6/4/2020 ● Guglionesani
Raffaele Ciarallo, il sarto inventore... con l'amore per la scuola
Raffaele Ciarallo, (Luluccio), è nato a Guglionesi, (CB) il 14 febbraio 1931.
La mamma, Michelina Caruso, faceva la casalinga, Il padre, Domenico Ciarallo,
lavorava in campagna come bracciante.
Era l’ultimo di quattro figli maschi, Antonio, Guido, Giuseppe, (Peppino), e
aveva una sorella, Rosina.
Appena in età da lavoro, Luluccio, come tanti ragazzi della sua età, iniziò ad
andare in bottega. Si formò, principalmente, nella sartoria del maestro Giuseppe
Fusco. Quel mestiere lo affascinò da subito, dimostrando doti intuitive e
organizzative non comuni, per un giovane della sua età.
Dopo qualche anno di gavetta partì per Roma, facendo esperienze in una rinomata
sartoria che vestiva tutti i più importanti personaggi dell’epoca. Negli anni
'50 tornò a Guglionesi, dove, nella nuova zona di Portanuova, assieme al
fratello Peppino, aprì una piccola sartoria, il modesto locale fungeva anche da
abitazione. Era una bella sfida, perché a Guglionesi, c’erano i più rinomati e
conosciuti sarti di tutto il basso Molise. Per la par condicio, devo dire che,
anche le nostre sarte, non erano da meno.
Luluccio sapeva il fatto suo e si organizzò in modo eccellente anche perché
poteva avvalersi del prezioso aiuto del fratello. Questi, era stato dichiarato
invalido di guerra, essendo stato ferito durante la seconda guerra mondiale.
Luluccio fece una cosa unica e innovativa per quei tempi, affiancare alla
sartoria anche la vendita al minuto di bottoni, filo, cerniere, e accessori
vari. Questo comparto lo affidò tutto a Peppino.
Dopo qualche anno, acquistarono un’abitazione in Largo della Cisterna, dove
trasferirono la sartoria e il negozio. Anche la loro mamma, la signora Michelina,
andò ad abitare assieme a loro. La sartoria aveva una buona risonanza e i
clienti non mancavano, spesso si doveva aumentare il numero di giovani
apprendisti, affidando loro anche lavoro a cottimo.
Il locale cominciava ad andargli stretto, così si decise di trovare una sede più
grande. Luluccio aveva bene in mente cosa avrebbe realizzato in un ambiente più
grande e confortevole.
Nel 1965, si trasferì in Via Roma dove, alla sartoria, aggiunse la vendita di
confezioni da uomo. Nei nuovi e più capienti spazi, finalmente, coronò il suo
sogno: Aprire una scuola di taglio e cucito.
Come suo solito fece le cose in grande, all’esterno mise una bella insegna con
la scritta, Scuola Modellistica Antropometrica. Con rinnovato entusiasmo iniziò
l’ennesima sfida, confidando moltissimo sulle sue indubbie capacità umane e
professionali.
Fu subito un grande successo. Tanti erano i giovani, quasi tutte ragazze, che la
frequentavano, arrivavano anche dai paesi vicini. Guglionesi diventò un punto di
riferimento per molte famiglie che speravano in un futuro migliore per i propri
figli. Col tempo, diventò una scuola privata autorizzata dalla Regione Molise.
Racconta Claudia Staniscia di Palata:
“Nel triennio 1976, 1977 e 1978 a Guglionesi, ho frequentato la Scuola
Modellistica Antropometrica, diretta da Raffaele Ciarallo. Era una persona molto
competente, per bene, paziente, rispettosa e innamorata del suo lavoro.
Eravamo una quindicina di ragazze, l’iscrizione aveva un prezzo simbolico. Il
corso completo era di cinque anni. Eravamo equiparate agli studenti che
frequentavano la scuola statale. Ricordo che svolgevamo l’orario scolastico,
ricevevamo un attestato di frequenza riconosciuto dallo stato e alla fine
dell’anno, facevamo la foto ricordo di gruppo. Raffaele, per valutare il nostro
impegno scolastico, ogni mese ci dava da fare dei compiti in classe e ci metteva
i voti.
Con la mia famiglia abitavo in campagna nella contrada Scorciabove, non lontano
dal fiume Biferno. Tutte le mattine, mio padre, mi accompagnava fino alla strada
principale, Qui, c’era la fermata del pulmino del comune che portava gli
studenti a Guglionesi. Alla fine delle lezioni, ci riportava indietro, ed ero
felice di vedere papà che mi veniva a prendere per riportarmi a casa. Con il
tempo ho molto apprezzato gli enormi sacrifici che faceva per me!
Devo dire che, aver frequentato il corso, mi è stato di grande aiuto. Non solo
ho imparato l’arte del taglio e del cucito che mi ha permesso di fare tanti
lavoretti di utilità domestica, ma, presentando il diploma che mi ha rilasciato,
ho usufruito di agevolazioni quando, a Palata, ho aperto un negozio di
abbigliamento”.
