29/6/2017 ● Cultura
Lettera aperta a "Guglionesi"
Carissimo,
Rare volte mi sono rivolta a te pubblicamente , ho sempre preferito farlo in
maniera tranquilla e confidenziale.
Mi preme il tuo benessere e vorrei poterti aiutare.
Oggi più di ieri il legame che mi unisce a te ha mutato i suoi aspetti. È un
sentimento di appartenenza che va oltre il luogo di residenza.
Seppure non sono nata qui, la mia infanzia vede i tuoi vicoli come luoghi di
gioco. Le tue"dietro le mura" come campi di calcio e piste da corse. Gare ai "Carrucci"
e ginocchia sbucciate . Il ricordo di quei profumi inconfondibili di ragù le
domeniche mattina estive (ancora stimola il mio palato)
Le grida felici dei bambini che giocano a palla avvelenata. Le passeggiate a
castellara e quello scampanio ostinato dei giorni di festa.
Tra le tue strade sono cresciuta e ho scritto la mia storia.
Se qualcuno mi chiedesse di descrivere esattamente perché Guglionesi mi
affascina talmente tanto , io mi limito a dire semplicemente : perché Guglionesi
è storia, è colore, è profumi .Guglionesi è una sonora risata di un bimbo , ma è
anche lacrime e sofferenza dei nostri nonni. Insomma Guglionesi è me.
Carissimo , questo è quello che io continuo a vedere in te, perché è tutto ciò
che preferisco guardare ma,
in questi ultimi tempi i tuoi vicoli non gioiscono più, anzi sono diventati
luoghi impraticabili soprattutto nei giorni di festa. Ragazzi che senza pudore
mortificano l'onore delle tue mura che con disprezzo infradiciano di urina e
vomito .
Angoli bui frequentati da giovani di ogni età appartati non più per scambiarsi
baci e carezze, ma intenti a consumare rapporti fugaci con il/la primo/a
incontrata.
E le tue "dietro mura"...quelle mura che un tempo erano fortezza ora nascondono
segreti e "contengono" storie di droga e di violenza . Sanguinano cosi come a
sanguinare sono le ferite di ragazzi/ragazze autolesionisti/autolesioniste che
andrebbero aiutati invece che derisi ed aiutate le famiglie che vivono drammi
simili, mentre i loro coetanei si limitano ad osservarli indifferenti.
Perché i nostri ragazzi hanno tanto disprezzo per se stessi ? Cosa li ha spinti
a non amare più la semplicità delle cose belle , la leggerezza dell'infanzia, la
conquista della gioventù? Come abbiamo potuto noi grandi trasmettere ai nostri
figli l'impassibilità totale nel prossimo? Li abbiamo cresciuti nel vizio,
educati all'egoismo e derubati della speranza. Li abbiamo convinti che vincere
sempre è fondamentale ad ogni costo e mo do. Mentre invece sarebbe giusto
ricordare che bisogna mettersi in gioco e dare il meglio di sé.
Paese mio, sei qui da sempre , cresci , espandi il tuo territorio ma nonostante
tutto, le tue radici stanno morendo. Manchi di ciò che un tempo sollazzava le
tue strade , echeggiava nelle mura e colorava tutto di vivacità. Manca la
serenità, la dolcezza ...Manca la leggerezza della gioventù che un tempo era la
tua linfa vitale.
Tutto questo è visibile agli occhi di tanti ma nessuno fa nulla per poter
cambiare le cose, lasciandoti morire.
Guglionesi adorato, io da sola poco posso fare o quasi nulla se non quello di
aver detto pubblicamente ciò che accade fuori dalle nostre case.
Mi piacerebbe che un giorno qualunque uno dei nostri giovani racconti di te come
io e tanti come me ricordiamo.
Nella speranza attendo rifugiandomi nel passato
Affettuosamente tua
Lucia Lamanda