3/9/2008 ● Libro
Gomorra: dal libro di Roberto Saviano al film di Matteo Garrone
"Montreal - Dopo Il
Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1958, Il Nome della Rosa di
Umberto Eco nel 1980, Gomorra di Roberto Saviano del 2007 è il terzo best seller
letterario italiano degli ultimi 50 anni. In Italia Gomorra è in cima alla
classifica da oltre cento settimane per un totale di oltre un milione di copie
vendute ed all’estero è stato tradotto in 43 lingue,cosa rarissima per un libro
italiano.
Gomorra è un romanzo-verità o docu-fiction, frutto di osservazioni dirette sul
territorio e di documenti ufficiali di processi intentati contro il Sistema,
sinonimo di Camorra, il nome dato al crimine organizzato a Napoli e dintorni. Il
libro di Roberto Saviano descrive la penetrazione capillare sul territorio della
Camorra ed il controllo dei gangli vitali della sua economia per mezzo di soldi
e sangue. La Camorra ha ramificazioni economiche a livello locale, nazionale ed
internazionale con un fatturato illegale stimato a 159 miliardi di euro
all’anno. È quindi una vera multinazionale del crimine che paralizza la società
e ne impedisce lo sviluppo civile ed economico.
Il mese di giugno scorso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha
dichiarato durante una sua visita nella città partenopea: ‘ Finchè non verranno
debellate le presenze eversive e l’infliltrazione della criminalità organizzata
nel tessuto economico, non sarà possibile avere sviluppo, consolidare le
attività economiche già esistenti e sarà estremamente difficile l’impiego di
risorse in questi territori’ ed ha incitato a liberare la città dai
condizionamenti della Camorra, arginare i soprusi dei vari clan, condurre una
battaglia continua contro la criminalità organizzata. Nobili propositi, ma
difficili da mettere in atto perchè la Camorra incute timore ed uccide chi si
oppone al suo controllo del territorio ed al suo dominio economico. L’ accumulo
dei rifiuti per le strade di Napoli è un problema fatto emergere a bella posta
dalla Camorra e costituisce una metafora del suo potere.
Nel giro di tre decenni le sue vittime sono state quasi 10mila «più di quelle
della Striscia di Gaza a partire dalla prima Intifada, più della somma dei morti
fatti dall’Eta in Spagna e dall’Ira in Irlanda».Questi dati sono forniti dal
Saviano il quale, a causa delle rivelazioni contenute nel suo romanzo-inchiesta,
vive sotto scorta ed è obbligato a spostarsi frequentemente perché è nel mirino
del clan dei Casalesi.
I montrealesi hanno avuto modo di incontrare Roberto Saviano il mese di maggio
scorso al festival letterario Blue Metropolis al quale era stato invitato in
qualità di ‘scrittore in pericolo’.Personalmente ho avuto l’occasione ed il
piacere di intervistare ed interloquire con Saviano durante la sua visita nella
nostra città ed ascoltare di viva voce l’analisi cruda,coraggiosa, a volte
disperata che egli fa della realtà della sua natia Campania. L’incontro con
Roberto Saviano da me condotto in italiano con traduzione simultanea in inglese
il 4 maggio scorso è stato uno dei momenti forti del festival Blue
Metropolis.Centinaia di persone, in stragrande maggioranza non italiane, erano
presenti alla nostra lunga conversazione nel corso della quale Saviano ha
spiegato che ‘ il bisogno di testimoniare e l’urgenza ineliminabile di dire’ lo
hanno spinto a scrivere Gomorra e spiegano il suo impegno morale e sociale. ‘ Mi
tormentavo, ha detto il 27enne Saviano, cercando di capire se fosse possibile
tentare di capire,scoprire, sapere senza essere divorati, triturati.O se la
scelta era tra conoscere ed essere compromessi o ignorare – e riuscire quindi a
vivere serenamente’. L’ossessione di capire la vera natura della Camorra è
diventato per lui un imprescindibile bisogno di rivelarne la logica, perché
convinto che la parola scritta – ed in seguito l’immagine sul grande schermo
nella riduzione cinematografica di Gomorra ad opera del regista Matteo Garrone –
costituiscono ancora preziosi veicoli nella lotta contro le mafie. ‘ Contro il
crimine globalizzato,- ha spiegato Saviano in risposta ad una mia domanda- sono
necessari interventi a livello nazionale ed internazionale. Alla globalizzazione
delle mafie occorre rispondere con la globalizzazione della coscienza della
cittadinanza e soprattutto con la confisca dei beni ottenuti illegalmente.
Parallelamente al Sistema esiste infatti in Campania una società sana,
rispettosa dello Stato e delle sue leggi e pronta a rispettare ed a far
rispettare la legalità e la giustizia. Sapere, capire diviene una necessità.
L’unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare. Ma la mia
speranza è un’altra. Poter raccontare è già speranza.Nel momento in cui si
conosce si puo’ sperare.E se si conosce, si puo’ sapere che nell’adesione alla
Camorra non c’è futuro fuori della morte, che è ancora possibile dire di no.
Ogni lettore o spettatore in piu’ è una speranza in piu’ perchè venga ribaltata
la logica ‘ o uccidi o sei servo’. La mia speranza è in quel no,nella capacità
di resistere’.
