9/9/2019 ● Cultura
Film: "Martin Eden" di Pietro Marcello
Il film, trasposizione del celebre romanzo di Jack London, racconta la storia
di un marinaio napoletano (interpretato magistralmente da Luca Marinelli,
premiato con la coppa Volpi nell'ultima Mostra Internazionale D'Arte
Cinematografica di Venezia.
Il protagonista salva da un violento pestaggio Arturo Orsini e viene accolto con
riconoscenza dalla ricca famiglia borghese del ragazzo e presentato alla sorella
Elena.
Martin Eden dall'animo ipersensibile , con grande fame di vita e un coraggio
incontestabile, si innamora a prima vista di Elena (Jessica Cressy).
L'amore per la donna deve però superare la differenza di classe e di cultura che
il giovane tenta di colmare con lavori saltuari, dedicando molto tempo alla
lettura di tanti libri di diverso genere che riesce ad assimilare grazie alla
sua viva intelligenza, sognando di affermarsi un giorno come scrittore.
Il percorso di Martin intricato e doloroso gli farà conoscere la grettezza dei
suoi simili, ma anche la generosità di una vedova che lo accoglie come un
figlio, durante una festa a casa di Elena conosce Russ Brissenden (Carlo Cecchi)
poeta e filosofo che lo introduce alla politica, cercando di far crescere in lui
l'autostima.
Vari e molteplici sono i tentativi di far pubblicare i suoi scritti respinti
dagli editori, in quanto non in sintonia con i tempi.
Alla fine, dopo tante peripezie, delusioni e amarezze, un editore accetta di
pubblicare un suo racconto, inviandogli come compenso un assegno di notevole
importo.
Successivamente un altro editore, apprezzando lo stile originale e il contenuto
dei suoi scritti decide di pubblicarli.
L'inabissarsi di un veliero che appare più volte sullo schermo, sembra presagire
la fine del protagonista. Infatti, Martin si autodistrugge anche a causa della
netta percezione di essere comunque un "diverso" rispetto alla società fine e
colta rappresentata dalla ricca borghesia chiusa nel suo egoismo e
individualismo, indifferenti alla grande miseria degli uomini invisibili e senza
voce.
Il film sceneggiato dal regista insieme a Maurizio Braucci evidenzia il
disperato bisogno di umanità che anima il personaggio, e soprattutto la
preveggenza da parte dello scrittore delle perversioni e dei tormenti che
avrebbero segnato il secolo scorso, con l'acceso individualismo e il tradimento
della propria appartenenza.
Il regista ambienta la storia a Napoli e illustra i fatti più salienti del 900
utilizzando materiali di repertorio tratti da numerosi archivi che partono dalla
festa del 1°maggio del 1920, per arrivare attraverso il fascismo e la guerra,
agli anni 50 e anche oltre.
Il montaggio del film è preciso e veloce, perfetta la fotografia e la
scenografia; straordinario il commento musicale che mescola sapientemente
Debussy e Teresa De Sio tratteggiando lo svolgersi degli eventi.