20/8/2008 ● Libro
Discorso sul libro di S. Adamo di Guglionesi
[Discorso pronunciato dal professor Filippo Salvatore il 3 giugno 2007 a
Montreal per i soci dell’Associazione Guglionesana del Quebec
Usconium, Sant'Adamo di Guglionesi Abate nel monastero benedettino delle Isole
Tremiti, di Gerardo Cioffari e Luigi Sorella, Edizioni Palladino, Campobasso,
2005]
"Senza Storia patria, non vi è amore di Patria.
Questo significa per me Cronistoria di Guglionesi e di S. Adamo. Qualche fiata
però volendo dire in quest'Opera tutto quello che raccolsi in più luoghi,e
fissare in iscritto la tradizione, non ho omesso la leggenda, la quale se altera
il fatto reale, talvolta conserva un fondo di vero o almeno di non falso; altra
volta mi son contentato di un 'si dice, forse, probabilmente' ...E allora
ponderando tutte le ragioni di un fatto sconnesso, e non soddisfatto da alcuna,
pure espongo a guisa di chi è certo di non appagare altrui, perchè non è
persuaso egli stesso. Non fabbricherò un edifizio; porterò delle pietre perchè
altri in appresso lo innalzi".
Questo stralcio è tratto dalla prefazione dell'arciprete Angelo Maria Rocchia
(1830-1907) al suo libro Cronistoria di Guglionesi e delle tre gloriose
traslazioni di S.Adamo suo protettore (Napoli, Gargiulo, 1890). Cosciente dei
limiti del libro "per la pochezza dei documenti, e per l'astruseria delle
ricerche" l'autore invita "I cittadini di buona volontà a raccogliere tradizioni
e leggende,visitar ruderi, ricercare in Archivi e Curie" per aumentare le
notizie. Rocchia è consapevole che "l'ottimo è nemico del buono", tuttavia non
si astiene dal dire il poco pur sapendo che si può far molto.
Nella sua prefazione della ristampa della "Cronistoria", (Vasto, Cannarsa,1991)
Gabriele Morlacchetti, l'attuale parroco di Guglionesi, riconosce che "Rocchia è
cosciente del limite del suo lavoro"; tuttavia sottolinea che nel volume "Rocchia
fa una lunga e approfondita ricerca di fonti documentali su Guglionesi; legge
tutte le carte dell'archivio parrocchiale, del Municipio, di antiche famiglie
guglionesane; consulta l'archivio diocesano di Termoli, quello di Montecassino,
protocolli notarili, raccoglie tutto ciò che scrittori e storici avevano scritto
e gran parte di questo materiale lo raccoglie in un manoscritto di circa 220
pagine" (Morlacchetti, p.19).
Interessante ed importante a fortiori è il fatto che Morlacchetti termina la sua
prefazione della "Cronistoria" con questa citazione di Gerardo Cioffari: "Le
leggende medioevali sono racconti storici, che oltre allo scopo informativo,
avevano anche uno scopo formativo ed edificante, e quindi erano narrazioni degne
di essere lette (= leggende). Un elemento questo che talvolta ha nociuto alla
credibilità storica, lasciando nel lettore moderno, non più abituato a larghi
squarci agiografici ed edificanti, una certa perplessità anche sui dati cronachistici veri e propri. In realtà ci si trova di fronte ad autentiche
narrazioni storiche, esposte in uno stile agiografico"(p. 20).
Nel quarto volume del suo Il Molise dalle origini ai Nostri Giorni, Giambattista Masciotta ebbe a scrivere a proposito della Cronistoria del Rocchia:
"Opera non solo farraginosa,ma deturpata dalle consuete fantasticherie adulative
del luogo, che attenuano il valore generico del lavoro.Opera nondimeno, che
scevrata del molto loglio, non manca di qualche pregio per la copiosità del
notiziario.Chi sa leggerla, vi trova del buono".
Ecco, il Morlacchetti ha avuto come scopo di scevrare il "molto loglio" presente
nella Cronistoria adottando però da circa un ventennio un atteggiamento di
critica positiva nei confronti del Rocchia.
Ne è spia il volumetto "La figura di S.Adamo nel contesto della presenza dei
benedettini nella fascia costiera del Molise" (Guglionesi, 1998), da lui redatto
in collaborazione con le insegnanti Angiolina D'Abramo e Michelina Tomei e degli
allievi della scuola media statale. Morlacchetti ha saputo predisporre, a detta
del capo dell'Istituto Giovanna Lattanzi, le coordinate del contesto storico
scegliendo come metodo d'indagine la conoscenza delle fonti, in particolare il
"Codice Diplomatico di Tremiti", (Roma, 1960) a cura di Armando Petrucci .Per
portare a buon fine la ricerca ha lavorato insieme con gli alunni ed ha
saputo "confrontarsi, riflettere, valutare criticamente, selezionare,
interpretare e ricostruire".
