2/9/2020 ● Cultura
L’incubo dei roghi organizzati con lucidità delittuosa
15a Giornata per la Custodia del Creato
L’annuale riflessione da Guardialfiera – Da un passato sbalorditivo di
attività allo sfacelo senza controllo sulle bellezze naturali – L’incubo dei
roghi organizzati con lucidità delittuosa
“Vivere questo tempo con sobrietà, giustizia e pietà e ricuperare l’equilibrio
del pianeta che amiamo e che sogniamo”. E’ più o meno il tema della 15^ Giornata
per la Salvaguardia del Creato, la cui data ordinariamente fissata dalla CEI al
1° settembre, è trasferita quest’anno al giorno 6, prima domenica del mese e
sarà ospitata nella Diocesi di Ferrara-Comacchio per la celebrazione ufficiale.
Sull’intero mese di settembre è spalmato tutto il peso e il fascino dell’evento
in una maratona d’incontri, fino a raggiungere, al 4 ottobre, la festa di San
Francesco, in tònos con l’Enciclica “Laudato si’ ”, nello spirito di Assisi.
Con questo animo e sotto la cupola serena di questo cielo, è tonificante
inquadrare la minuscola porzione del Creato, qui, attorno a me, fin d’ove arriva
lo sguardo. Rimirare le campagne spennellate dal bel verde tenero: “lembo di
notevole fascino per bellezza naturale e visioni rupestri”. Così, proprio com’è
legittimato dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica n° 118 del 25.5.1985. E
ammiro quel che ancora resta dello specchio azzurro appena mosso da una bava di
vento che incanta e frange le onde iridescenti del Lago di Guardialfiera.
E, interiormente, ripasso a memoria, ciò che, in un passato sbalorditivo,
avevamo già acquisito, cioé la magià dell’ “e…state sul lago”: natura, musica,
teatro, sport, cultura, convegni, ristorazione. La “giocoleria” per bimbi. Forse
c’era tutto! C’era il servizio spiaggetta con ombrelloni, lettini, sdraio,
noleggio pedalò, canoe. E, proprio da lì, da quell’orlo ceruleo, abbiamo
assistito con accanimento la traversata ecologica, diguazzata per l’intera
lunghezza del bacino, da Antonio Casolino, allora ultraottentenne, il pilastro
fra i campioni mondiali di nuoto. Ripenso agli armoniosi impianti di
illuminazione intorno alla “Cascina”, e nell’area paesistica, con la fruizione
già del piccolo anfiteatro e dei percorsi eccitativi, e le tante mostre-mercato
dei tipici prodotti locali. Mi riaffiorano gli allenamenti di canottaggio, qui,
degli olimpionici Fratelli Abbagnale e le prime regale veliche coordinate dal
Dott. Mario Cariello, dopo la malia percepita insieme sul lago di Piedilugo.
E il cartellone artistico? Ogni sabato, “onda di suoni sul Lago”. Poi liscio e
risate blu con Tony Rosso. Spettacoli, anche con ‘Duccio, artista comico di rara
coinvolgenza. Concerti, i tanti concerti plettri e quelli di tendenze
travolgenti per giovani. Qualche anno dopo, il successo di Tullio De Piscopo -
batterista, compositore, cantautore – che raccoglie attorno agli argini folle di
fans folgorati dalla sonorità jazz-pop e dalle sue venature afro-americane. E
nell’ultimo anno del secolo scorso “i Nomadi”, uno dei più grandi gruppi
italiani di tutti i tempi, qui sullo specchio d’acqua, a promuovere l’equilibrio
e lo sfruttamento di questo ambiente e a cantare “Io vagabondo”, “il vecchio e
il bambino”…le cui note e le urla d’una marea di impazziti, avranno raggiunto
quella notte, l’infinito cosmico astrale.
E, inoltre, il Teatro con “Maschere Nude” e con “Quelli delle targhe alterne”
che allestiscono la Commedia brillante di Palma Spina “ Tutta colpa del
Purgatorio”.
