13/12/2017 ● Agricoltura
La questione infinita sui consorzi di bonifica
Si ritorna ancora sulla gravissima problematica che attanaglia il mondo
agricolo regionale sulla tenuta in vita dei consorzi di bonifica basso-molisani,
enti di diritto pubblico, sperando che il Governo regionale possa affrontare
questo spinoso nodo in modo definitivo.
Non si entrerà in merito alle competenze, obblighi, funzioni amministrative e
responsabilità tra Regione ed enti consortili; saranno oggetto di confronto
prossimamente in modo più dettagliato.
Oggi, i consorzi di bonifica, per il reddito agricolo, sono delle bombe ad
orologeria; in un passato non tanto recente furono postifici, assunzioni ad "umma
a umma", stipendifici, carrozzoni burocratici elefantiaci "creati" ad uso e
consumo per "logiche" politiche clientelari.
Il contadino, oggi, non può più permettersi il lusso di pagare gli errori
commessi, mala gestione compresa, di enti che sono un sistema dispersivo,
incoerente e costoso visto che, da sempre, i consorzi sono sotto controllo
"complice" del politico del momento o di alcune organizzazioni agricole.
Quando si trattano argomenti quali bilanci in rosso, promozioni, aumenti di
livello, straordinari, commissariamenti, etc., il coltivatore, come spesso
avviene è rimasto solo alla finestra a guardare e subire passivamente aumenti di
tariffe, ... in attesa ( per quasi ventitré anni ) del piano di riparto di
contribuenza che regolarizzasse i benefici (presunti).
Gli amministratori, commissari e non, non hanno mai preso in considerazione il
punto focale: il beneficio, nonostante le problematiche segnalate da molti
consorziati; non hanno mai sposato o si sono interessati per legittimare le
giuste e sacrosante istanze di quest'ultimi.
Il loro unico pensiero: far quadrare i bilanci "sbilanciati" e vessare " gli
obbligati" con richieste di aumenti di tributi o atterrirli con lo spauracchio
delle cartelle esattoriali e spese legali, grazie a Regi Decreti che hanno fatto
il loro tempo.
Costi esorbitanti riferiti ai contributi irrigui (il 750) e all' improprio
tributo di miglioramento fondiario (il 630), meglio manutenzione della rete
scolante, per redditi inesistenti o presunti benefici, soprattutto in zone
comprensoriali rispetto ad altre di netto svantaggio.
Questo, per onestà intellettuale e dal lato dell' equità, è uno schiaffo a chi,
in campagna, lavora onestamente per poi vedersi alla fine senza un becco di un
quattrino in tasca.
Le colture irrigue, siano esse finocchi, pomodori, peperoni, (ex ) barbabietole
da zucchero, ne sono la prova evidente della non redditività. NON C'E' PIU'
REDDITO.
I costi di produzioni sono nettamente superiori ai ricavi dalle loro vendite.
Basterebbe solo informarsi o, pur essendone a conoscenza fanno finta di nulla?
Cattiva volontà o menefreghismo?
Anche la Direttiva Comunitaria Quadro Acque 2000/60/CE del 23-10-2000 e
l'Applicazione delle Linee Guida approvata con D.M. del 20-07-2016 per la
regolamentazione da parte delle Regioni circa la politica tariffaria dei
consorzi di bonifica cita: " ....l'uso parsimonioso atto ad evitare sprechi dei
volumi idrici ad uso irriguo MA ANCHE DEL BENEFICIO (ANALISI COSTI/EFFICACIA)
PER IL CONSORZIATO, IN FUNZIONE DEL SUO CONTESTO TERRITORIALE, e non certo un
aumento indiscriminato dei costi della risorsa idrica che rischierebbe di
pregiudicare in maniera significativa la sopravvivenza, la produttività e la
competitività delle imprese".
Non è più valido il concetto del contributo, come asseriscono i consorzi: acqua
irrigua = beneficio. E' errato. Beneficio, invece, è inteso come nuovo concetto.
L'ACQUA E' VISTA COME BENE DIETRO CORRISPETTIVO: SE USATA E SE CONVIENE USARLA,
E NON COME BENEFICIO.
L'acqua è un bene che viene corrisposto dietro un pagato tariffario, quindi un
contributo. Come in ogni realtà, se una cosa la si vuole, la si paga ad un costo
definito, E SE CONVIENE.
Prova ne sono i vari rapporti INEA ( Istituto Nazionale di Economia Agraria)
sull'Agricoltura in Molise, ad es. quello dell'anno 2013 dove a pag 113 cita: "
Anche il costo monetario dell'irrigazione incide negativamente sul ricorso della
pratica, specialmente se si considera l'incertezza del risultato economico che
sta interessando alcune delle principali coltivazioni irrigate". Ancora: "
Rispetto al passato censimento, di nuovo in tabella 5.37 (riferita al 2010) si
assiste ad una netta diminuzione delle aziende che ricorrono all'irrigazione (
-46,3%)".
Questo nel 2013, figuriamoci ora! Basta percorrere le varie arterie regionali
più importanti per rendersi conto quanti ettari sono interessati a colture
irrigue. Un'inezia.
Questi sono i punti cruciali della questione.
Non può essere legittimo, e qui la situazione diventa veramente grave,
pretendere il pagamento di un contributo per inesistenti interventi di bonifica
e/o manutenzione idraulica visto che, un consorzio ( il "Trigno e Biferno"), a "
suo " dire, dichiara di essere non responsabile in quanto non competente per i
servizi non erogati ( vigilanza e manutenzione).
Inutile epilogare la lunga serie di eventi, frane ed allagamenti, che hanno
interessato alcuni Comuni del Basso Molise come Palata e Guglionesi o
evidenziare l'inutilità e l'inefficienza dell'ente consortile circa la sicurezza
o interventi di salvaguardia sotto il profilo idrogeologico.
Non si possono pagare costi di gestione amministrativa che nulla hanno a che
vedere con la finalità e la tutela delle aree del comprensorio consortile e
senza concreti e diretti vantaggi agli immobili dei contribuenti!
Peggio il pagamento del tributo irriguo, per quanto detto sopra.
Il mondo contadino, quello che vive di solo reddito agricolo non è in grado più
di sopportare tale situazione!
Enti, si ripete, strutturati in simile maniera, che costituiscono solo una spesa
per il cittadino che finisce per pagare tributi e non per ottenere un reale
beneficio ma per tenere in vita un organismo che visti i risultati sin qui
ottenuti, si potrebbe benissimo fare a meno.
Conclusioni.
E' giunto il momento che chi di dovere si prodighi e non, come al solito,
aspettare.... l'anno che verrà affinché "altri" (ma quali?) tolgano le castagne
dal fuoco.
Il problema è tutto politico e la sua soluzione non può trovare sufficiente
soddisfacimento nella strada giudiziaria che diversi consorziati hanno
intrapreso da alcuni anni presso le Commissioni Tributarie regionali. Non è
giusto.
I tempi sono maturi per decidere se i consorzi di bonifica, è il caso di dirlo,
possano essere " bonificati" o, invece, chiuderli definitivamente.
Ci si auspica pertanto che gli Organi preposti regionali concretizzino quanto
prima su queste "proposte" agricole e promuovano un'azione legislativa
definitiva atta a tutelare il settore agricolo in evidente stato di criticità
dovuto anche a queste cronicizzate anomalie.