8/12/2017 ● Cultura
Rapporto SVIMEZ 2017 sull’economia del Mezzogiorno: il Molise esce con le ossa rotte
Ci sono sembrati fuori luogo gli entusiasmi del ceto politico regionale dopo
la pubblicazione del Rapporto 2017 dello SVIMEZ. Siamo andati a rileggerci il
corposo documento, con le relative tabelle, e sono emerse tante criticità che,
volutamente lasciate in ombra, non lasciano ben sperare.
Scriveva Leonardo Sciascia “I nodi vengono sempre al pettine….quando c’è un
pettine”. Dalle parti nostre si sta occultando il pettine. Chi governa dice che
le cose vanno bene. Chi ha governato ed adesso sta all’opposizione, sia di
destra (ovviamente con maggiori responsabilità) che di sinistra, rimuove le
scelte fatte. Manca il pettine, per citare Leonardo Sciascia. E fino a quando
non lo avremo, difficilmente riusciremo ad invertire una tendenza negativa.
Allora vediamo cosa dice il Rapporto SVIMEZ. La variazione del Pil in Molise dal
2008 al 2014 è con il segno meno. E’ diminuito addirittura del 21,6%. Un dato
terribile considerato che, per lo stesso periodo, la media del Mezzogiorno è del
13%. Dire che c’è la ripresa è un eufemismo. Con uno striminzito 1,6% in più
rispetto allo scorso anno, dovremo aspettare almeno 15 anni per recuperare
quanto perso per ritornare ai livelli di produzione del 2008. Mentre il mondo va
avanti. Una prospettiva che fa rabbrividire ed intanto aspettiamo, ormai dal
2014, la salvifica immissione di investimenti con l’arrivo, sempre annunciato e
non ancora realizzato, delle risorse per l’area di crisi complessa.
In attesa di tali investimenti, i redditi scendono. La media del reddito pro
capite è in Molise di € 17,800; siamo agli ultimi posti nel Mezzogiorno, dove ci
si attesta a € 18,200, lontanissimi da quella dell’Italia che è di € 27,600 pro
capite.
In questo contesto le previsioni sono di un drastico spopolamento. Nel 2065 sono
previsti in Molise 230.000 abitanti, ovviamente, in prevalenza anziani.
La struttura pubblica regionale, che pur assorbe una buona quantità di addetti,
sembra non godere di buona salute. Infatti, nell’indice della qualità della
pubblica amministrazione siamo, come regione, abbondantemente all’ultimo posto
nel Mezzogiorno. Dunque i cittadini hanno un rapporto complicato con gli uffici
pubblici e servizi non all’altezza di quanto dovuto.
Se poi passiamo alle dotazioni infrastrutturali, lo SVIMEZ certifica una cosa
che i cittadini molisani conoscono benissimo. La difesa del territorio non è una
priorità, le vie di comunicazione sono spesso fatiscenti, la messa in sicurezza
degli edifici pubblici, a partire dalle scuole, è decisamente insufficiente.
Infatti, siamo collocati all’ultimo posto nel Mezzogiorno per dotazioni
infrastrutturali. Fatto 100 il dato dell’Italia, il Molise si colloca ad un
desolante 13.
Altri dati documentano il declino della nostra regione. Basti qui ricordare che
prosegue la politica della rendita e non degli investimenti: solo il 64% dei
depositi bancari viene prestato, con tutto quello che significa per il sistema
produttivo. Lo stato di disagio delle famiglie, neanche a dirlo, è tra i più
alti, con il 25% della popolazione che è a rischio povertà.
Insomma, un quadro che dovrebbe far riflettere profondamente sullo stato delle
cose, sulle responsabilità politiche di coloro che si sono succeduti nel governo
regionale e sulle proposte da mettere in atto per invertire una tendenza che,
lasciata così com’è, porta ad un inesorabile declino della nostra regione.
Accanto al declino si concretizza l’impossibilità di esigere diritti
costituzionalmente garantiti, quali quello alla salute, all’istruzione, al
lavoro, alla tutela del territorio. Diritti che dovrebbero essere al centro
degli interessi di chi ci governa. Il resto è solo propaganda, con la quale si
possono anche raccogliere consensi ma non si risolvono i problemi, come
documentano chiaramente i dati 2017 dello SVIMEZ.
Sergio Sorella
Presidente nazionale Proteo Fare Sapere