13/11/2017 ● Cultura
È politicamente (s)corretto
Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il
tuo diritto a dirlo.
(Attribuito a Voltaire)
Anni fa (in un tempo neppure così tanto lontano), la "fede politica" di ognuno
di noi era una questione meramente personale, a volte persino tramandata da
generazioni.
È incontrovertibile che la famiglia di origine, avesse un ruolo fondamentale su
tale eredità politica. Approssimativamente la categoria lavorativa di
appartenenza e la famiglia di provenienza , distinguevano nettamente i votanti.
È pur vero che ai tempi era più semplice scegliere la linea politica da seguire.
Due, massimo tre le opzioni di scelta (tutto il resto, "sfumature").Ma la
cultura e la società sono dinamiche, per cui inclini ad un repentino e ciclico
cambiamento il quale coinvolge e stravolge inevitabilmente, anche la vita
politica individuale e /o collettiva.
Ma ciò che non avrebbe mai dovuto intaccare era ed è, il rispetto reciproco che
contraddistingue i "vecchi" votanti dalla nuova generazione.
Termini offensivi, umilianti e pedanti di nessun genere, appartengono (nè mai
apparterranno) al linguaggio di una generazione abituata a rispettare il
prossimo rispecchiando se stesso nell'altro.
Le divergenze di opinioni, seppure espresse in un linguaggio "forbitamente
colorito" non erano mai intese a ledere la dignità dell'altro, anche avversario
politico.
Parole come verme, vigliacco, sporco "fratello" o "compagno di partito" non
fanno parte di chi ancora utilizza quel vecchio e SACRO dizionario,
semplicemente perché educati a discernere la persona dall'elettore.
Bisognerebbe perciò, ripercorrere un processo inverso di evoluzione e tornare ad
una formazione, intensiva, alla considerazione del pensiero altrui e di
educazione civica, altro danno della riforma scolastica che ha abolito lo
studio di tale materia.
È vergognoso ed indecoroso, da parte di tutti, esprimere e "postare" il proprio
dissenso offendendo, oltretutto volgarmente, il pensiero e le scelte di altri .
È democratico e costruttivo invece, farlo semplicemente, intelligentemente,
magari evidenziando correttamente ciò che potrebbe spingere l'interlocutore a
decidere di rivedere il proprio punto di vista. Ma, va ricordato che in Italia,
vige purtroppo ed indissolubilmente, il concetto del "do ut des".