15/4/2017 ● Libro
“L’episcopato di Termoli nel Cinquecento” di Luigi Sorella, CEI: "di interesse culturale"
Per Palladino Editore di Campobasso è stato pubblicato il libro di
Luigi
Sorella dal titolo “L’episcopato di Termoli nel Cinquecento” (Fonti
archivistiche, antologia storica e orme culturali)” e dal sottotitolo “Il
teologo Cesare Ferrante alla Corte pontificia di San Pio V” (Da vicario
della Diocesi di Sessa Aurunca nel Concilio di Trento a Vescovo di Termoli in
Guglionesi) [ISBN 978-88-8460-3593, Euro 30,00, formato 12x19 cm, pagg. 496, ricco
apparato iconografico con immagini
e con elaborazioni grafiche a colori, info@arsideastudio.com].
“Nel Cinquecento – scrive l’autore nell’Introduzione –
l’episcopato di Termoli ha vissuto eventi contingenti alla condizione
territoriale – esposta alle scorrerie e alle devastazioni saracene provenienti
dal mare – e agli orientamenti sinodali dell’azione riformatrice del Concilio di
Trento, registrando, così, un periodo di esodo dalla residenza episcopale di
Termoli, con alcuni vescovi assenti nel centro diocesano e con altri che, pur
garantendo la presenza nella Diocesi, scelsero di dimorare a Guglionesi. […] Le
orme episcopali impresse a Guglionesi – nelle memorie capitolari e in varie
opere d’arte – per il saggio divengono argomentazioni di alcuni aspetti, meno
noti, del vescovado di Termoli nel corso del XVI secolo. Inoltre, indagando
nelle oasi religiose e nelle vicende civiche di Guglionesi, la ricerca
suggerisce orizzonti di studio con inedite datazioni, attribuzioni e committenze
culturali di opere d’arte riferibili ai vescovi di Termoli, i quali, nel tempo,
dimorarono a Guglionesi”.
Inediti, infatti, risultano i contenuti dello studio pubblicato nel libro “L’episcopato di Termoli nel Cinquecento”, in particolare le ricerche nell’arte sacra:
il ciclo pittorico delle “Pianelle di Ferrante”, così definito dal saggio
pubblicato da Luigi Sorella, che per la prima volta riconosce l'autentica
lettura storica, come il rinvenimento dei blasoni di illustri Sommi pontefici del
'500, rara iconografia nel contesto culturale tridentino non nolo nel Molise. Lo
studio aggiorna la conoscenza archivistica inerente le presenze religiose nel
contesto del Cinquecento e della gestione diocesana del territorio. La ricerca,
avviata oltre vent'anni fa (ancora in work in progress per altri dati già
acquisiti a livello di conoscenza di studio per altri contesti e da pubblicare
in futuro), affronta anche il "silenzio documentale" sulla
sepoltura del corpo di S. Adamo Abate, della quale è scomparsa la memoria nel
tempo, e che indizi rinvenuti di recente possono fornire attendibilità ad una
chiave di lettura nuova negli eventi e nella sua coordinata storiografica.
Fonti archivistiche, mai consultate prima d'ora, e conclusioni aggiornate
interessano la cripta (indagini culturali sul misterioso pittore "accolto" dal
vescovo Cesare Ferrante per dipingere il ciclo di affreschi biblici, le risorse
per finanziare le pitture cinquecentesche) e l'antica
chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore di Guglionesi nel corso di Cinquecento,
una sorta di temporanea "concattedrale" diocesana, arricchita e curata
artisticamente dagli stessi vescovi dimoranti a Guglionesi.
“Dalla panoramica storica sui vescovi di Termoli del Cinquecento – scrive
Luigi Sorella – emergono la
formazione culturale e lo spessore teologico di Cesare Ferrante o Ferranzio da
Sessa Aurunca, eletto durante il pontificato di San Pio V. Fu stimato prelato da
parte dei pontefici Pio IV (1559-1565) e Pio V (1566-1572), tanto da essere
componente della Famiglia pontificia di San Pio V con il titolo di Familiare di
Sua Santità. Tra il 1560 e il 1565 circa, Cesare Ferrante, vivendo a Roma e
frequentando gli ambienti della Corte pontificia di Pio IV, venne a contatto con
illustri personaggi della cultura del Cinquecento, ricordando almeno due
autorevoli nomine del pontefice Giulio III (1550-1555): Michelangelo Buonarroti
(1475-1564), capo degli architetti della fabbrica di San Pietro; Giovanni
Pierluigi da Palestrina (1525-1594), maestro di cappella nella basilica vaticana
di San Pietro”.