"Del patrono di Guglionesi, il Monaco benedettino Sant'Adamo, si hanno notizie
da due fonti: quella documentaria che raccoglie notizie sintetiche e molto
simili: Cronistoria d'Isernia, manoscritto del Marchese di Sterlich di Chieti,
Rucellini, Gattola, Romanelli, Leone Ostiense, ecc. E quella della tradizione
locale, che collega Sant'Adamo a Montecassino" (La Figura, p. 57). La tradizione
locale, che si basa in gran parte sulle memorie del capitolo di Santa Maria
Maggiore di Guglionesi, sostiene che il monaco Adamo, di cui parla l'Ostiense, è
lo stesso che si venera a Guglionesi.
Fautore di questa versione è stato Angelo M. Rocchia nella sua "Cronistoria". La
vita, le visioni ed I miracoli e le tre traslazioni vanno inseriti, viene fatto
notare, nella religiosità medioevale che esagera o abbellisce I prodigi
compiuti, le visioni o I miracoli in vita od I suoi interventi straordinari dopo
la morte. Anche a proposito del racconto della prima traslazione delle reliquie
di Sant'Adamo dalla chiesa di San Paolo di Petacciato a Guglionesi viene
sottolineato che "ha caratteristiche comuni con altri racconti:la volontà
divina,il furto delle reliquie, la traslazione, normalmente con un carro,
l'accoglienza festosa, la sepoltura nel luogo più significativo della città. A
questa narrazione si sono aggiunti nel tempo altri racconti fantasiosi o
esagerati, per soddisfare la curiosità del popolo, per fare una specie di epopea
della città, per giustificare varie tradizioni popolari secondarie" (La Figura,
p. 64).
Molto importante dal punto di vista metodologico nella stesura del volumetto è
questo chiarimento, "Rocchia, riportando gli eventi intorno alle traslazioni di
Sant'Adamo, diversifica gli elementi certi, da quanto è secondario ed
esagerato" (p. 64).
La rilettura critica del testo del Rocchia da una parte ed il ricorso sempre più
rigoroso a documenti storici hanno costituito il filo conduttore della ricerca
su Sant'Adamo negli ultimi due decenni. Fa eccezione a questo metodo di indagine
la ripubblicazione del testo sulla figura del santo patrono di Guglionesi di
Corrado Gizzi con il titolo "Come un Verde Abete" (Foggia, Bastogi, 2002). Si
tratta di un'opera di elevato valore letterario con toni agiografici che,
prendendo lo spunto da alcune pagine del Rocchia, fa rivivere le tappe salienti
della vita del benedettino Adamo.
Sempre nel 2002, in concomitanza con le celebrazioni del IX centenario della
prima traslazione delle reliquie di Sant'Adamo, viene organizzata la lectio "Tra storia e leggenda. La traslazione di Sant'Adamo". Ne è l'autore lo storico e
teologo domenicano Gerardo Cioffari,grande esperto di agiografia religiosa
medioevale.
Si tratta di un intervento di importanza capitale. Il Cioffari, con l'intuito
del grande ricercatore, riesce a legare indizi presenti in diverse fonti
storiche rimaste fino ad allora separate. Il Cioffari riprende la constatazione
fatta, ma scartata, dallo stesso Rocchia,- trovata negli archivi del monastero
di Montecassino -, che era esistito un Adamo, abate del Monastero delle isole
Tremiti. È la sua vasta conoscenza del periodo storico, i secoli X ed XI, nel
meridione d'Italia che gli permettono di cercare, capire ed inserire le vicende
della vita del benedettino Adamo nel conflitto tra bizantini, longobardi e
normanni.Intersecando episodi di storia civile e religiosa e sfruttando con
acume I documenti resi noti dal Petrucci, il Cioffari arriva alla conclusione
molto plausibile, che il Santo Patrono di Guglionesi non è altro che l'abate
benedettino del monastero di Santa Maria delle Isole Tremiti.
La conclusione provocatoria alla quale il Cioffari era giunto nella sua lectio "Sant"Adamo e la sua Historia Translationis" nel 2002 costituisce la prima parte
di questo pregevole volume, Sant'Adamo di Guglionesi. L'abate nel monastero
benedettino delle Isole Tremiti. Ne è coautore con Gerardo Cioffari, Luigi
Sorella, giovane e valente ricercatore nonché esperto informatico. Cioffari e
Sorella sono stati coadiuvati nel loro lavoro di rivisitazione della figura di
Sant'Adamo dal parroco di Guglionesi Gabriele Morlacchetti, anche se il suo nome
non appare ufficialmente sulla copertina.
Sant'Adamo di Guglionesi è un'opera di ricostruzione e di 'chiarificazione storica' attorno alla figura di Sant'Adamo Abate.
