16/10/2017 ● Cultura
Alternanza scuola lavoro: anche in Molise una freccia senza bersaglio
In questi giorni il tema dell’alternanza scuola lavoro è tornato alla ribalta
per effetto delle manifestazioni organizzate dagli studenti che non ci stanno ad
essere considerati in prevalenza forza lavoro non retribuita. La debolezza del
sistema era stata messa più volte in evidenza ma la narrazione, fatta dei soliti
slogan, non ha consentito di affrontare laicamente il tema. In Italia ci sono
1,5 milioni di studenti che stanno facendo alternanza; in Molise 3.000 ragazzi
tra i 16 e i 19 anni sono impegnati in questi percorsi. Cosa stanno facendo? E’
utile per il loro percorso formativo?
Le proteste degli studenti ci dicono che essi ritengono, in prevalenza, di
perdere tempo e di essere sfruttati. Eppure l’alternanza potrebbe essere una
buona modalità didattica. Il rapporto scuola lavoro necessita di un quadro
unitario che preveda l’utilizzo coordinato di tutti i dispositivi normativi
(alternanza, apprendistato, stage, tirocini). Invece i provvedimenti in materia
sono scollegati tra loro.
In Italia negli ultimi 20 anni si sono susseguiti provvedimenti a raffica sulla
scuola. E’ mancato uno studio approfondito su quale sistema d’istruzione abbia
bisogno il nostro paese. In quest’ambito, per la scuola superiore non si riesce
a costruire un sistema integrato dell'apprendimento permanente da realizzare con
un impianto unitario, continuo, progressivo, verticale, superando tutte le forme
di canalizzazione precoce. Occorrerebbe incrementare le competenze dei docenti
con una sistematica politica della formazione iniziale e della formazione in
servizio; promuovere le opportune misure di accompagnamento per far crescere una
cultura della valutazione formativa centrata sulla didattica delle competenze
(come strumento di innovazione metodologica) e sul superamento di una didattica
prevalentemente trasmissiva. Mettere al primo posto l’obiettivo di costruire le
condizioni per l’apprendimento basato sull’interazione con i contesti
lavorativi. Da qui, per l’alternanza scuola lavoro, c’è bisogno di capire
innanzitutto la capacità formativa delle imprese e delle singole realtà
territoriali presso le quali gli studenti si recano.
La legge 107/15 impone, invece, una quantità impressionante di ore a prescindere
da tutto ciò. E strizza l’occhio alle imprese. Infatti, il comma 33 dichiara che
l’alternanza scuola-lavoro viene attuata «al fine di incrementare le opportunità
di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti». In un contesto dove le
diseguaglianze aumentano, piegare la formazione delle nuove generazioni ai
bisogni del lavoro che muta di giorno in giorno è insensato. Occorre, al
contrario, una formazione culturale aperta e complessa, una educazione della
mente che sappia affrontare con strumenti critici un mondo sempre più
velocemente mutevole.
Eppure l’alternanza progettata e realizzata bene avrebbe un grande valore
educativo e formativo. La domanda dalla quale partire dovrebbe essere: Quali
parti del profilo degli studenti e delle competenze previste dagli ordinamenti
possono essere realizzate in contesti lavorativi quali quelli in alternanza? Da
qui bisognerebbe iniziare individuando: l’area del curricolo; l’area della
formazione; l’area della “manualità”. La progettazione unitaria e collegiale dei
percorsi in alternanza deve indicare le parti del profilo educativo, culturale e
professionale da realizzare fuori dalla classe. Dunque, declinazione dei
percorsi, dei tempi di realizzazione e delle modalità degli apprendimenti,
modalità di certificazione delle competenze e relativa documentazione,in un
curricolo interdisciplinare.
La verifica e la valutazione dei percorsi di alternanza sono di competenza delle
istituzioni scolastiche; la valutazione degli apprendimenti acquisiti in
alternanza è certificata da parte dell’istituzione scolastica, tenendo conto
delle indicazioni fornite dal tutor aziendale; le istituzioni scolastiche
rilasciano una certificazione relativa alle competenze acquisite nei periodi di
apprendimento mediante esperienze di lavoro. Ma per far questo occorre che
l’alternanza scuola lavoro sia un modello didattico che trasforma il
tradizionale concetto di apprendimento e sia un arricchimento della formazione
dello studente indipendentemente dall’avviamento al lavoro, fino a rappresentare
un raccordo con il territorio ed il mondo del lavoro.
Nonostante il grande impegno profuso dalle scuole, lasciate sostanzialmente sole
in questa progettazione, la protesta degli studenti di questi giorni richiama
alla necessità di rivedere il sistema. Continuare, invece, con le rigidità
previste dalla legge 107/15 serve alle imprese per avere manodopera gratis,
riduce le ore di formazione per gli studenti, determina una scarsissima
attenzione alla didattica. Una perdita di tempo in uffici a fare le fotocopie,
se non un vero e proprio sfruttamento per i ragazzi ed un fallimento di una
modalità didattica consegnata al pressapochismo ed alla rincorsa per certificare
le ore obbligatorie che bisogna realizzare.
In Molise il tutto è reso più problematico per effetto delle poche realtà
produttive e recettive presenti. Molti studenti sono in strutture che non hanno
alcuna attinenza con il corso di studi e l’alternanza tra scuola e lavoro
diventa solo parcheggio, snaturandola da modalità didattica per la quale era
stata pensata.