24/7/2017 ● Cultura
La scomparsa del tempo sociale a Guglionesi
Il tempo sociale è il tempo delle relazioni : è il tempo”interno” del lavoro oggettivato dall’economia che ne fissa un costo e, a partire dall’inizio della prima rivoluzione industriale, è quello scandito dall’orologio meccanico ,quantizzato in ore lavorate. In genere chi oggi è inserito nel mondo della produzione di beni e servizi, al di là del ruolo e della posizione che occupa nella gerarchia sociale ,deve rispettare un tempo di lavoro concordato con il datore di lavoro, con le associazioni di categoria … correntemente stabilito dalla contrattazione collettiva attraverso la “concertazione” . Un rispetto delle regole di mercato che intermedia l’ incontro tra il Capitale e il Capitale umano che vale la collocazione sociale del lavoratore all’interno del Sistema ; un classamento socialmente orientato, almeno da quando i sindacati, di fatto , hanno assunto un ruolo non dissimile da quello dei partiti per via di una loro oramai consolidata integrazione nello Stato. Un tempo di lavoro sociale, quello intrapreso dal lavoratore , che per la maggior parte delle prestazioni lavorative pubbliche , private o autonome si concentra nella fascia oraria diurna ,soprattutto antimeridiana , con un corposo prolungamento delle attività , soprattutto nell’industria manifatturiera e nel commercio, nella fascia pomeridiana . Dopo le diciassette pomeridiane la maggior parte delle attività lavorative terminano . Si prolungano, altresì , nella turnazione notturna lavori che sfruttano l’uso degli impianti a ciclo continuo al fine di conseguire una maggiore produttività o parimenti nei Servizi , come accade nella Sanità e al suo interno , soprattutto nel Comparto ospedaliero in cui l’assistenza e gli interventi d’urgenza devono essere garantiti nelle ventiquattrore ; nel pronto intervento dei Vigili del Fuoco o in alcune attività che non sto qui ad elencare . Tuttavia l’incursione del tempo lavorato nella notte è ad oggi di molto inferiore rispetto a quanto con una certa enfasi alcuni entusiasti epigoni del progresso e della produttività illimitata prefiguravano agli albori dell’industrializzazione , complice all’epoca l’invenzione della lampadina ad incandescenza che illuminando gli ambienti prolungava artificialmente il giorno nella notte, e allora, quel semplice bulbo vitreo, giustamente rivoluzionario, sembrava dovesse sconvolgere il naturale ritmo biologico di una buona parte della popolazione inurbata e di conseguenza pareva dovesse comportare uno sconvolgimento epocale a venire del bioritmo dei lavoratori che avrebbe accresciuto in modo considerevole la turnazione notturna . Attraversando oggi, di notte, in treno le città ,osservando lo snodarsi oscuro dei caseggiati silenziosi, sembra che la maggior parte delle persone goda del giusto , fisiologico sonno ristoratore seguendo ancora il ritmo circadiano del nostro immutato orologio biologico interno : un tempo , quello del sonno, non meno importante del tempo lavorato , quantizzabile in un terzo della durata della nostra vita, del cui trascorrere abbiamo una più o meno esatta percezione ( scartiamo,pare, all’incirca di 10-15 minuti per difetto o per eccesso nel valutare le nostre ore di sonno, cit. Arnaldo Benini ) . Di fatto, oggi il tempo di lavoro nella Pubblica Amministrazione , nelle attività economiche private autonome , nei Servizi si concentra soprattutto nella fascia oraria antimeridiana , con un orario di inizio che generalmente si colloca intorno alle ore otto del mattino creando un effetto simultaneo che ha fortemente connotato e caratterizzato la sociologia del lavoro . Si pensi alla Scuola che in Italia , grosso modo ogni giorno , secondo calendario scolastico ( il calendario, come l’orologio snoda un tempo oggettivo) impegna nell’orario antimeridiano una popolazione di studenti , docenti e personale coadiuvante non di molto inferiore ai 10 milioni di persone. Ma oltre al quotidiano tempo di lavoro individuale svolto all’interno del Sistema economico di cui siamo parte integrante e all’irrinunciabile tempo individuale dedicato al sonno , cui ho brevemente accennato , intendo qui occuparmi del restante tempo libero quotidiano del lavoratore o meglio , del tempo liberato che almeno per quel terzo della popolazione attiva ( occupati, disoccupati che hanno perso il lavoro, disoccupati in cerca della prima occupazione ) nel complesso in modo diversificato in Italia si è reso disponibile , riportando all’occasione , a scopo comparativo una prima semplice disanima del suo utilizzo nel nostro contesto guglionesano . Cercherò di contestualizzare, sempre in ambito locale, la tematica del tempo più liberamente sociale poiché lo è stato in passato e rappresenta ancora oggi parte del mio vissuto personale e già questo mi mette più a mio agio nel tentare di caratterizzarlo . Intanto : perché non” tempo libero” , bensì tempo liberato ? La specifica è d’obbligo poiché quello libero dal lavoro è stato storicamente un tempo duramente conquistato in diverse storiche manifestazioni volte ad ampliarne la fruizione. Tappe di emancipazione dallo sfruttamento che hanno visto contrapposti lavoratori e imprenditori e in alcune manifestazioni duramente represse con la violenza , in altre è costato anche parecchie vittime tra i lavoratori che protestavano : si pensi , per esemplificare ,alla riduzione delle dodici ore lavorate negli opifici di Inghilterra, Germania e Francia ( e, all’interdizione del lavoro minorile ) della prima industrializzazione di cui nel primo ottocento hanno dato debito conto sia Karl Marx nel Primo libro del Capitale che Charles Dickens in letteratura . Tempo liberato inizialmente guadagnato nella sua acquisizione dal tempo biblico della Religione ( Genesi) che al ciclo settimanale dal calendario lunare ha sottratto il settimo giorno al lavoro destinandolo al riposo e alla glorificazione del Signore . Successivamente , alla domenica si sono aggiunte le celebrazioni liturgiche del calendario gregoriano che santificando le date salienti della vita del Cristo ( e non solo) hanno fatto guadagnare ai lavoratori un ragguardevole numero di giorni di festività religiose durante l’anno , cui oggi si aggiungono le festività laiche e le ferie , e in ultimo , importato dagli Usa , si è oramai consolidato anche da noi, per i lavoratori che hanno il sabato non lavorativo , il week-end, ovvero la settimana corta. Sommando gli effetti cumulativi delle diverse tipologie di astensione dal lavoro si arriva alla conclusione che mediamente un lavoratore in un anno lavora all’incirca dalle 1600 alle 1800 ore ; il resto , tolto il tempo di riposo quotidiano , dovrebbe essere tempo libero : un congruo spazio temporale che a sua volta per semplicità è possibile scomporre in un tempo individuale dedicato ai diritti e ai doveri interni alla famiglia ( spesso con ovvia reciprocità condiviso dai suoi componenti) in un tempo amicale e infine è possibile ascriverlo ad un più diffuso , generico , tempo sociale ; quest’ultimo è quel tempo importante che dovrebbe essere dedicato alla costruzione delle relazioni sociali di più vasto raggio all’interno della comunità di appartenenza , ampliato nella nostra contemporaneità, per via della Rete , alla società globalizzata . E’ tempo sociale il tempo della spiritualità ,quando riunisce all’interno degli spazi consacrati o in altri ambiti dedicati le comunità di fedeli . E’ tempo sociale laico quando riunisce iscritti e simpatizzanti nei Circoli dei partiti , nelle Associazioni sindacali o culturali coloro che coltivano motivazioni e idee statutarie condivise . Ancora, si delineano all’interno del tempo sociale le attività culturali e ricreative sia quelle professionali : attori, cantanti, calciatori … sia quelle direttamente intraprese per hobby, nonché quelle partecipate da spettatori . Assume, pertanto con immediatezza una dimensione sociale l’ assistere ad una manifestazione sportiva, ad un concerto o il partecipare ad una rappresentazione teatrale , vedere un film… Sono quelle elencate ( ma ve ne sono innumerevoli altre ) eventi e manifestazioni sporadiche e perfino calendarizzate ( le partite di calcio ,di basket…): intrattenimenti che hanno la specifica caratteristica di essere in genere collocate, nel loro spazio temporale