BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


6/4/2020 ● Guglionesani

Raffaele Ciarallo, il sarto inventore... con l'amore per la scuola

Luluccio girava per i paesi vicini e, a gruppi, insegnava a domicilio tutti i segreti del taglio e del cucito. Non prendeva nessuna ricompensa, solo qualche rimborso spese.

  Antonio Sisto ● 3148


Raffaele Ciarallo, (Luluccio), è nato a Guglionesi, (CB) il 14 febbraio 1931. La mamma, Michelina Caruso, faceva la casalinga, Il padre, Domenico Ciarallo, lavorava in campagna come bracciante.

Era l’ultimo di quattro figli maschi, Antonio, Guido, Giuseppe, (Peppino), e aveva una sorella, Rosina.
Appena in età da lavoro, Luluccio, come tanti ragazzi della sua età, iniziò ad andare in bottega. Si formò, principalmente, nella sartoria del maestro Giuseppe Fusco. Quel mestiere lo affascinò da subito, dimostrando doti intuitive e organizzative non comuni, per un giovane della sua età.

Dopo qualche anno di gavetta partì per Roma, facendo esperienze in una rinomata sartoria che vestiva tutti i più importanti personaggi dell’epoca. Negli anni '50 tornò a Guglionesi, dove, nella nuova zona di Portanuova, assieme al fratello Peppino, aprì una piccola sartoria, il modesto locale fungeva anche da abitazione. Era una bella sfida, perché a Guglionesi, c’erano i più rinomati e conosciuti sarti di tutto il basso Molise. Per la par condicio, devo dire che, anche le nostre sarte, non erano da meno.

Luluccio sapeva il fatto suo e si organizzò in modo eccellente anche perché poteva avvalersi del prezioso aiuto del fratello. Questi, era stato dichiarato invalido di guerra, essendo stato ferito durante la seconda guerra mondiale. Luluccio fece una cosa unica e innovativa per quei tempi, affiancare alla sartoria anche la vendita al minuto di bottoni, filo, cerniere, e accessori vari. Questo comparto lo affidò tutto a Peppino.

Dopo qualche anno, acquistarono un’abitazione in Largo della Cisterna, dove trasferirono la sartoria e il negozio. Anche la loro mamma, la signora Michelina, andò ad abitare assieme a loro. La sartoria aveva una buona risonanza e i clienti non mancavano, spesso si doveva aumentare il numero di giovani apprendisti, affidando loro anche lavoro a cottimo.

Il locale cominciava ad andargli stretto, così si decise di trovare una sede più grande. Luluccio aveva bene in mente cosa avrebbe realizzato in un ambiente più grande e confortevole.

Nel 1965, si trasferì in Via Roma dove, alla sartoria, aggiunse la vendita di confezioni da uomo. Nei nuovi e più capienti spazi, finalmente, coronò il suo sogno: Aprire una scuola di taglio e cucito.

Come suo solito fece le cose in grande, all’esterno mise una bella insegna con la scritta, Scuola Modellistica Antropometrica. Con rinnovato entusiasmo iniziò l’ennesima sfida, confidando moltissimo sulle sue indubbie capacità umane e professionali.

Fu subito un grande successo. Tanti erano i giovani, quasi tutte ragazze, che la frequentavano, arrivavano anche dai paesi vicini. Guglionesi diventò un punto di riferimento per molte famiglie che speravano in un futuro migliore per i propri figli. Col tempo, diventò una scuola privata autorizzata dalla Regione Molise.

Racconta Claudia Staniscia di Palata:
“Nel triennio 1976, 1977 e 1978 a Guglionesi, ho frequentato la Scuola Modellistica Antropometrica, diretta da Raffaele Ciarallo. Era una persona molto competente, per bene, paziente, rispettosa e innamorata del suo lavoro.
Eravamo una quindicina di ragazze, l’iscrizione aveva un prezzo simbolico. Il corso completo era di cinque anni. Eravamo equiparate agli studenti che frequentavano la scuola statale. Ricordo che svolgevamo l’orario scolastico, ricevevamo un attestato di frequenza riconosciuto dallo stato e alla fine dell’anno, facevamo la foto ricordo di gruppo. Raffaele, per valutare il nostro impegno scolastico, ogni mese ci dava da fare dei compiti in classe e ci metteva i voti.
Con la mia famiglia abitavo in campagna nella contrada Scorciabove, non lontano dal fiume Biferno. Tutte le mattine, mio padre, mi accompagnava fino alla strada principale, Qui, c’era la fermata del pulmino del comune che portava gli studenti a Guglionesi. Alla fine delle lezioni, ci riportava indietro, ed ero felice di vedere papà che mi veniva a prendere per riportarmi a casa. Con il tempo ho molto apprezzato gli enormi sacrifici che faceva per me!
Devo dire che, aver frequentato il corso, mi è stato di grande aiuto. Non solo ho imparato l’arte del taglio e del cucito che mi ha permesso di fare tanti lavoretti di utilità domestica, ma, presentando il diploma che mi ha rilasciato, ho usufruito di agevolazioni quando, a Palata, ho aperto un negozio di abbigliamento”.

