21/4/2021 ● Cultura
Sono passati i giorni: quando una canzone è vera poesia
Scorrendo distrattamente le pagine in un libro ho ritrovato trascritto su un
foglio ingiallito, copiata a mano su una pagina di un quaderno a quadretti, con
una grafia minuta e precisina dal mio amico Peppino Urbano il testo di una
canzone di tanto tempo fa ; ero giovane. Voglio proporla su Fuoriportaweb almeno
per due motivi ; Il primo perché quella canzone , come fosse la mia ombra, con
leggera , intima segretezza mi ha accompagnato da quando ho avuto modo di
ascoltarla per la prima volta . Innamorato del testo e della melanconica
interpretazione dell’autore presto ne ho imparato il semplice arpeggio di
accompagnamento alla chitarra , perché il testo prende vigore e senso compiuto
se viene anche interpretato da una voce narrante . Nel brano di repertorio , la
voce è quella del suo autore Tito Schipa junior (figlio del più noto interprete
lirico Tito Schipa ). D’altronde ascoltare una musica senza testo lascia troppo
o poco spazio all’immaginazione . Il secondo motivo è presto detto : mi
piacerebbe che questo cantautore di nicchia, riservato, possa essere conosciuto
ed apprezzato anche da qualcuno dei miei eventuali lettori .
Sono passati i giorni
A lasciarci dietro la città
Per un weekend di libertà
Non eravamo solo noi ,
ma il wron.wron ipnotico che fa
il mio motore quando va ,
forse il sogno di esser soli al mondo
col crepuscolo per sfondo ci portò
Marco accese un’altra sigaretta ,
poi il taclon di una cassetta
e quel flauto incominciò.
Anna disse “ in fondo chi lo sa,
guardate quelle case là
forse siamo noi, forse son loro
a spostarsi non è chiaro “ e s’incantò
Il tuffo del sole affogò le parole
laggiù, giù con sé,
il viso di Sandra si clorò d’ambra ,
noi in silenzio si guardò ,
poi la prima stella che spuntò
verso la sera ci attirò,
ci attirò verso la sera.
La stradina che vediamo ad est
oltre l’asfalto il fiume ed il resto
ci raccolse, evaporò?
viaggiavamo sulla giusta via
quella che ognuno pensa è mia
poi una rete a strascico di stelle
gli eucalipti della valle imprigionò
Resta la mia mano sul volante,
Il cuore batte poco più distante ,
è tutto quello che so di me e di quel che ho.
La casina bianca si raggiunge
che è già notte da un bel po’ .
Canta un grillo la liberazione . ma una luce dal balcone dice
“no”!
La casa viveva , qualcuno attendeva ,
qualcuno, ma chi?
Pensieri già spenti rinascono attenti
Ritorna l’ombra di un perché.
Spengo il mio motore ed anche l’eco
di un timore ora si è spento :
apro la porta ed entro .
Sono passati i giorni,
sono passati i giorni.
Questa è una canzone mai finita
Cominciata e poi perduta
chissà quanto tempo fa ;
Restituita da una carta un po’ ingiallita ,
ma la grafia è la mia , ma di un’altra età .
forse al tempo in cui la mia poesia
non tradiva una mania d’eternità .
Il tempo che è un prestigiatore d’arte,
ha continuato il gioco con le sue tre carte :
Prima, Adesso e Poi .
Ha cris6tallizzato la sua scia
sui tetti, sulle porte di casa mia
non è così da voi ,
è così da me , da me che scrivo,
sempre meno bravo a dire quel che ho .
A dire di un male che amaro risale
dal fondo di me , rileggendo quella strana
mia canzone ormai lontana
che non mi ricordavo più ,
chi ci fosse in quella casa !
sono passati i giorni .
Sono passati i giorni in cui una gita ,
un tramonto, una v nottata
in poesia ritorni .
Ma in quei trenta versi , io ve lo giuro ,
non so come ero sicuro
che avrei dato un nome ad ogni pensiero
e davvero non ci avrei pensato più .
Sono passati i giorni,
sono passati i giorni.
Tito Schipa Junior
Il brano che qui riporto per esteso si può ascoltare al link :