Si tratta di un'opera varia, composita e multiforme. Essa consta di due parti,
di otto appendici documentarie, di cui una interessante e ricca iconografica, di
un indice analitico e di una bibliografia.
La prima parte, Sant'Adamo e la sua Historia Translationis, è di Gerardo
Cioffari e la seconda Il Culto di Sant'Adamo di Guglionesi è di Luigi Sorella.
La prima appendice riproduce molte chartulae (commutationis, concessionis,
donationis, offertionis) o privilegia (dell'imperatore Enrico III o di Papa
Niccolò II, tra gli altri) del codice Diplomatico di Tremiti nella trascrizione
di Armando Petrucci.
Si tratta di documenti che coprono un arco di tempo di oltre un secolo
(1038-1151) e sono testimonianze della crescita territoriale del monastero che
possedeva proprietà lungo la costa del medio Adriatico, dal chietino in Abruzzo,
alla fascia costiera molisana, alla Capitanata marittima. Il documento più
significativo è il placitum di Papa Niccolò II che porta la data,Melfi 23 agosto
1059. Nel sinodo tenuto a Melfi Niccolò II alla presenza dei cardinali
partecipanti "in seguito alle pretese di dominio avanzate da Desiderio abate di
Montecassino sul monastero di Santa Maria di Tremiti, ascoltata la deposizione
dell'abate di esso Adam, vengono respinte le suddette pretese e viene
riconosciuta l'indipendenza del monastero stesso". Tenendo conto del luogo, un
sinodo presieduto dal papa, e dei contendenti, Desiderio, abate di Montecassino
e futuro papa, ed Adamo,abate di Santa Maria delle Tremiti,la disputa acquista
un valore ed un significato eccezionale. Da un lato dimostra la ricchezza e
l'influenza che il monastero tremitense aveva acquistato nel corso del primo
secolo del primo millennio e dall'altro l'autorità ed il prestigio dell'abate
Adamo. A buon ragione I guglionesani lo rivendicheranno come santo patrono. La
vittoria diplomatica riportata a Melfi sarà caduca. Adamo continuerà a difendere
una politica filo bizantino-longobarda nel periodo in cui il papato si stava
alleando con I normanni e con il Guiscardo. Questo spiega i tentativi, in parte
riusciti, avvenuti in seguito fatti da Desiderio per deporre Adamo come abate.
L'appendice II consta dei "Documenti dell'archivio storico del Comune di
Guglionesi" che riguardano il culto di Sant'Adamo. Va notato, perchè costituisce
una importantissima novità a livello nazionale, che l' archivio è stato
completamente scansionato ed è fruibile tramite il sistema digitale Archi'Via. I
documenti vanno dal 1826 al 1953 (mancano gli anni 1858-1863) e danno uno
spaccato interessantissimo della vita religiosa ma anche sociale di Guglionesi
durante un secolo e mezzo. Dal 1826 al 1857 prevale una religiosità
tradizionale. Dopo la sbandata giocobina del 1799 ed il decennio murattiano, I
borboni erano tornati al potere e favorivano, ma controllavano il culto dei
santi.Nel 1850 il Decurionato,l'odierno consiglio comunale,non potendo spendere
i trenta ducati necessari per la festa di Sant'Adamo senza il previo consenso
del Ministro dell'Interno chiede di "ottenere lo svingolo da detto articolo".
Degno di nota è l'importanza dei luoghi pii, della cappella di Sant'Adamo in
particolare, che aveva affidato la custodia delle vacche ad un certo Andrea
Flocco. Nel 1844 viene istituito il Monte Frumentario di Sant'Adamo, in base
alla Legge del 1816, che gestiva una ingente quantità di grano, 582 tomoli nel
1851, da distribuire ai meno abbienti. Nel 1854 si spendono altri cento ducati
per l'acquisto di grano 'per aumentare il monte frumentario sotto la
denominazione di S. Adamo,non essendo sufficienti per la popolazione I monti ora
esistenti".