di fruizione, nel tempo libero della sera , della notte, della domenica. E, accade anche , paradossalmente , che le votazioni , politiche , amministrative, quelle referendarie , che , pur nella loro diversificazione globalmente rappresentano il momento “ forte” dell’ espressione diretta della volontà politica dei votanti , in genere , nelle democrazie occidentali , si tengano di Domenica. Di fatto , per esemplificare, e dare merito e struttura al tempo libero, accade che nelle consultazioni politiche , dopo il voto, le volontà espresse su linee programmatiche, nonché sui candidati prescelti presenti in lista: le une e gli altri, votate nella quiete rilassata di un giorno festivo , decidono la compagine dei politici che governerà il paese e in modo associato con quali Programmi d’indirizzo e di controllo il Sistema politico-economico istituzionale di uno Stato debba procedere nei giorni produttivi feriali , che sono poi quelli che determinano in larga parte la ricchezza ed il Pil di una nazione . Anche se qui può sembrare volutamente forzato è nel tempo libero , nell’ ”otium” (che indirettamente è anche negozio) che si affinano le idee per la costruzione sociale delle comunità e delle sue istituzioni . Per tutte, si pensi al matrimonio : un’istituzione largamente tutelata dal Codice Civile che inizia volontariamente a strutturarsi con un libero “ movimento a due” dei futuri sposi contraenti , in seguito ,si precisa e si consolida nelle intenzionalità al di fuori del tempo di lavoro, fino a diventare dal momento del fatidico sì , istituzione : un’istituzione a tal punto reale che talvolta ci si può perfino inciampare decostruendola , ricusando il matrimonio attraverso la separazione , il divorzio. E ,al fine di addentrarmi nel cuore del problema dell’utilizzo del tempo sociale libero a Guglionesi inizierò a intrattenervi per sommi capi sulla nostra socialità recente , aprendo uno spaccato che si presta ad esser letto anche come un rapido ritorno al passato . Riandando ad un tempo in cui , almeno per le attività artigianali che si svolgevano all’interno del Borgo, il tempo libero, per tanti nostri concittadini d’“antan” , si può affermare che in larga parte è stato sempre inestricabilmente commisto, con il tempo di lavoro . Non intendo qui ( ma solo per una questione di spazio) parlare del tempo libero dei pensionati poiché rappresenta una complessa problematica che spesso altalena tra un’annoiata inedia, perché è troppo; un’apprensiva cura per la propria scadente salute; un sostenuto tutoraggio badante o quando ( ed è la condizione migliore ) si struttura in una più confacente, partecipativa dimensione sociale . Fotografie d’epoca , della Guglionesi che fu , d’altronde non molto lontane dai nostri tempi ,danno conto di una diffusa socialità occasionale o d’intrattenimento reciproco concordato; rimandano a : facciamo “un giro”, facciamo due chiacchiere ,facciamo due passi… “iem a stà ‘ nu ‘ccon andu salarol”… Incontri che avevano luogo nella piazza e nella strada e, anche nei negozi, nei “Saloni “ dei barbieri ( oggi solo parrucchieri , come se le persone di punto in bianco non avessero più i loro capelli, bensì acconciate , seicentesche parrucche!) . Ricordi ancora vividi dei nonni descrivono i capannelli che si formavano di fronte e all’interno (c’erano perfino : sedie e panche a disposizione , che invitavano ad intrattenersi ) delle diffuse rivendite di Sale e Tabacchi, a quei tempi rigorosamente monopoli di stato. Spesso , anche le botteghe artigianali di sartoria su misura, che davano sulla strada ( proprio per non perdere di vista la pullulante socialità di passaggio ) erano luoghi di lavoro e di intrattenimento ; come lo erano le botteghe dei ciabattini che sapevano confezionare scarpe su misura , specie quelle chiodate dei contadini; stessa punzonatura chiodata sugli zoccoli, applicata sui ferri di cavallo ( infissi, dal fabbro) per il suo inseparabile quadrupede , tirato ogni giorno a cavezza per la fitta trama di sentieri che dal limitare del centro storico di Guglionesi si diramavano come fossero il sistema circolatorio del Superorganismo del paese terminando nei singoli