28/8/2008 ● Cultura
Beato Umile da Guglionesi, festeggiato a Monteodorisio
Diversi anni fa (tra le mie carte "vecchie" ho un appunto datato al 10 Agosto 2001), agli albori della grande rivoluzione della
navigazione internet, quando rari erano i siti, le naviagazioni e i loro contenuti, mi ritrovai sul
sito www.monteodorisio.net (oggi non più attivo), sito web che riportava un documento storico
su "Beato Umile da Guglionesi" (morto in Monteodorisio, nel convento
di San Bernardino, il 17
Giugno 1680), laico dell'ordine dei Frati Minori. In precedenza di "Beato Umile" lessi varie notizie sulla "Cronistoria di Guglionesi…" di Angelo Maria Rocchia [cfr. ristampa di Morlacchetti a pag. 157]. Tuttavia riporto di seguito il testo di un documento
(web) così come ne trovai traccia di trascrizione sul sito citato, al fine di conservare nell'archivio di Fuoriportaweb
altra memoria, pur ritenendolo una sintesi di quanto riporto in merito da
Rocchia
"Sin dalla tenera età cercava i luoghi più solitari per deliziarsi nell'orazione
con Cristo Gesù. All'età di venti anni vestì l'abito serafico; fu chiamato Fr.
Umile e riuscì vero specchio dell'umiltà. La sua vita fu vita di meditazione, di
asprissima penitenza e di carità. Il Signore gli concesse il dono delle estasi,
dei miracoli e della profezia. Le estasi si potavano dire per lui cosa abituale.
Nei vari conventi dove dimorò, come in quelli di S. Onofrio in Vasto, di S.
Bernardino in Monteodorisio, del SS.mo Salvatore in Lucera e, per ben due volte,
nel palazzo del Marchese del Vasto Diego D'Avalos (presente una volta anche
Mons. Carafa, Arcivescovo di Lanciano), bastava sentisse parlare di cose
spirituali per sollevarsi in alto e solo l'obbedienza ne lo ritraeva. La sua
fede poi era così viva che con il nome SS.mo di Gesù, col segno della S. Croce,
e col tocco della sua corona guarì non pochi infermi e, non una volta sola,
meritò di vedersi moltiplicato il pane nella bisaccia e di trovare il vino nelle
botti già vuote. Dura fu la lotta che dove' sostenere con il demonio, il quale lo
bastonava così aspramente, da lasciarlo più volte disteso a terra a guisa di
morto. partito da questa terra, dopo essere stato esposto il suo corpo tre
giorni per il grande concorso di gente, non solo del vasto, ma delle altre terre
del contado di Monteodorisio, gli fu aperta una vena del braccio destro, e ne
uscì sangue vivo e puro, ed in tanta quantità, che se conservarono due ampolle
di vetro e se ne bagnarono molti panncelli di lino. Tutto ciò risulta da
testimonianze giurate e da altri veridici manoscritti della Provincia. Dimorando
nel convento di san Bernardino, nella seconda domenica di maggio, furono tutti i
frati chiamati dal signor Angelantonio de Angelis, persona principale di detta
Terra, per celebrare con tutta la sagra pompa la festività di san Marcellino
martire, di cui adorasi una insigne reliquia, e conservasi in un divoto Armario
nella chiesa di san Giovanni, ed altresì vi si legge un'Indulto Aposotlico, che
spiega la traslazione di detta reliquia, una colla concessione della festa in
detto giorno, siccome anche ai nostri giorni si celebra, ma non con quella
magnificenza, con cui il suddetto signor De Angelis faceva unitamente comparire
la devozione e la pompa. Tutti i frati che vi andarono, furono trattenuti a
pranzo in casa del medesimo Angelantonio, e perché vi era anche F. Umile, per la
pubblica fama della sua Santità, tutti nell'atto del mangiare, favellavano seco
di cose spirituali e della gloria dei Santi, gran fatto! Si infervorò si
fattamente il Servo di Dio del divoto ragionamento, che gridando a piena voce, si
alzò da terra e per lo spazio di mezz'ora, fu ammirato colle braccia aperte,
starsene miracolosamente in aria; fu richiamato dal P. Guardiano, dal quale
subito fu ricondotto al Convento, e tutta quella gente ivi concorsa, andò alla
Chiesa a glorificare il Signore, mirabile nei servi suoi. Nella terra di
Monteodorisio, ma nella casa di Carlo Raspante, si compiacque l'operator di
mirca o li pubblicare il merito del divoto religioso con un'altro
prodigiosissimo Ratto alla presenza di più persone, ivi conoscere per la festa di
san Martino, che per divozione ed industria di detto Carlo pomposamente si
celebrava. Finalmente menendo sulla terra una vita celeste, reso esemplare della
perfezione, in cui legevasi tutto il catalogo delle virtù, carico di anni, ma
assai più ricco di meriti, dopo una penosa infermità di più giorni, nella quale,
con una ammirabile tolleranza, rappresentò al vivo il ritratto del Santo Giobbe,
prevedendo il giorno e l'ora della sua morte, volle ricevere i Santi Sacramenti
della Chiesa, e con tanta riservatezza, tenerezza e divozioni communicossi, che
lasciò a quanti erano ivi presenti un'ottima regola di ben morire. Insomma con
pubblica fama di santità nel convento di san Bernardino di Monteodorisio a dì 17
di giugno dell'anno 1680, fece pausa a questa vita mortale e volò la sua anima
al cielo per ricevere la stola dell'immortalità e vivere come pienamente si
crede con Cristo eternamente beato. Pubblicatasi la sua morte, subito il signor
Marchese del Vasto con tutta la sua numerosa corte e quasi tutto il popolo della
città, pel concetto che avevano della santità del defunto religioso, andarono
al suddetto convento di san Bernardino per vedere, venerare e baciare quel sacro
Corpo. Cominciò a crescere così grandemente il concorso dei popoli, non solo del
Vasto, ma delle altre terre del Contado di Monteodorisio, che per soddisfare
alla devozione di tutti, fu d'uopo tenerlo tre giorni esposto in chiesa, ma
benché fosse con gran diligenza custodito, non riuscì di resistere alla divota
violenza dell'affollate genti, le quali fecero il suo abito in mille pezzi, per
tenerne ogni minima particella come reliquia. In tutti quei giorni fu quel
venerando cadavere osservato bello, trattabile e con tutte quelle qualità come
fosse stato vivente.
Dopo tre giorni gli fu aperta la vena del braccio destro, ed alla presenza di
più persone principali, così della corte di detto signor Marchese, come della
città del Vasto, e di molti Sacerdoti secolari e regolari, ne uscì sangue puro,
vivo e bello ed in tanta copia, che se ne conservarono due ampolle di vetro e se
ne bagnarono molti pannicelli di lino. Fu seppellito nel pavimento di detta
chiesa di san Bernardino, e proprio vicino al confessionale, che di sopra tiene
il pulpito. Tanto si è raccolto da giurati attestati e da altri veridici
manoscritti della provincia."
La festa in onore del "Beato Umile da Guglionesi" si celebra a Monteodorisio,
in provincia di Chieti, ogni anno 17 Giugno."