Lo studio, argomentando su tante situazioni culturali avvenute in oltre un
secolo, riserva particolare
accuratezza di riferimenti storici e di lettura antologica al “vescovo Cesare Ferrante (vescovo
di Termoli dal 1569 al 1593), teologo
al Concilio di Trento – negli atti conciliari è menzionato tra i Procuratori dei
vescovi assenti, come vicario dell’autorevole e ormai anziano vescovo di Sessa
Aurunca, Galeazzo Florimonte, consigliere spirituale di Alfonso d’Avalos
marchese del Vasto, eletto vescovo da Paolo III, fu tra i quattro Giudici
supremi nella prima fase del Concilio di Trento, amico dell’arcivescovo Ludovico
Beccadelli (Segretario nelle varie sessioni del concilio tridentino), dal 22
ottobre 1552 Segretario dei Brevi apostolici nel pontificato di Giulio III, poi
membro della Congregazione per la Riforma della Corte Romana nel pontificato di
Paolo IV”.
Per la prima volta tradotta in una pubblicazione editoriale
per la storia della Chiesa cattolica il libro propone “l’Orazione
dedicata a San Giovanni Apostolo ed Evangelista (27 dicembre 1561) del teologo
Cesare Ferrante. Osservando,
con onestà intellettuale, anche certe intemperanze dentro la Chiesa,
nell’orazione ai Padri del Concilio di Trento – e dunque nella consapevolezza
del processo di ravvedimento attuato dalla Controriforma – il futuro vescovo di
Termoli sollecitò un richiamo spirituale all’autenticità
dell’azione rigeneratrice del sinodo tridentino, esortando i pastori della fede
cristiana ad una concreta conversione".
La storica orazione tridentina del giovane Ferrante è stata tradotta, dal latino
in italiano, nel contenuto teologico a cura dello stesso autore del libro.
Revisionati dall'autore, inoltre, vari dati "consolidati" nella letteratura
e nell'antologia
storica, anche da autorevolissimi studi – cfr Hierarchia Catholica…,
Italia Sacra.. (dell'abate Ferdinando Ughello) e vari studiosi dell'Ottocento e del
Novecento – ma assolutamente da rettificare alla luce degli studi presentati nel
libro “L’episcopato di Termoli nel Cinquecento” di Luigi
Sorella.
"Tra i vescovi di Termoli,
l'immagine dell'epigrafe sepolcrale – sostiene, nelle sue inedite indagine
storica e
attribuzione artistica, l'autore Luigi Sorella – più antica conservata nella
Diocesi di Termoli-Larino appartiene a mons. Marcello Dentice, nobile napoletano
e originario di
Capua, il quale nel 1565 è stato il
successore del bresciano Vincenzo Duranti e il predecessore di Cesare Ferrante
(elevato vescovo nel 1569). Monsignor
Marcello Dentice, per varie ragioni
argomentate nel libro, da vescovo dimorò prevalentemente a Guglionesi, dove fu sepolto nella Collegiata romanica. Anche
il blasone episcopale, riportato dell'opera monumentale di Ferdinando Ughello,
risulta errato secondo lo studio ben evidenziato nel libro: in realtà, come dimostra
la mia indicazione storico-artistica, l'arme
episcopale impressa sul manufatto di Guglionesi è da contestualizzare nella famiglia Dentice, quella,
però, del ramo del
"pesce" (due sono le famiglie patrizie della discendenza Dentice), e
tale prezioso reperto d'arte si conserva
nella splendida cripta della chiesa di San Nicola di Bari a Guglionesi. Si tratta
– afferma Luigi Sorella – dei resti di una lapide sepolcrale di estrema
valenza culturale nel panorama dell'arte sacra, opera anticamente collocata nel pavimento
di ingresso, in prossimità
della "porta grande" (testimoniano i documenti storici
pubblicati, per la prima volta per lo studio sui vescovi di Termoli), dell'antica chiesa Madre di Guglionesi.
Il manufatto (databile, dunque, al febbraio del 1568, in base ad un documento storico
dell'archivio parrocchiale Guglionesi) non era mai stato attribuito e mai riconosciuto storicamente prima del saggio
"L'episcopato di Termoli nel Cinquecento": anche le fonti archivistiche
citate da altri autorevoli studiosi ignoravano la consistenza
e la provenienza culturali.
