22/3/2022 ● Cultura
Pellegrini d'arte
Un libro che ho letto con una certa sollecitudine appena pubblicato: Chiese chiuse di Tomaso Montanari (Einaudi
2021). E rileggo ancora volentieri l’incipit del capitolo ottavo, Le chiese e
la Costituzione, che apre con la citazione di un celebre padre costituente:
“Niente paura: ci facemmo indicare la strada, decisi a non ripartire senza aver
visto la Madonna. Il cancello era chiuso a chiave, e il custode doveva proprio
essere andato dove l’oste sospettava; ma noi scassinammo a spallate, senza molta
fatica, il cancello traballante (ormai si può raccontare, perché il reato è
prescritto), e sulla destra scoprimmo, agli ultimi raggi del sole, la cappelletta, dove la Madonna del Parto, esiliata da secoli in quel recinto, di
morti, vive solitaria, in attesa di una rinascita” (Piero Calamendrei, Un
incontro con Piero della Francesca, 1954).
Non arrendersi al desiderio di Bellezza, in un'attesa che non deluda (in
chiunque) la consapevolezza del patrimonio culturale. “Un padre costituente – fa
notare lo storico dell’arte Tomaso Montanari – che prende a spallate il cancello
(un cimitero di campagna che conteneva) una chiesetta pur di vedere un’opera che
gli era cara come una persona viva. Quale migliore apologo per chiarire la
rilevanza che le nostre antiche chiese hanno per quello “sviluppo della cultura”
che la Carta mette a fondamento del nostro stare insieme?”
Ecco la rilevanza della Cultura, attraverso la tutela e la valorizzazione del
“patrimonio culturale”, segno civico dello “stare insieme”: “Il primo punto
è avere ben chiara un’evidenza storica e culturale: le antiche chiese non sono
“solo” monumenti religiosi, ma anche (e con la stessa intensità) monumenti
civici. Beni culturali di “interesse civile”, per parafrasare i nuovi Patti lateranensi (e quindi l’Intesa e il Codice dei beni culturali). […] Il primo
dovere dello Stato è, dunque, – nella visione di Montanari – quello di tenere
aperti questi luoghi dello spirito, che fanno parte del “patrimonio storico e
artistico della nazione” (art. 9 Cost.) perché qua la nazione ha preso forma, e
perché qua può prendere coscienza di sé”.
Infine una notarella tra gli appunti di un pellegrino d’arte:
“Il 2 novembre 1947, in un’Italia devastata dalla guerra, proprio mentre i
costituenti scrivevano nella Carta che la Repubblica si sarebbe fondata anche
sul patrimonio culturale, uno straordinario italiano di adozione, Bernard
Berenson, visitando la basilica pontificia di Santa Maria Maggiore in Roma scriveva nel suo diario: “Incolti , impreparati quanto si vuole,
coloro che entrano in queste chiese non possono non subirne l’influsso sul
proprio modo di concepire l’universo… Tacendo del sentimento specificatamente
religioso, il quale è fuori dal tema di questa mia notarella sulla funzione
educativa delle cose belle” (B. Berenson, Pellegrinaggi d’arte, 1958)”.