Il romanzo-inchiesta Gomorra di Roberto Saviano va visto quindi come un recente
e nobile esempio d’impegno civile, come la semplice ed ineliminabile espressione
di anelito di giustizia e di libertà. È un discorso che ha saputo toccare le
corde sensibili di milioni di persone sia in Italia sia all’estero. Il commercio
della droga, le discariche abusive, il commercio illegale delle armi a livello
internazionale,i porti come punti di smistamento dei prodotti tessili o di
abbigliamento prodotti a bassissimo costo in paesi come la Cina sono certamente
una piaga napoletana, ma non solo napoletana.I problemi di Napoli vanno visti
infatti come uno specchio deformante dei problemi che affliggono le società
democratiche post-industriali.
Dal romanzo di Roberto Saviano il regista Matteo Garrone ha tratto un film con
lo stesso titolo Gomorra, acquistato dalla Seville Pictures per la distribuzione
in Canada prevista nell’ autunnodel 2008.Matteo Garrone ha già diretto Terra di
Mezzo, Estate Romana, L’imbalsamatore e Primo amore. Dalle pagine del
romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, il giovane regista ha estrapolato cinque
storie e ha raccontato attraverso il cinema la realtà dei bassifondi napoletani
legati alla Camorra con la sua violenza e corruzione. Storie che incrociano i
destini di persone e realtà, ‘dove niente ha valore se non genera potere’.In una
delle cinque storie un imprenditore del riciclaggio di rifiuti tossici gestisce
una larga fetta di territorio e dà lavoro a tredicenni semi-analfabeti che
pagano le famiglie dei detenuti e sognano di diventare grandi spacciando droga.
Adolescenti spacconi che credono di essere in un film di Brian de Palma e come
“Scarface” cercano di far parte del Sistema corrotto.In un altro episodio un
sarto gestisce una fabbrica in nero grazie agli appalti delle case d’alta moda
ed entra in una spirale di morte quando decide di scendere a patti con la
concorrenza cinese. Prima delle riprese il regista ha raccontato di essere
andato sui luoghi per farsi accettare, ha conosciuto la camorra napoletana e i
nemici del clan dei Casalesim ma soprattutto è in quei posti che ha scelto
alcuni personaggi per interpretare il suo film: ragazzi del luogo che sono
riusciti a dare una forza credibile alla sua pellicola che al Festival di Cannes
ha vinto il prestigioso Gran Premio della Giuria.
Ad imbracciare fucili e pistole sono attori di strada, alcuni di loro nella
realtà avevano sparato davvero, abituati a vivere in un mondo dove l’illegalità
si trasforma in routine. «Il materiale da cui sono partito per girare Gomorra
era così potente visivamente che mi sono limitato a riprenderla con estrema
semplicità, come se fossi uno spettatore capitato lì per caso», ha chiarito
Matteo Garrone. ‘Mi sembrava questo il modo più efficace per restituire
l’esperienza emotiva che ho provato durante il percorso della lavorazione del
film’.
Lo scrittore Roberto Saviano ha collaborato alla sceneggiatura di Garrone -
scritta con Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio.
‘Nel film, come nel libro, abbiamo voluto mostrare le resistenze che ci sono in
Italia’, ha detto Roberto Saviano alla presentazione del film a Cannes: ‘la
nostra non è una denuncia, noi vogliamo solo raccontare attraverso le immagini.
È il racconto come operazione di verità’. ‘ Nel ventennio più duro in Italia, i
cosiddetti Anni di Piombo, ci sono stati 600 morti. Nulla a confronto di quanti
ne stanno contando le mafie italiane che si contendono il territorio guadagnando
con il traffico di droga, armi, estorsioni e affari in qualunque settore che va
dall’edilizia al turismo, trasporti, carburanti, supermercati, ristoranti,
cinema e banche’.Tra i protagonisti di Gomorra anche Toni Servillo (ha
interpretato anche il ruolo di Giulio Andreotti in Il Divo di Paolo Sorrentino )
che del regista Garrone dice: ‘C’è del metodo in quella follia. Sembrerebbe una
organizzazione casuale della realtà e invece Matteo Garrone la sonda e la
interroga ed in 135 minuti ne fa venir fuori una dimensione più reale del reale
con acutezza, intelligenza’. ‘Matteo Garrone,- ha scritto Roberto Saviano -
imprigiona l’anima del vissuto: è la forza del lavoro toponomastico che
diversamente dal libro, si inoltra nell’inchiesta. Quello su cui si concentra il
film è un’apocalisse quotidiana.Senza mediazione, tutto si apre negli occhi
dello spettatore e costruisce la realtà come quella di Secondigliano nel
Casertano.I personaggi, sono, non simulano.L’esistenza di molti di loro è un
racconto feroce. Il film di Garrone è un mosaico di immagini che si fa vita, si
incarna. L’ispirazione è chiara. Il metodo della strada neorealista. Paisà di
Roberto Rossellini, ma anche Francesco Rosi e penso a certe immagini di Vittorio
De Seta. Nel suo Gomorra Matteo Garrone ha realizzato una sorta di topografia
umana.È interessato a raccontare la pelle, il sudore di questa quotidiana
apocalisse.Film e libro si integrano a vicenda, non si sovrappongono. Vivono
autonomi, in un rapporto speculare’."