appezzamenti . E, le falegnamerie e, le ingegnose fucine della strada delle “ ferrerie “… botteghe che erano allo stesso tempo luoghi di lavoro per l’artigiano e, in parte nell’area prospiciente, ambiti d’intrattenimento, in cui il “maestro” accoglieva e serviva il cliente ,ma allo stesso tempo spesso doveva sopportare l’inedia di un fannullone : ”nu straccachiezz” o al meglio s’intratteneva cordialmente per qualche momento con un semplice passante riverente … E, che dire… della vivacità del mercato all’aperto dell’ortofrutta e del pesce della piazzetta di S. Chiara , che era il luogo dell’anima del commercio popolare , oggi , decontestualzzato e miseramente semplificato nelle poche baracche , anche extracomunitarie ( e meno male!) , che propongono mercanzie scadenti e, soprattutto, svendono vestiario . Ed era anche nel tempo sociale che, in passato, la politica locale attraverso i suoi “potenti”, intermediari di sezione ( la nuova élite) intesseva luminosi propositi di una “grandeur” di paese ,che purtroppo , qui, da noi, al di là delle chiacchiere , ha avuto scarso attecchimento. Propositi di crescita sociale ed economica che “lavorati” poi nelle sedi politiche istituzionali che allora contavano hanno fruttato a Guglionesi nel ”trentennio glorioso” economico italiano post bellico (fino agli anni 70 del secolo scorso) l’istituzione dell’Ospizio “S. Adamo” , la “Casa del Fanciullo” : un’ articolata idea di Don Carlo Maglia , lucido , intraprendente e lungimirante arciprete in Guglionesi . Presupposti di decollo “industriale” della Regione più ambiziosi , ampliati al territorio, hanno contribuito, in quota parte, alla ideazione e realizzazione del nucleo industriale di Termoli: una realtà infrastrutturale che ha accolto l’insediamento della Fiat, le industrie chimiche , l’oramai da tempo dismessa acciaieria “Stefana”… Buoni propositi democristiani di politica economica di programmazione del territorio , cui purtroppo ha fatto seguito una pessima “politica “di controllo e gestione, diventata “longa manus” della vorace politica regionale e locale , specie nell’ambito dei servizi alle imprese del neoformato nucleo industriale . Oggi, cosa resta a Guglionesi di questa pur riduttiva elencazione di una vivacità sociale di paese divisa tra tempo della produttività reale e tempo della socialità allora discussa, affinata e temperata nelle botteghe artigiane, nei saloni dei barbieri , nelle più specifiche e dedicate sedi dei Coltivatori Diretti , della D;C del PCI , del PSI, dell’Arci, e perfino di Lotta Continua, Di Radio Talpa , della Biblioteca “ Nuova Cultura” tutte realtà associative che organizzavano ,dando supporto , struttura e continuità al tempo libero. Oggi , Guglionesi riepiloga il suo terziario in poche attività ,specie a conduzione familiare , per giunta scarsamente fornite nelle merci o poco strutturate nei servizi che a confronto con i dati nazionali di settore dovrebbe impiegare oltre i due terzi della popolazione lavorativa ( un’utopia!) e che invece, a parte la Scuola e il Comune a impiego pubblico, si riepiloga in una settantina di attività commerciali e non , comprese le sedi di professionisti iscritti ai rispettivi Albi i quali forniscono servizi alla collettività. . Le sedi associative di una certa frequentazione oggi sono essenzialmente due : l’ex Cral e il Circolo Pensionati. In aggiunta , traendo le persone dai luoghi pubblici e dalla strada , mettendoli comodamente a sedere all’interno del locale , si è notevolmente accresciuto il servizio dei bar che di fatto sta diventando un presidio costitutivo del tempo libero e, a passo con i tempi, una significativa implementazione hanno fatto registrare gli esercizi di ” parrucchiere per signora “ed anche i centri estetici vanno alla grande . Ma, la socialità “vociata” accorata e corale di un tempo a Guglionesi non c’è più. Le rare persone che abitano o che ,presi da nostalgia, si avventurano oggi nel borgo antico , rasentano frettolose i muri, scansando le auto che rombanti, rumorosamente rotolanti sulle basole di pietra lavica , si annunciano da lontano . Né le persone , amano più intrattenersi nei pochi residuali