3/9/2021 ● Cultura
TRA CITTÀ E CHIESA
“Per la chiesa dei nostri giorni non chiediamo una facciata che competa in
altezza o ricchezza coi palazzi della città. Ma possiamo chiedere uno spazio che
la stacchi e la identifichi. Che consenta a chi vi si avvicina di prepararsi
all’ingresso. Nella vita quotidiana, al rumore si contrappone il rumore. V’è uno
spazio che consente di evadere da questo circolo vizioso. Ma è difficile, forse
impossibile demarcarlo solo con una porta: di qua la competizione, il frastuono,
le preoccupazioni materiali; di là la quiete, la spiritualità, l’ascesi, la
pace. La mediazione ha valore ontologico: la distanza è grande. Si richiede una
gradualità di passaggio. Ecco che l’ingresso in chiesa va preparato: è d’uopo
che vi sia non una semplice porta di transito, ma un cammino.
È questo il sagrato: il luogo in cui il passaggio graduale può avvenire. Ed è
proprio a causa del fatto che il sagrato consente che questo passaggio avvenga,
che è esso l’elemento che qualifica la chiesa. Più che la facciata. Perché lo
spazio è dinamico. Il sagrato è il "vuoto" che porta significato in quanto è
definito dalla chiesa stessa. È qui che si esercita la forza gravitazionale
dell’edificio di culto. Qui che si viene attratti nel cuore della chiesa” [Arch.
Giuseppe Maria Jonghi Lavarini].
“Il sagrato di una chiesa è l’erede, pur in forme molto diverse, dell’antico
atrio antistante le basiliche e le chiese più semplici, quasi uno spazio di
rispetto davanti al luogo sacro, al punto da partecipare di questa sacralità, da
cui il nome di sagrato. Anche presso i luoghi di culto di altre religioni si
ritrovano frequentemente degli spazi sacri con la medesima funzione spirituale,
conosciuta nell’arte cristiana, di introduzione al tempio vero e proprio. Si può
pertanto dire che il sagrato appartiene come immagine e come spazio al complesso
medesimo della chiesa. Sul sagrato si svolgevano in passato anche le sacre
rappresentazioni, che in qualche regione sono ancora in uso; inoltre, il
sacerdote vi si presenta per impartire benedizioni in determinate circostanze.
Nella solennità della veglia pasquale, anche la liturgia prevede la benedizione
del fuoco nuovo sul sagrato delle chiese” [Card. Francesco Marchisano].