Luluccio cominciò a dedicare sempre meno tempo alla sartoria, mentre Peppino
stava fisso nel negozio che, nel frattempo, alla vendita tradizionale al minuto,
aveva aggiunto articoli per la scuola e per la casa. In pochi anni, era
diventato il negozio più fornito del paese. Era un piccolo bazar dove si poteva
trovare di tutto.
Luluccio girava per i paesi vicini e, a gruppi, insegnava a domicilio tutti i
segreti del taglio e del cucito. Non prendeva nessuna ricompensa, solo qualche
rimborso spese. Aveva anche la licenza di vendere le famose macchine per cucire
Vigorelli. Anche in questo frangente mise in mostra tutto il suo ingegno. Per
invogliare a comprare, griffava le macchine, con un marchio creato da lui: “Giuraf”,
sinonimo di Giuseppe e Raffaele.
Costatato che, nella scuola, le adesioni aumentavano a ritmo sostenuto, Luluccio,
prese la sofferta decisione di smettere con la sartoria e dedicarsi anima e
corpo all’insegnamento.
Il suo scopo principale era quello d’insegnare a più persone possibili,
possibilmente a costo zero per gli allievi ai quali ripeteva spesso che,
imparare il mestiere, era necessario, non solo per uso familiare, ma
specialmente, per trovare qualche sbocco occupazionale.
Quando spiegava le operazioni di attacco dei bottoni, il modo di fare le asole
etc. si servivano di macchinari fatti arrivare direttamente dalla Svizzera. Suo
nipote, Giuseppe Pettinicchio, (Peppino), figlio di sua sorella Rosina, era
emigrato in Svizzera negli anni '60. A Guglionesi, anche lui aveva imparato il
mestiere di sarto frequentando la sartoria dello zio Raffaele. Quando si sentì
sicuro del fatto suo, in Corso Conte di Torino, aprì una bottega tutta sua.
Siccome i sarti nel paese erano tanti, Peppino, fu costretto a emigrare. Ogni
giorno che passava, il lavoro diminuiva sensibilmente, anche per l’incalzare
delle confezioni prodotte con sistema industriale. Considerato il mestiere che
aveva tra le mani, non fu difficile trovare un’occupazione consona alle sue
attese. A Mendrisio, nel Canton Ticino, trovò lavoro presso un’importante
fabbrica di confezioni. In questo campo, fece varie esperienze, girando per le
fiere alla ricerca di nuove innovazioni utili per l’azienda, prendendo contatto
con i fornitori, etc. Peppino si adoperò tantissimo per fare arrivare a
Giuglionesi, nella scuola dello zio, alcuni macchinari dismessi, che, con
opportune revisioni, divennero operativi.
Raffaele Ciarallo, per creare i modelli di carta, aveva ideato e messo in
pratica un’idea tutta sua.
Questo sistema, chiamato “Diagramma Antropometrico”, è ’stato depositato il 25
luglio 1966 presso l’Agenzia Italiana Brevetti e Marchi, via Meravigli 16,
Milano. Il brevetto, con il n° 800018, è stato concesso il 2 gennaio 1968, per
la durata di 15 anni. Il titolo brevettato era: “Procedimento per l’esecuzione
di tracciati base per il taglio di abiti in genere e tracciato così ottenuto”.
Senza entrare in discorsi tecnici, cerco di sintetizzare la sua invenzione.
“Per realizzare un modello su carta, rispetto ai metodi tradizionali, il suo
procedimento richiedeva un numero minore di misurazioni del corpo.
….Era sufficiente il rilevamento di una misura base (Altezza della persona dalla
base della nuca ai talloni, ovvero il suo semi-perimetro toracico) e una
successiva divisione di tale misura per un numero fisso, 30 se si parte
dall’altezza, 10 se si parte dalla misura in base alla quale è costruibile uno
schema di tracciatura valido praticamente per tutti i tipi di abiti sia per le
porzioni anteriori che per quelle posteriori…….”.
Nel 1970, con questo brevetto, partecipò al 19° Salone Internazionale delle
Invenzioni di Bruxelles, in Belgio, dove fu premiato con medaglia di bronzo e
diploma.
Importanti sartorie italiane si misero in contatto perché interessati al
brevetto. Lui rifiutò, categoricamente, tutte le offerte, alcune cospicue. Anche
in questo frangente, si evidenziò la grandezza di Raffaele Ciarallo, una persona
vera e unica che ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento del suo mestiere
alle nuove generazioni.
Verso la fine degli anni '80, Luluccio cominciò ad avere problemi di salute che,
negli anni, limitarono la sua attività. Per questo, nel 1993, la scuola, fu
chiusa. Morì il 29 maggio 2003. Ad aprile 2002, era venuto a mancare
l’amatissimo fratello Peppino. Insieme, avevano condiviso cinquant’anni di amore
per un lavoro che tenevano “cucito” sulla loro pelle.
Un ringraziamento molto speciale lo devo al nipote, Domenico Pettinicchio,
(Mimì), figlio di sua sorella Rosina. Con grande entusiasmo ha messo a mia
disposizione la preziosa e corposa documentazione e mi ha fornito tutte le
informazioni necessarie per portare a conoscenza una parte di storia, poco
conosciuta, del nostro paese.