4/12/2021 ● Guglionesani
Annibale Ambrosiano (detto Nino), "Domiamo le fiamme, doniamo i cuori"
“Sono nato a Guglionesi il 3 aprile 1954. I miei genitori si chiamavano
Giuseppe Ambrosiano e Rachele Vitantonio; papà faceva il barbiere a domicilio,
mamma era una brava e rinomata sarta, stimata in tutto il paese per le sue doti
umane e professionali. Ho una sorella più piccola di me, di nome Angela.
Le scuole elementari e medie le ho fatte a Guglionesi. Nel 1968 mi sono iscritto
all’Istituto Tecnico Nautico di Termoli, dove mi sono diplomato nel giugno del
1973; ricordo con piacere due professori di Guglionesi che hanno inciso
positivamente sulla mia formazione scolastica: l’ingegnere navale, Pasquale
Fulvio, detto Pasqualino e l’ingegnere di termodinamica, Luigi Ferioli, detto
Ginetto.
Dopo alcuni mesi ho avuto la fortuna di trovare subito un lavoro che mi ha dato
modo di mettere a frutto il mio diploma scolastico e acquisire le prime vere
esperienze sul campo. Il 16 novembre dello stesso anno mi sono imbarcato sulla
petroliera Cabras, battente bandiera italiana; la sede centrale era a Cagliari
in Sardegna, facevamo servizio sulla rotta mediterranea trasportando petrolio;
la nave aveva una stazza di trentamila tonnellate. Caricavamo il greggio nella
raffineria di Ras Lanuf, in Libia, facevamo la consegna a Casablanca in Marocco,
e a Costanza in Romania, sul Mar Nero. Tra andata e ritorno occorrevano almeno
tre giorni di navigazione.
Sulla nave il mio ruolo era di Allievo Ufficiale Complementare di Macchina.
L’organigramma dell’equipaggio era così composto: Comandante, 1° di coperta, 2°
di coperta, 3° di coperta. Direttore di Macchina, 1° di macchina, 2° di
macchina, 3° di macchina.
Eravamo perennemente in servizio, reperibili H 24, i turni di guardia erano
dalle quattro alle otto del mattino e dalle sedici alle venti.
Stando lunghi mesi in mare, ti assaliva la nostalgia per la famiglia e per gli
amici. Comunicare con il paese non era per niente semplice; in quel periodo a
Guglionesi, e non solo, pochissime famiglie avevano il telefono. Per fortuna
esistevano dei punti telefonici pubblici, ubicati prevalentemente in attività
commerciali, dove si poteva fare o ricevere una telefonata; questo prezioso
servizio era l’unica possibilità alla canonica lettera postale; io telefonavo al
bar gestito da Tonino D’Agata e sua moglie Filomena Mugnano, dicevo loro di
andare ad avvisare i miei genitori che, a una certa ora, li avrei chiamati.
Mamma e papà con grande puntualità arrivavano al bar e attendevano pazientemente
il loro turno; delle volte gli orari non erano rispettati, la colpa non era di
nessuno, la voglia di sentire la voce di una persona cara era tanta ed era
inevitabile che si creasse qualche disguido; il ritardo era del tutto
comprensibile perché le comunicazioni riguardavano specialmente il Canada e
l’America, dove c’era una notevole presenza di nostri emigranti e spesso le
linee erano intasate.
Fu durante un colloquio telefonico che mi fu comunicato l’arrivo della cartolina
di precetto e che dovevo partire per la visita militare. Al primo approdo utile
sbarcai a Savona, e con il treno, via Genova - Bologna, scesi a Termoli. Con la
corriera, arrivai a casa, dove mi attendevano i miei genitori e mia sorella
Angela.
Il giorno stabilito mi presentai alla Capitaneria di Porto di Pescara per la
visita d’idoneità. Tutti i giovani che si erano diplomati all’Istituto Tecnico
Nautico erano destinati a prestare il servizio di leva nella Marina Militare.
Dopo i test attitudinali e i colloqui di rito, fui ritenuto idoneo a fare il
soldato.
Nel mese di maggio 1974 sono partito per il Centro Addestramento Reclute,
Maridepocar, di Taranto. Nella città pugliese sono rimasto tre mesi. Ricordo
nitidamente il giorno del giuramento alla patria. Fu una manifestazione
bellissima, allietata dalla presenza di alcuni amici arrivati, per me, da
Guglionesi.
Ad agosto sono stato trasferito a Brindisi, nei Mezzi da sbarco del Battaglione
San Marco. Qui incontrai un mio coetaneo di Guglionesi, Vincenzo Pellegrino,
anche lui militare nella città pugliese. Mi disse che faceva parte della Brigata
Marina San Marco, un’unità del Corpo Speciale della Marina Militare Italiana che
agli inizi degli anni settanta si era insediata a Brindisi. Con grande fierezza
mi ricordò che il loro motto era stato adottato dai Marines americani.