Luluccio cominciò a dedicare sempre meno tempo alla sartoria, mentre Peppino stava fisso nel negozio che, nel frattempo, alla vendita tradizionale al minuto, aveva aggiunto articoli per la scuola e per la casa. In pochi anni, era diventato il negozio più fornito del paese. Era un piccolo bazar dove si poteva trovare di tutto.

Luluccio girava per i paesi vicini e, a gruppi, insegnava a domicilio tutti i segreti del taglio e del cucito. Non prendeva nessuna ricompensa, solo qualche rimborso spese. Aveva anche la licenza di vendere le famose macchine per cucire Vigorelli. Anche in questo frangente mise in mostra tutto il suo ingegno. Per invogliare a comprare, griffava le macchine, con un marchio creato da lui: “Giuraf”, sinonimo di Giuseppe e Raffaele.

Costatato che, nella scuola, le adesioni aumentavano a ritmo sostenuto, Luluccio, prese la sofferta decisione di smettere con la sartoria e dedicarsi anima e corpo all’insegnamento.
Il suo scopo principale era quello d’insegnare a più persone possibili, possibilmente a costo zero per gli allievi ai quali ripeteva spesso che, imparare il mestiere, era necessario, non solo per uso familiare, ma specialmente, per trovare qualche sbocco occupazionale.

Quando spiegava le operazioni di attacco dei bottoni, il modo di fare le asole etc. si servivano di macchinari fatti arrivare direttamente dalla Svizzera. Suo nipote, Giuseppe Pettinicchio, (Peppino), figlio di sua sorella Rosina, era emigrato in Svizzera negli anni '60. A Guglionesi, anche lui aveva imparato il mestiere di sarto frequentando la sartoria dello zio Raffaele. Quando si sentì sicuro del fatto suo, in Corso Conte di Torino, aprì una bottega tutta sua. Siccome i sarti nel paese erano tanti, Peppino, fu costretto a emigrare. Ogni giorno che passava, il lavoro diminuiva sensibilmente, anche per l’incalzare delle confezioni prodotte con sistema industriale. Considerato il mestiere che aveva tra le mani, non fu difficile trovare un’occupazione consona alle sue attese. A Mendrisio, nel Canton Ticino, trovò lavoro presso un’importante fabbrica di confezioni. In questo campo, fece varie esperienze, girando per le fiere alla ricerca di nuove innovazioni utili per l’azienda, prendendo contatto con i fornitori, etc. Peppino si adoperò tantissimo per fare arrivare a Giuglionesi, nella scuola dello zio, alcuni macchinari dismessi, che, con opportune revisioni, divennero operativi.
Raffaele Ciarallo, per creare i modelli di carta, aveva ideato e messo in pratica un’idea tutta sua.

Questo sistema, chiamato “Diagramma Antropometrico”, è ’stato depositato il 25 luglio 1966 presso l’Agenzia Italiana Brevetti e Marchi, via Meravigli 16, Milano. Il brevetto, con il n° 800018, è stato concesso il 2 gennaio 1968, per la durata di 15 anni. Il titolo brevettato era: “Procedimento per l’esecuzione di tracciati base per il taglio di abiti in genere e tracciato così ottenuto”.

Senza entrare in discorsi tecnici, cerco di sintetizzare la sua invenzione.
“Per realizzare un modello su carta, rispetto ai metodi tradizionali, il suo procedimento richiedeva un numero minore di misurazioni del corpo.
….Era sufficiente il rilevamento di una misura base (Altezza della persona dalla base della nuca ai talloni, ovvero il suo semi-perimetro toracico) e una successiva divisione di tale misura per un numero fisso, 30 se si parte dall’altezza, 10 se si parte dalla misura in base alla quale è costruibile uno schema di tracciatura valido praticamente per tutti i tipi di abiti sia per le porzioni anteriori che per quelle posteriori…….”.

Nel 1970, con questo brevetto, partecipò al 19° Salone Internazionale delle Invenzioni di Bruxelles, in Belgio, dove fu premiato con medaglia di bronzo e diploma.

Importanti sartorie italiane si misero in contatto perché interessati al brevetto. Lui rifiutò, categoricamente, tutte le offerte, alcune cospicue. Anche in questo frangente, si evidenziò la grandezza di Raffaele Ciarallo, una persona vera e unica che ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento del suo mestiere alle nuove generazioni.

Verso la fine degli anni '80, Luluccio cominciò ad avere problemi di salute che, negli anni, limitarono la sua attività. Per questo, nel 1993, la scuola, fu chiusa. Morì il 29 maggio 2003. Ad aprile 2002, era venuto a mancare l’amatissimo fratello Peppino. Insieme, avevano condiviso cinquant’anni di amore per un lavoro che tenevano “cucito” sulla loro pelle.

Un ringraziamento molto speciale lo devo al nipote, Domenico Pettinicchio, (Mimì), figlio di sua sorella Rosina. Con grande entusiasmo ha messo a mia disposizione la preziosa e corposa documentazione e mi ha fornito tutte le informazioni necessarie per portare a conoscenza una parte di storia, poco conosciuta, del nostro paese.

 

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