19/1/2019 ● Cultura
Mario del Monaco: tra i grandi della lirica
Ha incarnato per molti il mito del tenore. In italia e nel mondo è l’immagine
stessa della lirica. Con la sua possente voce dà vita a personaggi tratti dalle
opere più note del repertorio operistico del periodo romantico e soprattutto di
quello veristico : Puccini, Cilea, Verdi, Leoncavallo, Bizet, Ponchielli,
Catalani, Mascagni, Giordano, Zandonai, Meyerbeer. In breve, risultato vincitore
di una borsa di studio al teatro dell’Opera di Roma dopo essersi presentato alla
giuria presieduta da T. Serafin con brani di U. Giordano, G. Puccini, F. Cilea e
G. Donizetti, fu ammesso a frequentare la scuola di perfezionamento del teatro.
Partì pieno d’entusiasmo per Roma, ma anche questa esperienza si rivelò
deludente : l’errata scelta del repertorio impostogli dall’insegnante di canto
danneggiò ulteriormente la sua voce costretta ad affrontare ruoli non congeniali
e impervi. In breve tempo perse quasi completamente la voce e agli inizi del
1938 tornò a Pesaro, ove riprese a studiare col Melocchi . Richiamato alle armi
fu mandato all’autocentro di Milano, dove poté continuare lo studio del canto.
Seguendo i consigli del vecchio insegnante riacquistò la voce e poté ottenere
brevi scritture per i concerti domenicali del locale dopo lavoro. Il suo vero
esordio ebbe luogo il 10 marzo 1940 con Cavalleria rusticana di P. Mascagni al
teatro di Cagli, ove il soprano Rina Filippini, che nel 1941 divenne sua moglie,
esordi come Nedda in i pagliacci di R. Leoncavallo. Ottenuta un’audizione da
Fausto De Tura, impresario del teatro Buccini di Milano, fu scritturato per
Madama Buttrflay di Puccini. Il successo nell’Opera Pucciniana gli procurò
numerose scritture in variati teatri italiani.
Confermato a Parma per Bohème, Manon Lescaut, Turandot di Puccini. Dopo
l’armistizio fu scritturato dal teatro La Fenice di Venezia per l’inaugurazione
della stagione 1943-44 , fu poi a Padova e nuovamente a Venezia. Finita la
guerra iniziò a percorrere i maggiori centri musicali della penisola. Nel 1946
conobbe U. Giordano, che lo volle protagonista dell’Andrea Chenier, preparandolo
personalmente per il ruolo del protagonista e andava così ampliando il suo
repertorio. Ormai affermato in campo nazionale poté’ affrontare i pubblici
europei e nel settembre dello stesso anno cantò al Govent Garden di Londra nei
Pagliacci di R. Leoncavallo accanto a M. Carosio – Fu un successo. Nel 1947,
ormai entrato a far parte dell’olimpo dei grandi protagonisti del teatro lirico
internazionale e avviato a una carriera tra le più luminose che durerà oltre
trent’anni, catalizzando oltre cento recite, esibendosi nei maggiori teatri del
mondo e giungendo in tournee fino in Brasile. Ormai consolidata la sua fama, nel
1949 fu invitato ad esibirsi alla Scala in Manon Lescaut di Puccini e quindi
prescelto da V. De Sabata per Andrea Csenier accanto a Renata Tebaldi, altro
astro nascente. Nel 1950 affrontò lo studio di Otello (partitura verdiana).
L’occasione, dunque, di debuttare nel ruolo che consacrerà’ la sua fama nel
mondo e che canterà ben quattrocentoventi sette volte, raggiungendo un primato
forse ineguagliato nella storia del teatro musicale.
In seguito, dal Metropolitan di New Yorh, ottenne un contratto di due anni con
debutto il 13 nov. 1951 con Aida – Nel 1952, dopo una memorabile Carmen di G.
Bizet iniziò con il Metropolitan, una collaborazione durata oltre dieci anni con
un repertorio assai vario. Al ritorno dagli Stati Uniti si dedicò
all’insegnamento e alla stesura di un libro di memorie “La mia vita” e i “miei
successi” (Milano 1982). Dovette interrompere ogni attività in seguito
all’insorgere d’una grave malattia. Ritirandosi nella villa di Laucenigo
(Treviso), morì a Mestre il16 ott. 1982.
(Treccani, il portale del sapere).