16/4/2018 ● Caro Direttore
...nel fare politica, cosa conserveranno del loro essere o dirsi cattolici?
Caro direttore,
in vista delle due prossime tornate di votazioni un pensiero mi accompagna come
collaboratore della cura pastorale del vescovo diocesano: coloro che scenderanno
in campo per fare politica cosa conserveranno del loro essere o dirsi cattolici?
Ho l’impressione che in questi ultimi anni la concezione di “cattolico in
politica” lasci intendere una chiara scissione dalle verità che il cattolicesimo
=cristianesimo fa sue, al punto che fare politica significhi farla da laico cioè
“persona neutra” dissociata da una parte delle verità – talvolta non negoziabili
- che la fede cristiana comporta. Ho il timore che la politica di chi si dica
“cattolico” stia facendo venire fuori un’idea che la fede cristiana di un
politico non può e non deve toccare i suoi programmi e scelte politiche, come
dire che le verità cristiane restano o devono restare in Chiesa, in occasione
delle liturgie, delle feste patronali o nei locali parrocchiali della catechesi…
una fede da nicchia…
Apprezzo la candidatura di diverse persone di questa comunità alle prossime
votazioni regionali, ma vorrei ricordare quanto dice la NOTA DOTTRINALE “circa
alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella
vita politica” della Congregazione per la dottrina della fede, 2002,
dell’allora card. J. Ratzinger, si dice che:
“La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime
al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche,
dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base
una retta concezione della persona. Su questo principio l’impegno dei
cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno
la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori
dei fedeli stessi. La struttura democratica su cui uno Stato moderno intende
costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come suo fondamento la
centralità della persona. È il rispetto della persona, peraltro, a rendere
possibile la partecipazione democratica”(…).
“I cattolici, in questo frangente, hanno il diritto e il dovere di intervenire
per richiamare al senso più profondo della vita e alla responsabilità che
tutti possiedono dinanzi ad essa. Giovanni Paolo II, continuando il costante
insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati
direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso obbligo di
opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana. Per essi, come
per ogni cattolico, vige l’impossibilità di partecipare a campagne di opinione
in favore di simili leggi né ad alcuno è consentito dare ad esse il suo appoggio
con il proprio voto. Ciò non impedisce, come ha insegnato Giovanni Paolo II
nella Lettera Enciclica Evangelium vitae a proposito del caso in cui non
fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista già in
vigore o messa al voto, che «un parlamentare, la cui personale assoluta
opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire
il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a
diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità
pubblica» (…).
“Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non
ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei
cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. Dinanzi a queste
esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere
che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale
della persona.
È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di
eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico,
la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto
primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale.
Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti
dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela
e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra
persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle
moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate
in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto
tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di
educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile,
riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani.
Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e
alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad
esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione). Non può essere
esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per
un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto
della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di
sussidiarietà, secondo il quale «i diritti delle persone, delle famiglie e dei
gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti». Come non vedere,
infine, in questa esemplificazione il grande tema della pace. Una visione
irenica e ideologica tende, a volte, a secolarizzare il valore della pace
mentre, in altri casi, si cede a un sommario giudizio etico dimenticando la
complessità delle ragioni in questione. La pace è sempre «frutto della giustizia
ed effetto della carità»; esige il rifiuto radicale e assoluto della violenza e
del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la
responsabilità politica”.
Caro direttore sento il dovere, pertanto nel ruolo che ho in questa comunità, di
ricordare agli uomini e alle donne di buona volontà che scenderanno in campo,
con tanti buoni propositi per il bene del territorio, che la Chiesa ha elevato
agli onori degli altari, cattolici che a costo della vita non hanno rinnegato la
loro fede come ancora oggi questo accade in paesi dove il cristianesimo è
perseguitato. In nome di queste persone vorrei dire: voi che farete politica
dopo essere stati eletti -se vi ritenete cattolici -siatelo nella difesa di
quanto sopra indicato nella nota dottrinale diversamente se c’è una o più cose
che non accettate, vi prego evitate di dirvi cattolici, offendereste il
sangue dei martiri, come quello di Cristo che non ha avuto timore di essere
fedele alla verità del Padre fino alla morte e anche la fede di tante persone,
semplici, che oggi si sforzano di essere fedeli senza compromessi… Non dirsi
“cattolico” non cambierà la vostra elezione-se avrete avuto consensi- ma
certamente lascerete che il cristianesimo non venga inquinato dalla vostra
visione parziale, si, parziale. Non siate “presuntuosi” in materia e tanto meno
“arroganti”, rispettate chi del cristianesimo ne ha fatto una scelta di vita da
morirne, perché ne valeva la pena più di ogni bel programma politico. Potrete
capire questo solo quando Cristo vi avrà preso interamente. Scusate la
presunzione ma di queste cose, ne capisco più di voi… Siate rispettosi se non
saprete essere testimoni del cristianesimo. Grazie.