Con la liberazione o annessione del regno delle due Sicilie al Regno d'Italia
nel 1860,avviene un profondo cambiamento. Alla festività del protettore, a
carico del Municipio, nel 1864 viene abbinata quella dello Statuto "erogandosi
per la prima L.340,25 e per la seconda 140,17". Nel 1879 "l'Amministrazione
Comunale avendo osservato che la istituzione dei Monti Frumentarii non
corrispondeva più alle esigenze dei tempi,sin dal 1876 deliberava l'inversione
dei medesimi in una cassa di prestanza agraria" e mette in vendita I 70 tomoli
di grano a Lire 13,oo al tomolo. La liquidazione dei Monti Frumentarii di 400
tomoli diventa definitiva a novembre del 1881 e nel 1889 "delibera di procedersi
immantinenti contro gli eredi dei signor Angelo d'Anselmo ed Ottaviano Rispoli,
Amministratori di questi Monti Frumentari, facendo notificare ai medesimi il
Conto per gli anni 1863 al 1868". L'accusa era questa: che I signori d'Anselmo, Rispoli, Zappone e Totaro si erano "serviti per far negozi" dell'ingente
quantitativo di grano impedendone l'incremento e privando I contadini di un
usufrutto e di un beneficio cui avevano diritto. Nel 1880 entra poi in uso che
la Giunta determina di anno in anno il numero della Deputazione ed il modo in
cui verranno devolute le oblazioni raccolte e "qualunque spesa si facesse non
consenziente la Giunta Municipale non sarà da essa riconosciuta menomamente".
Nel 1882 viene stipendiato per tre anni come direttore della Banda Musicale
Liborio Manente con il compito di celebrare la festa dello Statuto, le feste
civili (nascite ed onomastici degli Augusti Sovrani) e "quelle solite
solennizzarsi per antica consuetudine e che non può sopprimere senza urtare la
suscettibilità di questa popolazione".
Il ribaltamento del potere civile su quello religioso tanto evidente in queste
delibere segue la logica che si era instaurata a livello nazionale dopo il 1870,
ossia l'eliminazione del potere temporale della Chiesa e la sua sottomissione
allo stato laico.
Nel 1885, nella notte tra il 3 e 4 giugno viene commesso il nefando ed audace
furto della statua d'argento del Santo Patrono. Si decide che Il Canonico Don
Salvatore de Lucia si costituisca parte civile e le spese da lui andate incontro
vengano pagate dal Comune. Viene poi deciso di adibire le offerte raccolte "nello acquisto di una nuova statua di simile metallo" (argento).
Nel 1937 viene risolto con un compromesso del vescovo di Termoli il contenzioso
sulle musiche ammissibili in chiesa. Le note della Marcia Reale potranno essere
suonate "nel momento in cui la Statua del Santo viene trasferita dalla sua
cappella alla Chiesa" e nella piazzetta prospiciente la porta maggiore della
Chiesa. "E così la cerimonia potrà compiersi con decoro, con disciplina e con
comune soddisfazione". Questa tradizione si conserva ancora oggi.
Le appendici I e II sono la prova del legame indissolubile che è sempre esistito
tra potere temporale e civile e quello della chiesa.
Il presente volume "Sant'Adamo di Guglionesi, abate nel monastero benedettino
delle isole Tremiti" è un esempio molto valido del legame da stabilire tra
storia locale e storia universale quando la ricerca è il frutto di un'attenta e
minuziosa analisi di documenti storici, come l'intervento dell'abate Adamo a
Melfi dimostra, le rivendicazioni localistiche possono inserirsi in un contesto
più ampio, quello della storia della chiesa e della storia civile in generale
nel basso medioevo, nella fascia costiera tra l'Abruzzo, il Molise e la Puglia.
Si tratta di un libro, quindi, di grande valore scientifico che si apparenta ai
volumi di Domenico Aceto "Atti del Notaio G. Leonardo de Manfrodinis" e del
recente "Il convento di San Francesco. Dalla fondazione della chiesa di Sant'Antonio
di Padova", con testi di Luigi Sorella ed altri autori.
Nel presente volume è la
figura umana e il ruolo storico svolto dall'abate Adamo che risalta in modo
evidente, nel caso del libro dell'Aceto è la vita quotidiana il vivere civile
nella comunità di guglionesana del '500 che rivive con dovizia di informazioni e
di particolari. Nel caso del libro dedicato al Convento di San Francesco, che
ripropone con la stessa accuratezza scientifica l'arrivo e lo sviluppo dei
francescani nella comunità di Guglionesi, assistiamo al cambiamento del ruolo
svolto dai francescani che subentrano ai benedettino, svolgendo un ruolo
ecumenico, amministrativo e civile per molti aspetti simili per circa cinque
secoli (XIV-XIX).
Si tratta quindi di opere che costituiscono dei tasselli
importanti per ricostruire con oggettività la storia di una comunità come quella
di Guglionesi nell'arco di vari secoli. Costituiscono anche un modello di
indagine specifica da cui si possono trarre da applicare ad un contesto più
vasto: quello del regno delle due Sicilie, dal medioevo alla dominazione
spagnola. C'è da augurarsi che lo stesso metodo rigoroso e scientifico venga
perseguito almeno di altre due tappe della storia di Guglionesi: quel del secolo
dei lumi e del 1799 e quella del risorgimento così come vissute in modo a volte
drammatico e conflittuale, segno questo che le dimensioni civile e religiosa
della storia finiscono per essere complementare, e l'una va capita in funzione
dell'altra.