esercizi commerciali . Gli artigiani che avevano le loro attività diffuse nei quartieri del paese sono stati confinati in una desolata , periferica zona artigianale e ,svolgendo spesso la stessa attività , competono l’un l’altro al fine di contendersi , non senza reciproca invidia i clienti . Oggi, cosa resta qui da noi, di questa pur riduttiva traccia di un passato in cui il tempo libero ,anche attraverso le “trame “ decidenti della politica, che forse con passiene più sincera rispetto all’oggi, si applicava alla costruzione del Bene Comune ? Grosso modo, si contendono “la piazza quotidiana degli alimentari “ soprattutto due supermercati legati alla grande distribuzione , la cui apertura e il successivo consolidamento della clientela hanno in larga parte indotto alla chiusura le antiche “drogherie” ed anche per questo duopolio che gli esercizi commerciali , ancora attivi, sono sempre più in affanno ed a forte rischio chiusura e, viene facile immaginare con una concomitante riduzione di quella generosa spontanea , diffusa socialità indotta che “ occupava “ e in qualche modo giustificava il prolungarsi oltremodo del tempo libero della spesa , soprattutto delle casalinghe . Nei Servizi di pubblica utilità , anche in ragione dell’ampia fascia di età che accoglie nei suoi diversificati segmenti, a Guglionesi giganteggia la scuola che in ragione delle molteplici sedi di lavoro movimenta al mattino e intorno all’ora pranzo , a zona, buona parte del paese : dall’Asilo “Mimì del Torto , all’ austero, edificio stile “Ventennio” delle ex Elementari ; dalla Scuola Media nel quartiere ” Petticece “, al Liceo di Scienze sociali di zona Calvario . E, per sottolineare l’importanza sociale che assume questo sincrono ( almeno al mattino) movimento di bambini , ragazzi e adolescenti (e, genitori ,accompagnatori) che , dopotutto sono associabili ai lavoratori; in primis, per il notevole impegno che lo studio comporta e, in modo secondario , a ben riflettere è lo Stato medesimo che attribuisce loro tale qualifica; infatti, sulla Carta d’ identità rilasciata all’anagrafe del Comune , al rigo: professione, si trova scritto: studente. E , inoltre , non dovrebbe , forse, essere il tempo della politica uno spazio di tempo libero utilizzato per organizzare e controllare per libera scelta etica e morale il Bene Comune , sempre oltre e a parte l’abituale parallela professione retribuita. del politico. Che sia, quello della politica tempo libero è a tal punto vero che i parlamentari, i consiglieri regionali non vengono assunti per svolgere il loro mandato politico , ma accumulano rimborsi , (e maturano vitalizi) che si strutturano in mensilità esorbitanti ( solo in Italia!) . E , andando per focalizzazioni successive , oggi, ad un visitatore occasionale come si presenta Guglionesi percorsa nelle sue tre strade lastricate che configurano il “cuore antico” del Centro Storico ? la stringata lettura sociale e ambientale che segue è personale ( sebbene collimante con una similare percezione di alcuni conoscenti ed amici) è pertanto soggettiva e per esser tale: delle omissioni , delle enfatizzazioni me ne assumo la responsabilità . Oggi le strade di del Borgo sono di giorno desolatamente vuote; sono vuote le piazze, e perfino le funzioni religiose serali officiate nella Chiesa di S, M. Maggiore o in quella di S. Antonio sono seguite per lo più dagli stessi fedeli ; perfino la sede del Comune ( al di là del termine che rimanda alla fruizione del Bene Comune) è poco frequentata , forse perché, volendo essere l’istituzione a passo con i tempi, rimanda per alcuni servizi ad ”app” che invitano a un’interlocuzione telematica , la quale , suggerendo” strade alternative “ praticabili dall’utenza spesso supera, annullandola, la interlocuzione diretta, di fatto rinviando al privato il già timido approccio diretto con il Comune. Ma forse, potrebbe rispondere al vero , la constatazione che la maggior parte di quei cinquemila e passa cittadini che pure ogni giorno dimorano e per larga parte trascorrono il loro tempo vita a Guglionesi si sono forse individualmente ritirati nel loro più confortevole e sicuro , disimpegnato