20/6/2017 ● Cultura
Migliorare la qualità del grano duro
Le trasformazioni della società italiana, l’errata interpretazione politica
della globalizzazione hanno relegato l’agricoltura ad attività marginale, anche
se si riconosce il valore dell’imprenditoria agraria per il benessere e la
salute dei cittadini con la produzione di prodotti maturati e consumati nella
stagione propizia.
L’annata 2016, nella nostra zona, sarà ricordata per l’eccezionale produzione di
grano duro, superiore a 50 quintali ad ettaro e con prodotto di ottima qualità,
dovuta alla natura stessa del territorio e molto richiesto dalla industria
molitoria e pastifici. A questo buon raccolto è seguito il crollo del prezzo del
grano che ha annullato i benefici auspicati. Le motivazioni della caduta dei
prezzi sono da ricercare fuori dal contesto agricolo ma sono da ricercarsi
proprio nella politica, poco sensibile alle problematiche agricole con grave
danno a tutto il settore. La cerealicoltura è sempre stata l’attività prevalente
nella nostra zona, il grano si semina a Novembre e si raccoglie a Giugno, in
questi mesi prezzi e costi cambiano, generalmente nel periodo del raccolto sono
bassi. Nel 2016 il prezzo è stato mediamente di 18 euro a quintale. Per
coltivare un ettaro a grano duro il costo supera mille euro, come sostengono
molti esperti, solo per recuperare questi costi occorrono 50 quintali di grano.
Da qualche anno l’industria richiede grano con valore proteico non inferiore a
15.Per raggiungere tale obiettivo sono stati escogitati i “ contratti di
filiera”. Nuove tecniche contrattuali che agli agricoltori assicurano un prezzo
minimo garantito, per la prossima semina sarà di 28 euro a quintale, in più è
previsto il contributo di coltivazione di 100 euro per ettaro. L’agricoltore a
sua volta dovrà impegnarsi a produrre per tre anni grano rispondente ai
parametri richiesti, dovrà acquistare il seme indicato dall’industria, al prezzo
da questi fissato, eseguire i lavori colturali stabiliti nel contratto.
Il prezzo prefissato è un aspetto importante perché allo stato attuale è
superiore al prezzo di mercato, annulla il rischio di oscillazione dei prezzi ed
assicura il pagamento alla consegna del prodotto.
I contratti di filiera interessano una quantità limitata della produzione,
un’altra quantità (biologico, integrale) si produce seguendo le regole
comunitarie. La gran parte della produzione italiana, utilizzata sempre per la
pasta, non ha alcuna protezione contrattuale ed è sottoposta alle speculazioni
di mercato.
L’obiettivo dei contratti di filiera è incrementare la produzione di grano duro
di qualità, questi contratti potranno diventare lo strumento valido, garantire
tutti gli agricoltori e favorire l’intera produzione di grano duro di qualità.
Così i benefici previsti interesseranno tutti gli agricoltori e agevoleranno la
loro coesione non la divisione.
Queste considerazioni emerse, quando non è ancora iniziata la campagna di
commercializzazione della produzione 2017 fanno riflettere, perché per una parte
limitata esistono privilegi dall’altra dovrebbero favorire le aspettative di
tutti gli operatori del settore, ridare certezze e non distinzioni burocratiche.