9/3/2018 ● Politica
Lo scarto tra i valori e le azioni: la sinistra che non fa il suo mestiere
Chi è di sinistra è per le opportunità e per i diritti. Chi è di sinistra
vuole il cambiamento dello stato di cose presenti perché si batte per una
società dove la giustizia e l’eguaglianza non siano enunciazioni vuote ma idee
che devono concretizzarsi con proposte ed azioni. Chi è di sinistra ha come
riferimento la partecipazione democratica e l’ascolto delle classi sociali che
intende rappresentare. Chi è di sinistra non usa un linguaggio di destra.
La recente campagna elettorale ha messo in evidenza uno scarto enorme tra i
valori di riferimento di sinistra e le azioni proposte. Il Pd in questi anni ha
realizzato provvedimenti ispirati al neo liberismo: sul lavoro, sulla scuola,
sui bonus, sull'Europa, sulla modifica della Costituzione, sulla legge
elettorale. Ha sposato le politiche che hanno fatto ricadere la crisi sui ceti
più deboli, con ricette che non hanno guardato al lavoro, alla sua tutela, al
suo sviluppo. Solo precarietà.
Un individualismo sfrenato ed imperante ha caratterizzato le politiche neo
liberiste che hanno prodotto risultati positivi soprattutto per i grandi gruppi
finanziari, lasciando senza tutele e senza prospettive tanti giovani. Un modello
di società nel quale si sono ridotte le garanzie sociali rendendo poco esigibili
dei diritti costituzionali quali ad es. l’istruzione e la sanità. Politiche con
le quali i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri, insieme al ceto medio,
hanno pagato un prezzo salato senza averne colpe o responsabilità. Sono
politiche che hanno generato diseguaglianze ed alimentato conflitti. Cambiare
rotta significa richiamarsi alla necessità di un ruolo attivo dello Stato che
deve dotarsi di una politica industriale con la quale dettare l’agenda economica
del paese e le modalità degli interventi da effettuare.
In questa campagna elettorale in Molise non si è parlato di tante cose. Non si è
parlato di istruzione e di formazione. Non si è discusso di politiche che
guardassero all'innovazione ed alla ricerca come fattore di crescita e di
sviluppo. Non si è parlato di lavoro, di come svilupparlo e di come tutelarlo.
Di quali politiche attive occorresse portare avanti. Non si è parlato di crisi
aziendali e di proposte per superarle. Si è registrato uno scarto evidente tra
garantiti e non garantiti. La sinistra non è riuscita a parlare con questi
ultimi; anzi li ha rimossi dal proprio vocabolario utilizzando un linguaggio che
ha rincorso la destra, spesso giocato sulle promesse e sulle paure. Non è questo
il compito che ci si è dati scegliendo i valori della solidarietà e dei diritti.
Eppure bisogna trarre un insegnamento da quanto è successo: la sconfitta del Pd
e quella di LeU indicano la necessità di una profonda revisione di strategia
politica, a partire dalle persone, che non possono essere buone per tutte le
stagioni e che dovrebbero rappresentare un’area, divenuta sostanzialmente
ininfluente rispetto alle scelte politiche degli elettori.
E’ indispensabile -ma anche urgente- una profonda analisi di quanto accaduto. Un
cambiamento di linea politica, un cambiamento di uomini e donne che dovranno
portare avanti le idee ed i valori della sinistra. Con proposte ed iniziative da
realizzare con coloro che si vuole rappresentare e non nei salotti televisivi o
nelle dichiarazioni alla stampa. Tornare a parlare con la gente, rappresentare i
bisogni e dare una prospettiva credibile: è l'imperativo.
In assenza di questo saranno altri a dettare l’agenda politica. In tal modo si
lascerà cadere l’idea di progresso che è insita nell'azione di chi si batte per
consentire a chi sta indietro di avere voce e diritti in una società che deve
essere solidale e democratica. La sinistra ha tante ragioni, deve solo
realizzarle. E’ semplice, ma è la semplicità che è difficile da farsi,
ricordava Bertolt Brecht.