A novembre mi rimandarono a Taranto, fui assegnato ai Vigili del Fuoco del
Deposito Militare di Buffoluto, dove c‘era un grande deposito di munizioni. Qui
sono stato fino al congedo, avvenuto il 29 febbraio 1976, dopo ventidue mesi di
leva obbligatoria.
Nella città di Taranto c’era un importante distaccamento della Nato,
(Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord); per caso venni a sapere
che nel centro era impiegato anche un mio concittadino che conoscevo benissimo,
Sandro Terzano; con la famiglia, risiedeva nella vicina Martina Franca, una
ridente cittadina della Valle d’Itria; Sandro era il fratello maggiore del mio
amico Michele, il portiere del Guglionesi calcio degli anni sessanta/settanta.
Michele Terzano era stato allievo del mitico Nicolino Marra, indimenticata
saracinesca nero verde di quegli anni.
Nel tempo libero, Sandro ed Io ci siamo incontrati alcune volte, inevitabilmente
non potevamo fare a meno di parlare di calcio, considerato che entrambi, in anni
diversi, abbiamo avuto l’onore d’indossare la gloriosa casacca nero verde del
Guglionesi.
Io ero tifoso della JUVENTUS, lui era un patito sfegatato del NAPOLI, al pari
dei fratelli, Dino e Vincenzo Angelucci. Mitici erano gli scontri verbali che,
questi ultimi, avevano con gli zii Antonio e Mario Angelucci, tifosissimi,
rispettivamente, della JUVENTUS e della FIORENTINA. In quegli anni, tanti erano
gli appassionati di calcio che la domenica pomeriggio non potevano fare a meno
di accendere la radio e ascoltare il famoso programma sportivo: “Tutto il calcio
minuto per minuto”.
A Guglionesi, in quel periodo, erano tanti i tifosi carismatici e
rappresentativi, ne cito qualcuno: Joe Mileti, del CAGLIARI; Salvatore Di Paolo
e Domenico Pace, della FIORENTINA; Angelo Di Carlo, Manfredo Fiocco, Angelo
Tana, dell’INTER; Antonio Del Torto, Dino Fusco, Michele Maurizio, della LAZIO;
Antonio Artinghelli, Tonino Cacchione, Mario Miglietti, della JUVENTUS; Tonino
D’Agata, Giuseppe Di Tommaso, Andrea Fiocco, Vincenzo Sabetta, del MILAN;
Peppino Di Giosia, Giuseppe Paolone, Michele Terzano, della ROMA; Camillo
D’Amario, Egidio Ludovico, Enrico Miraglia e Antonino Sivano, del TORINO”.
Dal libro di Domenico Aceto, “Un secolo di sport a Guglionesi”, Centro Grafico
Francescano Foggia, 2001:
“Il primo sport codificato che fece la sua comparsa a Guglionesi fu il gioco del
calcio. Anche se conosciuto sin dalla fine della prima guerra mondiale, esso
fece la sua prima apparizione ufficiale all’inizio degli anni trenta. … Si
disputavano incontri con i paesi limitrofi in un campo improvvisato a “Fuori
Porta”, l’attuale Largo Garibaldi, … oppure su un terreno sito a Petticece, dato
in concessione da Mario Caruso per l’affitto simbolico di una lira l’anno.
Nel 1945, con la fine della guerra e il ritorno alla vita normale, riprese anche
l’attività sportiva costituita prevalentemente dal gioco del calcio. Si
formarono due squadre che diedero inizio a una serie d’incontri che divisero in
due la tifoseria guglionesana: “I BIANCHI” e “I VERDI”, dal colore delle loro
maglie. I primi erano ragazzi più giovani che non erano partiti per la guerra, e
provenivano in buona parte dall’Azione Cattolica; i secondi erano quasi tutti
reduci tornati dalla guerra e avevano appunto la divisa militare di colore
verde.
... Dopo alcuni mesi di gare accesissime, nella primavera del 1946 si costituì
una società di calcio, con Presidente Gioacchino Fusco che fuse le due squadre
in un’unica rappresentativa.
… Nel 1949 Guglionesi perse il suo campo sportivo. Il proprietario Silvio Caruso
ritirò la concessione per vendere il terreno a suolo edificatorio, cosi per
alcuni anni Guglionesi non ebbe ne squadra ne impianto sportivo. I ragazzi per
disputare qualche partita utilizzavano il terreno situato di fronte al cimitero,
a circa 2 Km dal paese oppure la spianata situata sul lato destro di “Castellara”.
“… l’amministrazione comunale prese la decisione di costruire un campo nel
terreno del vecchio cimitero, vicino al Calvario, da più di cinquanta anni in
disuso (buona parte del suolo occupato dall’attuale hotel Aljope). Dopo un paio
di anni di lavori, finalmente nel 1953 fu inaugurato il nuovo campo sportivo con
la presenza del sindaco Antonio Zarlenga. L’incontro inaugurale fu disputato
contro il Campobasso (per la cronaca terminò con la vittoria del Campobasso per
1-3.