privato ?. E, vien da chiedersi ? Perché dribblano il tempo sociale anche i giorni festivi ? quando la disponibilità a fini socializzanti e sociali di fatto in modo distensivo aumenta? l’attuale organizzazione del lavoro anche attraverso l’esatta calendarizzazione del tempo annuale delle festività religiose e laiche nonché del riconosciuto diritto alle ferie , unitamente ad una certa flessibilità anche del calendario scolastico , variabile da regione a regione, ha consentito di modulare il tempo libero per sé e per la famiglia, nonché di utilizzarlo in modo proficuo per una socialità diffusa . E’ tempo sociale privato quello reciprocamente autorganizzato all’interno delle famiglie; è invece un tempo collettivo organizzabile quando liberamente induce le persone a sostenere ,articolare e vivacizzare il sociale . E, fatto salvo il primo, viene da chiedersi : dove e come possono trascorrere il tempo libero dal lavori i miei compaesani? Una plausibile banale risposta potrebbe essere : se , com’è evidente, vengono sistematicamente più o meno deserti gli spazi pubblici è facile desumere che i più lo trascorrono di fronte ad un video, ad un monitor o, al meglio , intenti a dipanare intricati conciliaboli familiari , posto che non è possibile che in tanti , come fossero presi da una spiccata elezione ambientale del “meglio altrove” frequentino, con perseverante costanza altri posti. La diaspora paesana del dopolavoro non è spiegabile neppure qualora si voglia considerare il fatto che tanti, nostri concittadini gli acquisti di qualsiasi categoria merceologica li fanno altrove , perché tali uscite sono in genere transitorie e occasionali . E’ verosimile , come accennavo precedentemente che invece , sopratutto ( come semplice e immediato rimedio alla solitudine ) quel 30% circa della popolazione stimato dai recenti dati Istat che per scelta : è single, è vedova/o , è anziano … partecipi , attraverso il video , ad una socialità fredda e distante, fatta di persone appiattite sullo schermo elettronico, di voci artificiali che intrattengono,in modo unilaterale una comunicazione spezzata , distante , spesso preconfezionata, come non è nell’interlocuzione viva e spontanea diretta , aperta a qualsiasi sviluppo, come quella che si intrattiene faccia a faccia .E’ lecito ritenere probabilmente che tanti miei compaesani ( in modo più limitato accade anche a me) siano risucchiati e tenuti a bada, purtroppo, anche nel tempo libero, dal tempo oggettivo ( quello dell’orologio , che ticchettato, passa inesorabilmente , senza che quasi ce ne accorgiamo) dei programmi televisivi o dei programmi dei computer : sia gli uni che gli altri si sviluppano e si materializzano all’interno di macchine elettro-elettroniche e , mettendosi , in modo tendenzioso, in relazione con l’utente lo “occupano” , loro : le macchine il nostro tempo quotidiano libero . In tal modo il tempo sociale tende man mano a sparire , riconvertito anche attraverso l’uso talvolta esagerato e spropositato del le auto (spesso ospitanti un unico passeggero , il conducente) o le macchine elettro-elettroniche ( classico lo smanettare compulsivo sul proprio telefonino di adolescenti che fanno gruppo su una panchina!) in tempo individuale prevalentemente solitario . Che fare?... per arrestare questo incipiente ritrarsi da un sociale possibile evitando di rifluire nell’individualismo ? Che fare ? per evitare che la nostra comunità diventi una semplice somma di individui gravati dai loro vissuti scarsamente o per nulla interagenti , quando al contrario è oggi più che mai utile e necessario attingere a quel nostro antico robusto nucleo di valori e di tradizioni di cui dovremmo essere portatori, che dopotutto sono quelli che ,saldi ,hanno improntato l’antica storia sociale della nostra comunità ; ciò al fine di condividere al meglio , insieme, le sfide della complessità che il nostro paese dovrà affrontare . Forse , citando Marcel Proust , è ancora utile far tesoro del passato e andare coscienziosamente alla ricerca del tempo perduto , non certo per una mera scontata, lamentosa nostalgia , bensì al fine di utilizzare il presente ed il futuro al meglio.