4/2/2022 ● Cultura
Com’è bello vivere
“Com’è bella la vìtie”. Venticinque poesie imperlate di grazia, di legami
sentimentali, di ispirazioni; venticinque cantici pullulati nel 2005, da una
sorgiva lirica, dal cui fluire traluce l’animo sacerdotale dell’autore,
dell’intellettuale e storico don Angelo Spina. Versi centellinati con il sonoro
dialetto di Colle d’Anchise, di San Polo, di Campochiaro. E’ un aureo volumetto,
ingegnosamente stilato per informarci di “Com’è bella la vìtie”. Lì, su quelle
cime verdi del Matese, nel ricamo di luce filtrante tra cielo e terra. “Bella la
vita” dentro un Molise umile e semplice e su una terra “ammantàta de sciùre
culuràte, chiéna de profume e sapure de campàgna”. Bella anche per quel vino di
Colle d’Anchise, nero come inchiostro, che Menecàngele divinamente intruglia e
che, nel tempio della sua cantina, “và a fa le razjùne” (si reca a recitare le
preghiere). Menecàngele, il babbo di don Angelo all’età di 94 anni, il 6 ottobre
2021, migra nella città futura a rendersi conto di quanto ancor più bella possa
essere la vita di lassù. E don Angelo, l’attuale Arcivescovo di Ancona, con
“amor di patria e carità di figlio”, lo carezzava nel 2005, volgendo proprio a
lui la <dedica> di quell’”aureo volumetto” ricolmo di vita.
Ora però, anche in questo nostro Molise di “gènte bona e sencèra”, c’è
l’infuriare della denatalità; c’è crisi di speranza. E il record del calo
demografico è inarrestabile! Paolo VI (proclamato Santo quattro anni fa) -
profetandone l’immane massacro – nel 1978 instaurò “la Giornata della vita” con
il desiderio di accogliere e difendere l’esistenza di ogni persona umana e di
garantire calore e sostegno alla maternità. Appello divenuto più tagliente,
quando in Italia impazzava la pratica dell’aborto – trionfato nell’’81 con
l’affermazione del Referendum – e proprio quando rimontava l’indice di mortalità
dovuta ai tumori che costituiva la seconda causa di tutti i decessi. Nel 1982,
durante un Corso di Esercizi Spirituali a Casalbordino, don Stefano Lamera
insigne guida morale per tante famiglie italiane, immagina amaramente ed urla
così all’assemblea: “lo scienziato destinato a debellare il cancro è morto
perché abortito dalla madre!”
“Custodire ogni vita”. E’ la proposta suggerita dalla CEI per la 44^ Giornata
che, quest’anno, ricorre domenica 6 febbraio.
E, fin dal 1988, con la creazione a Guardialfiera del Centro Studi, incomincio
timidamente a meditare e sognare, anno dopo anno, la difesa della vita; il
ritorno e il persistere di padri e madri in libertà, quelli desiderosi di
accettare il concepimento e il compimento d’un segreto capace ancora di dare al
mondo un fremito di eterno. Ma che può avvenire solo se la vita è dilungata nei
figli dei figli, in ordinarietà e tenerezza. Che può realizzarsi soltanto se si
snidano e valorizzano nuove figure coraggiose di apostoli della vita nelle
famiglie, nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nelle comunicazioni sociali;
con la felicità ed il linguaggio riflessivo e diffusivo, teso a rimuovere
insicurezze e difficoltà che intristiscono le coppie, soffocate dall’incubo d’un
presente sempre più fosco, ormai in mezzo a generazioni senza figli ed
all’incipiente tragedia dell’umanità.
“Com’è bella la vìtie!”. Lo strepitava anche Roberto Catalano, un giovane
molto,… “mooolto” bello, l’innamorato di Angelina la sua sposa, e papà di Simona
e di Andrea. Egli - col sorriso aperto e con il ruolo di terzino del
Guardialdiera-Calcio e allenatore di esordienti e di “pulcini” - infiamma le sue
“ciurme” con gesti propositivi e leali. Al Comune di Guardialfiera era
denominato addirittura “il dipendente jolly”. A 39 anni, nel fiore dell’età,
s’ammala. Avverte un insolito e progressivo indebolimento di energie. Barcolla.
Nel settembre ‘89, la diagnosi spietata: “Sclerosi laterale amiotrofica”,
l’assalto cioè della belva implacabile neurogenerativa che sbrana i nervi motori
del cervello determinando la paralisi dei muscoli volontari, fino a massacrare i
tessuti respiratori. Destino allucinante! Ma seppur interamente fiaccato, a
Roberto permangono le emozioni, i sentimenti e la gioia del rendersi conto che
l’“essere” è più forte del “fare”. E benedice la vita perché è appagato dalle
amorevolezze largite dai suoi cari, dalle meraviglie scaturite dalla Fede e,…
perfino dai conforti ricavati ogni domenica dalla sua “Juve”. E affinché
riuscisse appena appena a comunicare, Angelina, l’eroica consorte, escogita
l’unico straordinario sistema compatibile all’ultima sua capacità: l’uso delle
palpebre. Sicché, attraverso il numero di battiti del ciglio, corrispondente
alla progressione numerica di ciascuna lettera alfabetica, riesce a comporre
l’essenzialità del messaggio. Che miracolo in quegli sguardi di speranza! In
quei battiti di ciglia, lievi e talvolta impercettibili come quelli delle ali
d’una farfalla, che somministravano a lui la consolazione di esprimere al mondo,
fino alla morte (sopravvenuta nel novembre 2013) di essere vivo, e al suo
ostinato desiderio di testimoniare che, seppur stritolato, persino così, per lui
“la vita è un’ oasi d’incanto”!
“Com’è bella la vìtie”. Me lo mormora infine Giuseppe Cianciosi, venuto da me a
verificare il funzionamento della caldaia e dell’impianto termico. Egli ha
superato la crisi di pensiero collettivo sul fenomeno delle nascite e
rappresenta ora la primula della “ri-nascita” a Guardialfiera. Mi travolge
d’entusiasmo per aver deciso con Michela - la sua sposa - di regalare, ai primi
di luglio, un fratellino a Vittorio, il loro primogenito, nato meno di due anni
fa. Ne è contagiato Antony, il fratello maggiore di Giuseppe (già chierichetto
turiferario e primo Sindaco dei bambini) il quale, con la sua Federica, decidono
di far suonare tutte le campane a festa nella seconda metà di luglio, per
l’arrivo di una nuova creatura. Due fratelli, dunque, artifici del nostro
incremento demografico, aperti alla vita oltre gli ostacoli, seminatori di
fiducia che donano al mondo due bimbi in un solo mese. E che rilancio di vita
per questa 44^ Giornata. Che sveglia per chi dorme e per chi è rassegnato. Che
approvvigionamento di “energia di vita rinnovabile” e che nostalgia e tenerezza
per la nostra innocenza perduta. Forse, tutto questo, sarà anche l’ingrediente
che manca nell’Italia povera di figli.