28/5/2020 ● Cultura
1 e 2 giugno, Porta Santa di Guardialfiera aperta con misure di contenimento da Covid-19
Su questo nostro presente ancora martoriato dal ventre impuro del
Coronavirus, la liturgia del 1° giugno a Guardialfiera, schiuderà una breccia di
luce. La irradierà anche sulla nostra ostinata voglia di felicità. E, con il
per-dono perfetto, tornerà perfino la carezza del sole.
“Verranno da oriente e da occidente, da settentrione da mezzogiorno” (presume
Luca al cap. 13 del suo Vangelo) per attraversare la “Porta stretta”.
Quella Porta che quest’anno sembra ancor più stretta qui, a causa delle
“ristrettezze” decretate dalla raggiera intensa di norme riguardo alla pandemia
ancora in atto.
“Signore, aprici!”. Sarà il grido degli assetati di luce, dei candidati di oggi
alla salvezza. E lui – quel padrone di casa, il tiranno della parabola –
“Allontanatevi da me, io non so da dove venite, non vi conosco!”. “Ma come,
abbiamo mangiato e bevuto con te; eravamo in piazza assieme”. “Vi dico, non vi
riconosco”.
Appunto, non ci riconosce. E noi insistiamo insieme a quella turba, nel
tentativo di allargare la Porta Santa della misericordia e delle prove, anche a
Guardia il 1° giugno, attrezzandoci di umiltà e discrezione per poterla
oltrepassare. Procurandoci anche lo stile giusto sul come bussare e sul come
valicare.
Mons. Gianfrando De Luca, nonostante un residuo coprifuoco pandemico, desidera
aprire, comunque, la Porta al perdono, con un rito più sicuro, e secondo le
misure di contenimento da Covid-19.
Dopo la Messa solenne delle ore 10,30, non si snoderà la processione con le
reliquie di S. Gaudenzio, il martire protettore di Guardialfiera. In
alternativa, il Vescovo rimarrà disponibile nel tempio, assieme ad altri
sacerdoti, per accogliere i fedeli nel Sacramento della Riconciliazione. Per
ascoltarli, aiutarli e aiutarci oggi a rivalutare le terapie sacramentali della
guarigione. Si è organizzato così il Presule e lo ha palesato domenica,
nell’antica Cattedrale, quand’era a benedire la nuova campana, appena colata dai
maestri del bronzo di Agnone e mentre ascoltava quel suo primo rintocco di
gioia.
“Riacquistare ed apprezzare gli atti umani, recuperare “il giudizio”, depurare
la coscienza, coltivare l’arte dell’incontro”.
In questo tempo di sofferenza, Sua Eccellenza desidera imprimere alla Festa
Patronale di Guardialfiera un carattere invocativo, penitenziale, propiziativo e
invocare la liberazione del cuore da ciò che è nocivo e sterile.
E per poter lucrare il dono delle Indulgenze Plenarie, per meritare questa
Misericordia donata al mondo, qui, da Leone IX nell’undicesimo secolo, occorre
accostarsi – mitigati – il 1° e il 2 giugno alla Comunione Sacramentale, seppur
prima della Confessione. Sono i vincoli, del resto, sanciti da Papa Benedetto
XVI il 13 dicembre 2007 e vergate il latino sul “Decretum” mediante il quale
legittimando l’immemorabile dono delle Indulgenze di Guardia, il Papa le
consolida “in perpetuum valituro”.
Il praticare questi impegni – ha proseguito il Vescovo – diventa scuola di
santità, di modestia, di fiducia, di gratitudine a Dio, di carità verso i
fratelli e di comunione con tutta la Chiesa. Solo realizzandoli, come faccenda
d’amore, si può attraversare fruttuosamente “la Porta del Signore, per la quale
entrano i giusti” (Sal. 117).