14/3/2020 ● Cultura
San Giuseppe e l'emergenza Corona Virus
Emergenza Coronavirus. Guardialfiera sospende le plurisecolari tradizioni legate a San Giuseppe
Il Santo più silenzioso del Vangelo può adesso consolarci con la logica sorprendente di Dioprendente di Dio
“Ecco, ora è il tempo favorevole; ora è il giorno della salvezza” (2Cor,
6-1). Ecco l’occasione per “salvarci”! Parole confortanti di San Paolo fatte
risuonare dal Cardinal Delpini nel Duomo di Milano a porte chiuse, nella 1^
domenica di quaresima. Anche noi quel giorno eravamo intimoriti, più per
l’infuriare del vento vorticoso sulla nostra fiera di marzo, che non per
l‘emergenza Coronavirus.
Sennonché eccoci qui. Al 9 marzo sopraggiunge il decreto della CEI che, in
attuazione alle misure cautelative del Governo, interdice Messe festive e
feriali, funerali, matrimoni e tutti i riti sacri con la partecipazione del
popolo. Il fermo include anche la plurisecolare novena e le significative
coinvolgenti devozioni che, “per San Giuseppe, con le prime viole, inaugurano la
serie delle agapi fraterne a Guardialfiera” (F. Jovine). Periodo immobile ora;
in contrasto con l’estrema fretta della vita. Ed anche insolita quaresima,
caratterizzata perfino dal digiuno eucaristico.
E’ doloroso. Ma può rappresentare una sfida capace di rendere l’emergenza in
opportunità di crescita, di cambiamento; per praticare il buon vicinato, per
farci più vicini ai vicini, per far “bene” il bene; per sanare le relazioni, per
offrire una mano “umana” ad amici più deboli.
La rarefazione delle attività e l‘isolamento dovuto al virus, potrebbe
trasformare la nostra casa in “tempio di lettura”. E - in sostituzione della
novena - leggere e riflettere su San Giuseppe – l’uomo giusto - il personaggio
più silenzioso ma espressivo del Vangelo; indagare sulla sua dolcezza, fedeltà,
onestà, pazienza, tenerezza. Sul ruolo della paternità e della famiglia; sul
dialogo e sulla sua immagine di bontà forte e di fortezza buona. San Giuseppe:
un vero signore, il falegname povero come Geppetto, ancora idoneo a suggerirci
con la sua vita, la logica sorprendente di Dio.
A seguito della pandemia, nessuna “Mensa fraterna” quest’anno a Guardia. I ceci
così grossi e saporosi; i fagioli teneri e bianchi conditi d’olio verde; i
bucatini insaporitii di gustosa mollica fritta, non saranno degustati né dai
personaggi compunti della Santa Famiglia, né da ossequiosi ospiti solitamente
venuti per la festa da ogni parte. Neppure il grano bollito, le frittelle
lievitate, né il pane dei poveri può essere distribuito. Pane dei tempi passati
dal sapore speciale. Il Pane di San Giuseppe! Pagnotte odoranti, gigantesche
come quelle del Giovedì Santo donate agli apostoli figuranti, nella Messa
dell’Ultima Cena di Gesù. Pane di frumento duro impastato e fermentato da
lievito madre, con una croce sulla crosta, simile a quella tracciata dalle
nostre mamme sulle pagnotte che mantenevano fino a mezzo mese. Pane che non
veniva mai poggiato faccia in giù per rispetto a Cristo. E se cadeva per caso,
pure una mollica la si raccoglieva, si baciava e si chiedeva perdono al cielo
con silenziosa breve preghiera.
Atmosfera cupa in questo tempo dedicato a San Giuseppe, più o meno come quella
riferita da Antonio Antenucci, lo studioso assiduo e per lunghi anni Segretario
Comunale. Egli scova adesso un manoscritto dell’anno 1867 dal quale rileva “quel
terribile morbo asiatico detto cholera che, nel mese di dicembre 1866 non molto
conturbò il popolo giacché da tutti i cittadini ritenevasi come passeggiero ed
effimero. Ma venuto il Gennaro dell’anno seguente il contagio s’accrebbe e agli
inizi di marzo si contarono nel paese circa 30 morti di cholera.”. Il documento
tratteggia anche la festa “con molta pompa celebrata in quell’anno al glorioso
Patriarca S Giuseppe verso cui si nutriva fervida e specialissima divozione”.
Questi fatti – osserva Antonio Antenucci – incrementarono verosimilmente nei
guardiesi i sensi di devozione verso il “Purissimo Sposo di Maria SS.ma”, tanto
che la piccola chiesa nel Corso Umberto dedicata a S.Michele Arcangelo, venne
restaurata a cura di Mariannina Montano e consacrata a San Giuseppe.
Stando in trincea, chiediamo a Giuseppe il suo contributo per acquistare a costo
zero, come allora, tutti gli anticorpi necessari capaci di distruggere quella
costellazione di virus che ancora non riusciamo ad isolare: ansia,
scoraggiamento, immobilismo. E prepararci con gioia ad una ribellione di vera
normalità.