speranze vane
dei tiri in
alto, oltre la traversa dello specchio della porta di calcio; nonostante la
disperazione dell’attaccante maldestro e i fischi del tifoso esigente, scattava
una “gara nella gara” tra i ragazzini in attesa dietro la porta: tutti giù per
il dirupo per accaparrare quel pallone e attribuirsi il premio di £ 5 per ogni
pallone recuperato. All’epoca le ristrettezze economiche non consentivano alle
società sportive di avere più di un pallone anche nelle gare ufficiali, e quindi si
sospendevano le partite per un lasso di tempo per recuperare la “magica sfera”
finita fuori dal campo sportivo.
Il guaio più grosso? Beh, quando il pallone di cuoio veniva ritrovato bucato.