Dall’estate 2006: “10 agosto, Festival di San Lorenzo - Lagoinfiamme”, notte di
cielo splendente e di stelle cadenti. Trame di fuochi d’artificio e le
incredibilità piriche tra acqua, cielo e terra. E, nel 2010, il debutto in
assoluto qui, a Guardia, dell’inconcepibile (allora) Spettacolo Piromusicale:
zampilli di fuoco e di acqua, petardi, moti propulsivi simultanei e sfavillanti
da cinque postazioni, al ritmo del Can-Can; nell’anno successivo di “We are the
word” (noi siamo il mondo); e man mano di “Nessun dorma” (ossia Vincerò, l’aria
finale della Turandot), “La ballata del Toreador” dalla Carmen di Bizet e
“Caruso” di Lucio Dalla.
L’indomani, scandagliando ancora i piccoli spazi, vicini a me, traforati di
luce, fisso lo sguardo sul rigagnolo del Biferno “quel fiume – scriveva Jovine –
con acque copiose, veloci, fresche, che picchiano ostinate i pilastri dei
ponti”. Ora, ahimè, niente più! E’ in agonia. E’ malato, minato, umiliato.
Patisce di quella capacità minima di ruscellazione, già dall’usurpazione
partenopea delle acque operata da Fiorentino Sullo negli anni ‘60. Il fiume è
ridotto ad un rivolo inquinante, killer della fauna ittica per un bacino a secco
il cui livello, in questi giorni, è fra i più bassi storici. Gli manca lo spazio
ricettivo tramutato in melma, in pietrame, in sostanze tossiche e fecali, ed
ingredienti criminosi derivanti, per infiltrazioni, dalla discarica di Montagano,
laddove riversano più di 70 Comuni del Casertano! E il nostro lago,
inesorabilmente, va modificando anche il suo aspetto seducente in un desolante
scenario paludoso e spettrale. E, chissà perche, viene ostinatamente scartata la
possibilità di svuotarlo, recuperarlo, cogliendo magari i periodi di estrema
arsura, come questa di adesso.
Per giunta, da oltre un decennio, il Molise viaggia verso la soppressione di
aiuti statali, regionali, provinciali a beneficio di queste bellezze astratte e
concrete capaci di ideare il futuro. Di questi luoghi della parola, questi
villaggi di romanzi, di storia, natura, di tradizioni, in grado di trasformarsi
in idee innovative, in progetti validi per esaltare la civiltà contadina, il
sapere manuale, il sapore dei cibi. Per promuovere l’imprenditorialità
giovanile. Ma questi suoli sono stati ancora una volta addestrati alla
sconfitta. Com’è avvenuto per la confisca degli Orti, i più rigogliosi e
biologici del Molise tutt’intorno al Ponte d’Annibale; e come per il breve
incantesimo del Parco Letterario. Genericità del banale, freddezza politica,
fatica nell’assunzione di ruoli. Il Creato è, insomma in pericolo, è dissacrato,
profanato. S’è abbattuto prima il macigno dell’oblio poi la trappola del Demanio
che ha depredato al Comune ed agli Enti Locali, ogni diritto di vigilanza, di
conservazione e di sviluppo e ingenerato più tardi il conseguente inevitabile
vituperio e lo sfacelo senza controllo dei vandali. E, in ultimo, l’incubo d’una
domenica di fuoco, il 30 agosto, in un moltiplicarsi di roghi organizzati
dall’uomo impunito, con lucidità delittuosa, in 27 eventi incendiari sincronici.
Attorno a Guglionesi le fiamme avanzano a tenaglia. Trenta ettari di declivi,
qui - dirimpetto a me – il polmone verde della Provinciale 73, è carbonizzato.
Né vedrò, chissà fino a quando, passeggiare volpi, tassi, lepri. Né i voli
rotondi di falchi, di fagiani, di rapaci.
E il Creato? Si pregherà ancora domenica per la sua salvaguardia a Comacchio, in
nome dell’Italia; a Campitello di Sepino in nome del Molise. Noi vecchi vorremmo
riporre però anche fiducia e speranza nei giovani, forse irruenti, talvolta
indifferenti. Ma non peggiori a quelli della mia generazione.
Scriveva giorni fa Alberto Caprotti per “i cerchi in testa” che la gioventù
resta ancora aperta, disponibile e generosa. Dovremmo amarla, capirla,
scoprirla. Far crescere l’orgoglio in essa per le bellezze e preservarla dalle
abitudini, dalle rassegnazioni e dall’inerzia. E anche il Creato potrà essere
così più protetto ed esaltato!