Dio vi assista e vi confermi con coraggio nell’essere suoi figli, costi quel che
costi…
Il parroco
Pro-tempore di Guglionesi
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PS Ai firmatari della “lettera aperta al parroco di Guglionesi”:
ho avuto l’impressione come se “aveste voluto mettere le mani avanti”...perché
quanto detto da me in un contesto liturgico (non in un incontro pubblico…)
non “inquinasse” il programma che il vostro partito proponeva e che ha poi avuto
il noto consenso nazionale il 4 marzo. Tutti e sei siete “cattolici” (mi risulta
dall’anagrafe parrocchiale) e se foste coerenti col cristianesimo, stando a
quanto dice la nota sopradescritta, come potreste sostenere un partito che non
difende la vita fino al suo termine naturale? Il partito che voi sostenete ha
votato il Biotestamento… Inoltre vorrei ricordarvi il gesto del padre dei
pentastellati al Lingotto di Torino -due anni fa - che più che essere una
parodia stupida e indecente della "comunione eucaristica" resta un gesto
blasfemo, distribuendo grilli liofilizzati ai suoi deputati. Se questo gesto vi
lascia indifferenti, o per voi è cosa di poco conto… evitate - vi prego - di
dirvi cattolici, voi non ne avete la capacità di comprenderlo. Siete
cattolici più da anagrafe parrocchiale che cristiani che devono essere il “sale
della terra, ma se il sale perde il suo sapore… a null’altro serve che ad essere
gettato via e calpestato dalla gente”, parole queste di Cristo non le mie
(Lc 14,34-40). Quale antropologia ha sposato il vostro partito? Quella
cristiana è molto chiara… e poi quale idea di bene comune avete? La libertà di
espressione fa parte di una società democratica, è un bene che va promosso’? A
Roma, pochi giorni fa un manifesto per la vita, contro l’aborto, è stato
oscurato… perché? Per far spazio al pensiero unico della “libertà di abortire” e
non poter dire che ciò che si abortisce è vita?
Se pensate che stia facendo il tifo per il centrodestra, così come è stata fatta
passare la mia omelia, deduzione maligna di chi ha fatto sintesi della vostra
lettera su Primonumero e che non ha avuto nessuna smentita da parte vostra
(peccato che chi era a messa, sabato 3 febbraio – uno solo dei firmatari la
lettera - abbia omesso l’inciso che “non stavo invitando a votare a dx” dopo
aver indicato che la tutela della vita appartiene ai cristiani mentre una nuova
legge italiana permetteva il fine vita con i DAT e verso la quale eravamo
invitati ad avere un atteggiamento di giudizio perché cristiani ed un
comandamento dice di non Ammazzare…), vi ricordo che l’essere cattolici implica
in coscienza su valori – come la vita – non negoziabili. Di questo parla molto
chiaro la sopra descritta NOTA, più autorevole di un comune parroco: quanti
sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il «preciso
obbligo di opporsi» ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana.
Voi siete “cattolici” alcuni anche praticanti… che lo vogliate o no siete in
errore! Liberi di fare quello che credete. Io non libero di tacere quello che
per ministero sono tenuto ad indicare, perché la coscienza cristiana sia sveglia
di fronte ai cambiamenti sociali portando un santo giudizio e non incorrere in
errore che è stare fuori dalla via tracciata da Cristo.
Siate certi: Il mio unico leader è Cristo, non ne ho altri…Signore della storia,
vero servo dell’uomo. I migliori “politici” per me sono i Santi. Vi auguro di
passare dal “santino pubblicitario”… a quello della testimonianza cristiana vera
e concreta … tornando ad essere “Sale” che da sapore alla terra.
Auguri di conversione.
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PERICLE, AGLI ATENIESI, 431 A.C.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene
chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute
private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino
si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo
Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la
povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo
sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al
nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere
proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi
pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende
alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari
per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di
rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che
ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non
scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò
che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma
inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh
tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la
discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la
felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del
valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni
ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se
stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la
nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.