13/11/2017 ● Cultura
Sistema universitario e investimento futuro... invece aumentano le tasse per gli studenti
Nei giorni scorsi l’Unione degli Universitari (UDU) ha pubblicato un dossier
dal quale emerge che in dieci anni le tasse universitarie sono cresciute del
61%, mediamente 474 euro in più a testa. Dal triennio 2009-2011 il fondo
ordinario di finanziamento degli atenei è stato tagliato di un miliardo. Da
allora non è mai più stato rifinanziato. L’aumento della tassazione è stato
usato per rimpinguare una parte delle risorse sottratte dai governi dell’ultimo
decennio all’università e alla ricerca pubblica. Com’è accaduto per la scuola,
dove il taglio è stato imponente (8,4 miliardi di euro), gli studenti e le loro
famiglie, hanno permesso all’istruzione pubblica – che dovrebbe essere
tendenzialmente gratuita – di sopravvivere. Se al Nord l’aumento è stato del
43,4% al Centro si è registrato un aumento del 56,4% mentre al Sud c’è stato
l’aumento più consistente ben 89,5%
Per le Università statali il gettito complessivo della contribuzione a livello
nazionale nel periodo preso in considerazione è passato da circa un miliardo e
200 milioni a un miliardo e 600 milioni: 400 milioni in più. Se visti in
dettaglio questi dati colpiscono per la loro evidenza: nel 2006 la tassa media a
livello nazionale era di 775 euro, dieci anni dopo lo studente paga circa 1.250.
Al Sud alcuni picchi sono davvero impressionanti: Lecce +207,5%, Bari +172%,
Benevento +180%, Napoli (seconda Università) +176%, Reggio Calabria +150%.
Per il Molise si è avuto, nel decennio, un aumento dell’88,18% arrivando a €
1.143,27:
La logica è la stessa dell’austerità europea applicata all’università: una parte
dei fondi sottratti dal governo centrale sono stati presi alle famiglie. Si
spiega così anche il taglio delle borse di studio. Secondo il rapporto Euridice
2017, pubblicato dalla Commissione Ue, in Italia le ricevono meno del 10% degli
iscritti all’università, mentre in Spagna i borsisti sono aumentati del 55%, in
Francia del 36%. In Europa siamo ai primi posti per tasse universitarie pagate.
Mentre le fonti OCSE confermano che nel 2016 tra i 25-34enni il 26%degli
italiani aveva una laurea. La media europea è del 40%. Gli atenei vanno
rifinanziati per potersi rendersi autonomi dalle tasse. L’obiettivo deve essere
una drastica riduzione dei costi per gli studenti, questo porterebbe un sicuro
beneficio all’intero Paese.
Per il Molise tutto ciò è ancora più urgente: rivedere le regole per il diritto
allo studio, ampliare e potenziare le risorse per i servizi agli studenti,
programmare un’offerta formativa in grado di attrarre le iscrizioni, sviluppare
il dialogo tra istituzioni, attuare un serio orientamento tra scuola ed
università. Insomma, investire sulla formazione di qualità, perché ciò significa
investire sul futuro. Intanto venerdì 17 novembre, in occasione di una giornata
internazionale a loro dedicata, gli studenti torneranno in piazza per
protestare.
Sergio Sorella
Presidente nazionale Proteo Fare Sapere