3/10/2017 ● Cultura
Area di crisi, nulla di nuovo sotto le foglie d'autunno
Il 15 settembre 2017 è stato pubblicato, con circolare direttoriale n.
114766, l’avviso L. 181/89 relativo all’area di crisi di Venafro–Campochiaro–Bojano.
Esso prevede l’impiego di risorse pubbliche, sia nazionali che regionali, per
45,58 milioni di euro, di cui 15 milioni di euro stanziati dal MiSe e 30,58
milioni di euro stanziati dalla Regione Molise. Dunque il Ministero mette a
disposizione 15 milioni per i progetti di riconversione e riqualificazione.
Nel documento leggiamo che le finalità sono di promuove la realizzazione di una
o più iniziative imprenditoriali nell’area di crisi molisana, finalizzate al
rafforzamento del tessuto produttivo locale e all’attrazione di nuovi
investimenti. Sono ammissibili alle agevolazioni, purché realizzate nel
territorio dei Comuni ammessi, le iniziative che: a) prevedano la realizzazione
di programmi di investimento produttivo e/o programmi di investimento per la
tutela ambientale, completati da progetti per l’innovazione dell’organizzazione;
b) comportino un incremento degli addetti dell’unità produttiva oggetto del
programma di investimento. Sono ammessi progetti per ampliare o avviare
un’impresa; per riorganizzare/ ammodernare un’impresa; che sono inseriti in un
percorso di riqualificazione o reimpiego professionale; Le attività dovranno
prevedere investimenti produttivi; ricerca sviluppo e innovazione. Le
agevolazioni saranno concesse nella forma del contributo in conto impianti,
dell’eventuale contributo diretto alla spesa e del finanziamento agevolato. In
particolare, il finanziamento agevolato concedibile è pari al 50% degli
investimenti ammissibili. L’iter istruttorio prevede essenzialmente tre fasi: 1)
verifica, per tutte le domande presentate, della sussistenza dei requisiti per
l’accesso alle agevolazioni; 2) definizione di una specifica graduatoria, sulla
base di un parametro di riferimento costituito dall’incremento del numero degli
addetti delle imprese proponenti; 3) valutazione delle domande, secondo l’ordine
della graduatoria e fino all’esaurimento dei fondi disponibili, sulla base di
specifici criteri di merito individuati. Le domande potranno essere prodotte dal
18 ottobre al 17 novembre 2017.
In verità nell’intesa tra le parti sociali, sottoscritta nel lontano agosto del
2014, si chiedevano 200 milioni di euro per la rinascita del Molise. Sono
passati oltre tre anni e ne avremo, se tutto andrà bene, appena 15 dal MiSe e
riguarderanno ben 67 comuni. In un contesto nel quale gli obiettivi produttivi a
carattere innovativo, la formazione del personale, il recupero ambientale, sono
passati sottotraccia. Non si possono chiedere genericamente finanziamenti,
occorre avere un piano industriale di riconversione del territorio che punti
sulle sue potenzialità e sulle sue vocazioni. Vanno riviste le politiche del
lavoro che oggi passano prevalentemente attraverso il finanziamento degli
ammortizzatori sociali; vanno create le condizioni socio strutturali per
consentire alle attività produttive di poter stabilizzarsi nel nostro
territorio. Va coinvolta l’università in questo percorso. La Regione Molise deve
creare le condizioni attrattive di capitale nel territorio, deve incentivare e
sollecitare investimenti, dotarsi di un sistema amministrativo agile e capace di
dare risposte immediate, deve dotarsi di un moderno sistema di formazione e
d’istruzione, un efficiente e razionale sistema sanitario, viario ed
infrastrutturale, facilitare l’accesso al credito e dare contributi a chi crea
prospettive lavorative di qualità, con un’attenzione particolare ai temi
ambientali.
Il sistema universitario e quello dell’istruzione tecnica superiore sono
completamente assenti nei progetti che riguardano i finanziamenti per l’area di
crisi. Eppure avrebbero potuto giocare un ruolo importante per affrontare in
maniera adeguata i temi che riguardano la formazione del personale e la
riconversione di quanti sono stati espulsi dal sistema produttivo. Come
avrebbero potuto dare indicazioni e contributi sulle vocazioni produttive del
nostro territorio e sulle professionalità necessarie, con interventi formativi
di merito.
Il rischio evidente di questa operazione sarà quello di una polverizzazione
degli interventi che non produrranno effetti significativi per la nostra regione
e si perderà un’altra occasione per tentare di arrestarne il declino sociale,
demografico e produttivo.
Sergio Sorella
Presidente Ass. Proteo Fare Sapere