3/5/2018 ● Cultura
La musica lirica in Italia e il rispetto verso quest’arte
Come ha scritto Fabrizio Basciano (Musicologo, musicista, docente)
l’insegnamento musicale, a scanso di equivoci “più difficile di diversi altri
perché insegnare in Italia questa materia trattasi di una vera e propria
missione, un obiettivo quasi impossibile”. La musica, relegata per lo più nella
sfera dell’intrattenimento musicale, “in Italia non fa cultura, e la scuola, di
questa situazione, ne è specchio fedele”. A confronto dei circa 12/13 di paesi
come la Germania, “nei quali alla musica viene affidata buona parte della
formazione umana delle future generazioni, degli uomini e delle donne di
domani”.
Il dottor Basciano ci rende noto altresì che “I vecchi conservatori esigevano
per i propri alunni prima che a distruggerli giungessero anche per loro le
esaltanti riforme governative. Tre soli anni dunque, nel corso dei quali i
docenti di musica dovrebbero riuscire a trasferire ai propri alunni, gli adulti
di domani, tutto lo scibile di una materia oceanicamente vasta nonché, specie se
considerata relativamente al territorio italiano, profondamente caratterizzante
il nostro patrimonio storico e culturale”. “Chiunque in Italia e nel mondo
intero ha sentito parlare di giganti quali Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini,
Antonio Vivaldi, Gioacchino Rossini e Nicolò Paganini, per non proseguire oltre
con la lunghissima lista di geni musicali nostrani. Chiunque sa bene come ancora
oggi qualsiasi nuova composizione, che venga scritta a Tokio, NewYork, Londra o
Berlino, adotti la nomenclatura italiana: allegro, moderato, andante, largo,
staccato, legato, pizzicato, crescendo e diminuendo sono solo alcune delle
tantissime indicazioni che, tuttora, vengono scritte, in qualsiasi angolo del
nostro pianeta, in lingua italiana, forti dell’incredibile tradizione musicale
che il nostro paese, senza possibili paragoni al mondo, può certamente
sfoggiare. Chiunque, infine e per non proseguire oltre nonostante la lista dei
primati musicali italiani sia veramente sconfinata, conosce strumenti quali il
violino, la viola, il violoncello, il contrabbasso, il pianoforte e tanti altri
che, grazie ad antiche tradizioni di liuteria italiana, sono nati sul suolo
peninsulare e da questo sono partiti alla conquista dei palchi di tutto il
pianeta” (cfr. Il Fatto Quotidiano, it /Blog di Fabrizio Basciano).
Infine è doveroso ricordare l’Orchestra della Scala, la migliore al mondo agli
International Opera Awards (10 Aprile 2818). I musicisti del celebre teatro
milanese hanno conquistato l’importante riconoscimento a Londra. A ritirare il
premio, una statuetta a forma di chiave di violino, c’era Alexander Pereira,
sovrintendente e direttore artistico della Scala: “Sono molto contento per il
meraviglioso lavoro fatto in questi anni dai nostri musicisti. Ringrazio
Riccardo Chailly che tanto si è dedicato a loro. E anchio mi sono speso molto
per portare alla Scala alcuni grandi del podio” (così il Corriere della Sera).
Da parte sua il direttore Riccardo Chailly ha festeggiato l’importante
riconoscimento con la sua orchestra: “E’ l’originalità del suono, il suo stile
‘italiano’, che hanno determinato questo premio. Una qualità diventata il
marchio della Scala nel mondo. E’ il risultato di aver favorito un repertorio
capace di esaltare le radici musicali dell’Orchestra”. Riconoscimento anche al
Festival Verdi di Parma.
In chiusura mi piace ricordare le considerazioni di Paolo Isotta in “Altri canti
di Marte – Marsilio editore. In questa opera ci fa entrare in un mondo di prime
donne, di geni incompresi e capace di farci sognare attraverso le bacchette su
un grande direttore d’Orchestra. Quanto precede si può leggere su un precedente
mio articolo dal titolo “Perché in Italia la grande musica è sempre più
trascurata? “ E’ anche attraverso l’Opera lirica che la nostra lingua –
l’italiano – è divulgata in “prosa e musica” in tutto il mondo. (Per chi è
interessato: –
Archivio
cronologico integrale 10515 Fuoriporta Web).