… Nel 1954 si costituì una società di calcio denominata S.S. Usconio con la
presidenza di A, Vitale. Si formò una squadra che disputò diversi incontri
amichevoli. Nel 1955, in seguito allo scioglimento della S.S. Usconio si
costituì una nuova società di calcio denominata Polisportiva Guglionesi con la
presidenza del dott. A. Sabetta, allenatore M. Lucchese. Nello stesso anno
disputò il campionato di 2° categoria”.
Dall’anno della fondazione a oggi, la squadra nero verde, sotto varie
denominazioni sociali, ha disputato diversi campionati ufficiali organizzati
dalla FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio). Nel suo massimo splendore, negli
anni sessanta, arrivò a partecipare al campionato di promozione campano.
In questo periodo, con Enzo Basler Presidente, partecipa al campionato di
Eccellenza molisana, che rappresenta la quinta serie nazionale, dopo la Serie A,
B, C, e D. Tanti sono i ragazzi guglionesani che negli anni si sono avvicinati a
questo sport, alcuni hanno ottenuto ottimi risultati militando in squadre a
livello nazionale. Si ricordano: Daniele Borrelli, Francesco Ferrara, Antonio
Giordano, Paolo Mollica, e Andrea Sivilla; Borrelli e Sivilla sono ancora in
attività, rispettivamente, nel Forlì e nel Belluno, in serie D.
Nel 2006, l’ U.S. Guglionesi, ha vinto la Coppa Italia Regionale, unico trofeo,
fino a oggi conquistato; la coppa in bella mostra è esposta nella casa comunale.
Gli incontri casalinghi si giocano nello stadio comunale di Guglionesi, dedicato
in ricordo di Nicolino Cianci, indimenticato tecnico delle giovanili, scomparso
qualche anno fa.
“In marina, i diplomati dopo nove mesi di naia erano promossi con il grado di
sergente; mi nominarono Aiuto Responsabile dei Vigili del Fuoco; per me era un
grande onore, anche se dovevo essere sempre reperibile a qualsiasi ora del
giorno e della notte; portare quella divisa mi affascinava a tal punto che la
mia aspirazione primaria era quella di diventare Vigile del fuoco.
Prima di congedarmi, inviai la domanda e dopo aver vinto il Concorso di
Motorista Navale, fui assunto il primo luglio del 1976, cinque mesi dopo che
avevo finito il militare. Tramite telegramma mi avvisarono di presentarmi al
distaccamento dei Vigili del Fuoco di Varese, per il corso permanente. Il Corpo
nazionale dei vigili del fuoco è un corpo civile della Repubblica Italiana,
dipendente dal Ministero dell'interno con funzioni di polizia.
La festa del corpo si celebra il quattro dicembre, in onore di Santa Barbara,
patrona dei Vigili del fuoco.
Dopo soli due mesi d’addestramento m’inviarono a Gaeta (LT) dove mi sono
imbarcato sulla motobarca VF 118. A bordo ero il Responsabile della sala motori.
Il nostro attracco era nel molo dove avveniva lo scarico del greggio e il carico
del petrolio raffinato nella raffineria di Gaeta. Nel 1977 ho conosciuto colei
che sarebbe diventata mia moglie. Si chiamava Elisa, una splendida ragazza del
posto che abitava proprio di fronte al molo dove operavo quotidianamente. Ci
sposammo dopo quattro anni a Gaeta nel Duomo di San Francesco; nel 1983 è nata
nostra figlia Lella.
Il 25 agosto 1985 abbiamo lasciato Gaeta perché trasferito al Comando V. F di
Campobasso, con distaccamento a Termoli. Abbiamo abitato a Guglionesi a casa di
mia madre, fino a quando non ne abbiamo comprato una tutta nostra in via Molise.
Nel 1996, vinto il concorso da sottufficiale, sono stato trasferito presso il
Comando V. F. di Chieti e assegnato nel distaccamento di Lanciano. In seguito
sono stato mandato a Vasto. Nel 1998 sono tornato a Termoli da capo squadra,
dove sono rimasto fino al primo maggio 2007, giorno in cui sono andato in
pensione.
Fino ad oggi, con smisurato orgoglio, posso affermare di essere l’unica persona
di Guglionesi che ha prestato servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Durante un trentennio, tra mille rischi e pericoli, ho trascorso tanti momenti
belli e altri un po’ meno, assieme a dei colleghi meravigliosi con i quali ho
condiviso la nostra mission, sempre al servizio della collettività, rimanendo
fedele al nostro motto: “Domiamo le fiamme, doniamo i cuori”. Ringraziando il
Signore, adesso vivo a Guglionesi e, assieme a mia moglie Elisa, mi godo la mia
cara nipote Ylenia”.
Annibale Ambrosiano detto Nino
4 dicembre 2021
A. Sisto