28/9/2017 ● Agricoltura
Agricoltori e ungulati: Una problematica basso-molisana infinita
I cinghiali presenti a valle della diga del Liscione, sul fiume Biferno, sono
in numero insostenibile; per i coltivatori della zona sono un grande problema,
sia per le coltivazioni agricole che per il transito sulle locali strade,
provinciale "Santa Giusta" compresa.
Spesso si verificano incidenti. Si ripete, un grave problema di rilievo sia per
le colture che per l'incolumità pubblica.
Ungulati, branchi di decine e decine di elementi, che arrecano danni alle
coltivazioni di ceci, fave, colture irrigue , ormai ridotte al lumicino anche
per tale situazione, quali insalate, granoni, finocchi, etc. E questo sta
succedendo da oltre un decennio.
Fauna selvatica ormai fuori controllo e padrona incontrastata del territorio che
mette in seria crisi i redditi degli agricoltori.
Quali le misure di prevenzione adottate dalla Regione Molise dopo anni di
"surplace"?
Sono zone di Natura 2000 ( Direttiva comunitaria "Habitat" per le Aree Protette)
quali ZPS (Zona Protezione Speciale, SIC (Sit d'Interesse Comunitario) e IBA (Important
Bird Areas), la Rotta migratoria degli uccelli, dove regnano incontrastati i
cinghiali senza che chi di dovere faccia qualcosa. Al danno si somma la beffa.
Fare agricoltura in queste condizioni limitative è davvero impossibile; cosa e
come produrre?
Ogni anno si dovrebbero presentare alla regione domande risarcitorie per i danni
subiti che poi latitano e per avere, chissà quando, poi , solo briciole?
A ciò si aggiunge, quale "beneficio", a completamento, la esosa tassa ettariale
che ricade sui terreni irrigui di ben € 90,00 ad ettaro da parte del Consorzio
di bonifica "Trigno e Biferno".
E' ora che la Regione Molise intervenga con serie ed adeguate misure di
prevenzione per la situazione su descritta.
Non è possibile "vegetare" in tali condizioni. Bisogna fare in modo che ci sia
un intervento immediato in maniera tale che la situazione non sfugga di mano.
Tutto questo, forse, è generato dalla scarsa conoscenza della realtà? Bisogna
per caso aspettare che la situazione si acuisca al punto tale da diventare
ingovernabile, a danno quindi del coltivatori monoreddituali del comprensorio e
far chiudere le loro aziende?
Si chiede: come si dovrebbe fare a pagare i contributi obbligatori INPS, i
tributi dei consorzi di bonifica, le spese di produzione e lo stesso vivere
famigliare se poi non si redditualizza?
Chi di dovere non può restare impassibile, non può nascondersi vergognosamente
davanti all'evidenza o solo blaterare per far poi finta di nulla , portando così
all'esasperazione l'azienda agricola contadina!
E' ora di dare risposte concrete, chiare, esaustive e risolutive! Il mondo
agricolo non può più attendere.