Alcuni studi precedenti, nelle nozioni acquisite dal MIBACT, hanno riservato
sempre ampio risalto all'epitaffio sul retro della lapide cinquecentesca, cioè all'iscrizione settecentesca
dedicata alla memoria e all'erudizione dell'arciprete Diego De Marinis di Guglionesi".
Per il libro “L’episcopato di Termoli nel Cinquecento” l'autore ha realizzato
le restituzioni grafiche di vari blasoni
ecclesiastici dei vescovi di Termoli, tra i quali anche l'arme episcopale "effettiva" del vescovo
Marcello Dentice.
Il libro sull’episcopato del Cinquecento nella Diocesi di Termoli, in gran parte
vissuto a Guglionesi secondo le ricerche storiche dell'autore – pur riservando al lettore svariate novità culturali che
non si anticipano tutte nella presente recensione, per preservare sorprese nella
conoscenza personale su argomenti così interessanti culturalmente – concede meritata dignità alla
“memoria del primo vescovo diocesano del Seicento, Federico Mezio
(1602-1612), di nobile origine greco-albanese e di celebrata erudizione – sono
note, non solo in Vaticano, le “versioni meziane” della patristica, dal greco al
latino, in un’epoca di assoluto divieto della volgarizzazione dei testi sacri –,
teologo del cardinale Giulio Santorio in Roma, “maestro negli studj” di Pietro
Aldobrandini (eletto cardinale e nipote del pontefice Clemente VIII). Con il
teologo Ferrante il Mezio condivise anche la stima del cardinale Guglielmo
Sirleto (allievo di San Filippo Neri, innalzato al cardinalato da Pio IV nel
concistoro del 12 marzo 1565 su proposta di San Carlo Borromeo, il quale, oltre
ad essere il nipote di Pio IV – figlio della sorella Margherita de’ Medici – a
sua volta fu allievo del cardinale Sirleto), esponente autorevole della
Biblioteca Apostolica Vaticana”.
Dopo le anticipazioni
sulle attribuzioni artistiche di Luigi Sorella all’erudizione del vescovo
Ferrante, apparse nell’articolo di “Made in Molise” del 2002 ("Riflessi
del tardo Manierismo"), in parte ampliate
nell'incontro culturale con il prof. Andrea Zezza (14 marzo 2009,
L'Assunzione di Guglionesi opera di Marco Pino da
Siena?) e in "premessa editoriale" accennate nell’articolo di
annuncio (2014) sulle pagine del blog Fuoriportaweb dal titolo “Cesare
Ferrante, dal Concilio di Trento a vescovo di Termoli in Guglionesi”,
la pubblicazione del libro
“L’episcopato di Termoli nel Cinquecento” restituisce alla storia diocesana della Chiesa cattolica coordinate culturali
finora ignote, consegnando riconoscibili tracciabilità
artistica e
diocesana nella ricchezza patrimoniale della sua identità, amplificata dall’eco carismatico
di illustri personaggi vissuti nel cuore del Rinascimento.
Al termine del saggio, una dettagliata cronotassi ricostruisce la più aggiornata
storia, non solo di elevazione episcopale, dei vescovi di Termoli, indicando,
con lo studio effettuato dall'autore, anche le sepolture di molti Pastori
diocesani.
Il libro “L’episcopato di Termoli nel Cinquecento”, inoltre, pubblica le fonti archivistiche provenienti dalla
Biblioteca Apostolica Vaticana e, per la rigorosità metodologica delle
trascrizioni archivistiche, delle indagini storico-artistiche inedite e delle selezioni antologiche nella bibliografia
in letteratura degli argomenti trattati, ha ricevuto il riconoscimento come “ricerca di interesse culturale
della CEI” (Conferenza Episcopale Italiana).
Il libro è stato pubblicato in collaborazione con la Diocesi di Termoli-Larino,
con la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), con Palladino Editore in Campobasso, con gli archivi fotografici di Antonio e Nicola De Sanctis e di Luigi Sorella e con ARS idea studio di Guglionesi.
Guglionesi, 15 aprile 2017 [nel Martirologio degli Osservanti ricorrenza
del Beato Fra' Aloisio da Guglionesi*]
* Nato circa cinquecento anni fa a Guglionesi [cfr Luigi Sorella,
L'Episcopato di Termoli nel Cinquecento, Palladino Editore, Campobasso,
2017, pag. 66, nota 41]
[Errata corrige e aggiornamenti editoriali del libro "L'episcopato di Termoli nel Cinquecento" (pdf)]
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