21/11/2017 ● Cultura
Plutarco, la ‘buona’ politica e l’identità della Sinistra
Plutarco è stato un biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco antico,
vissuto sotto l’impero Romano. Studiò ad Atene e fu fortemente influenzato dalla
filosofia di Platone. La sua opera più famosa è costituita dalle ‘Vite parallere’,
biografie dei più famosi personaggi della classicità greco-romana (cfr.
Wiyipedia).
Come ha scritto Carlo Franco (il Manifesto, 19.11.2017) Plutarco aveva certe sue
idee sulla ‘buona’ politica, e arrivava persino a scrivere frasi forti come
questa: <<il regime politico che sistematicamente scarica i vecchi, finisce
inevitabilmente per riempirsi di giovani assetati di fama e di potere, ma
digiuni d’intelligenza politica: e dove l’acquisiranno del resto, se non
potranno farsi discepoli o spettatori d’un vecchio che governa?>>. Tranquilli.
Parlava in astratto. Non alludeva a particolari esponenti politici italiani.
<<L’eguaglianza e la giustizia sociale – sottolinea la professoressa Nadia
Urbinati – sono state sempre le gambe e le antenne della sinistra. La sinistra
democratica è pragmatica. E lo è perché adotta quei due principi come sue linee
guide, e ragione”come se” la società che vuole debba essere giusta e solidale.
Se vogliamo che la nostra società sia inclusiva e i cittadini abbiano eguale
dignità dobbiamo volere una scuola pubblica che sia tale; e dobbiamo volere che
sia buona per tutti i ragazzi e le ragazze, aperta e inclusiva a sua volta. La
scuola pubblica è fondamentale per la democrazia, che non è governo dei
sapienti, ma deve rendere i suoi cittadini alfabetizzati e acculturati, per il
loro bene e quello di tutti(…). Non è accettabile che una sinistra si arrenda al
dio mammone e privatizzi progressivamente la sanità – con danni irreparabili,
anche in termini di costi. E di qualità, perché basta andare negli Stati Uniti
per comprendere il disastro della sanità privata… La personalizzazione della
politica può far bene alla destra; fa malissimo alla sinistra (e forse, tra i
problemi del Pd vi è proprio il suo statuto), che deve riuscire a conciliare la
partecipazione con la delega, la leadership con il collettivo>>. Insomma “la
sinistra che forma opinione deve prendere un cammino diverso, e ricostruire la
sua cultura politica attraverso l’incontro delle persone, in luoghi materiali e
veri”.
La sinistra deve ritrovare il suo popolo. Ecco alcune indicazioni del filosofo
Salvatore Veca in risposta a precise domande: Le categorie destra e sinistra
hanno ancora senso? Risposta: <<Non mi sembra che Donald Trump sia di sinistra.
Bernie Sanders, invece, lo è. Per queste ragioni elementari sono tuttora
convinto che la distinzione ereditata fra destra e sinistra abbia ancora un
senso definito. Allo stato attuale, mi è difficile riconoscere quale sia la
visione o la cultura politica del Pd. Posso solo dire che l’unica cultura
politica coerente con il progetto originario del Pd dovrebbe prendere le mosse,
con intelligenza, umiltà e serietà, dalla prospettiva del socialismo europeo.
Abbiamo bisogno di lavorare a una concezione europea della giustizia sociale.
Compito ineludibile tanto quanto, di questi tempi, maledettamente difficile. La
varietà dei populismi è la risposta al deficit di una prospettiva credibile e
coerente di una sinistra leale ai suoi fini e pragmatica nei mezzi per
perseguirli. I populismi si alimentano della sfiducia nella capacità dei ceti
politici di rispondere efficacemente alle sfide della globalizzazione e ai suoi
effetti ambivalenti, alla sofferenza sociale evitabile, generata dalla crisi
sistemica in cui siamo intrappolati. Il ritiro della fiducia si converte in
apatia o indignazione. Agli eredi delle grandi tradizioni del socialismo
europeo, dalle nostre parti, suggerirei: ancora uno sforzo!