13/3/2017 ● Agricoltura
Consorzi di bonifica, criticità e vicinanza al mondo agricolo del Basso Molise
In merito all’articolo “Consorzi di bonifica commissariati” a firma del
prof. Alberto Mancini, pubblicato il 2 marzo u.s., ho qualcosa da puntualizzare.
Condivido la legge quadro sui consorzi di bonifica del R.D. del 13 febbraio
1933, n. 215 ma, di fondamentale importanza è anche, non menzionato, il R.D.
dell’8 maggio 1904, n. 368 che puntualizza l’obbligo di vigilanza delle opere
pubbliche nel comprensorio di bonifica d’appartenenza.
Concordo pure quando accenna alla latitanza o la scarsa volontà delle
Organizzazioni professionali agricole che da sempre hanno amministrato, con i
loro uomini, la politica dei consorzi di bonifica.
Nello specifico, però, condividendo sempre il pensiero del Prof. Mancini, un
consorzio di bonifica, ad es. quello di Termoli, ha non solo, prevalentemente,
come oggetto il compimento di un opera che, come spesso accaduto, è realizzata
con la fiscalità generale o la prestazione di un servizio, ad es. la
manutenzione di un fosso, di un canale, nell’interesse comune dei consorziati
(mio: e non); ma, aggiungo: “ ….. in ogni caso deve consistere sempre in una
utilità economica per i singoli consorziati, realizzata attraverso
un’organizzazione comune”.
Chiedo:
Se questo non si concretizza, il consorziato-obbligato è tenuto al pagamento del
tributo?
Un consorzio può essere ancora tenuto in vita anche se non svolge le sue
funzioni?
Su questo problema si potrà aprire un dibattito pubblico e visto che le
Istituzioni, pur stimolate, sonnecchiano, chiedo, per il Comitato spontaneo
agricolo “Uniti per non morire” del quale ne faccio parte, alla redazione del
blog di “Fuoriportaweb”, che ringrazio anticipatamente, di adoperarsi affinché
possa concretizzarsi. E questo per il bene comune.
Dov’è stata la volontà, la vicinanza ai consorziati, il rispetto delle leggi da
parte delle varie amministrazioni consortili termolesi succedutesi, se ci sono
voluti ben 23 anni, per rendere concreto il Piano di riparto per la contribuenza
consortile (che doveva essere approvato entro un anno dalla legge, con
delibere”…in attesa del piano di riparto…), dalla prima legge reg. sulla
bonifica del 1991, poi quella del 2005, per arrivare finalmente all’approvazione
solo a fine ottobre del 2014?
Perché non è stato mai portato a conoscenza il reale stato di sofferenza
economica dell’ente e, insieme, consorziati ed amministratori, confrontarsi per
addivenire ad un incontro chiarificatore con le istituzioni governative
regionali, spiegare le criticità, indicare nuove strade, invece di aspettare il
commissariamento e criticarlo?
Trasparenza significa rendere partecipi! Far sapere debiti e crediti! Anche gli
stravolgimenti come ad es. gli idranti elettronici invece di quelli meccanici, i
costi di manutenzione, etc! Tutto ha navigato nel silenzio.
Quali gli obiettivi che si erano posti? O, non c’era manco la volontà? Si doveva
vivacchiare in attesa di cosa?
Non si è stati in grado, non si è voluto o non hanno voluto avere un confronto i
vari governi regionali per focalizzare le funzioni dei consorzi, crearne nuove
come ad es., una su tutte, il controllo idrogeologico del proprio comprensorio
d’appartenenza, affinché gli stessi enti consortili potessero realmente
funzionare ed essere tenuti in vita?
Concretizzare, con responsabilità unica nel proprio comprensorio, sia per le
reti scolanti delle acque meteoriche, sia per la manutenzione, sia per la
progettazione, sia per le autorizzazioni di concessioni utili alle costruzioni
di immobili.
Questo comporta, in modo definitivo, la individuazione dell'ente responsabile e
non come spesso succede, da sempre, colpevolizzarsi a vicenda, rimpallandosi
responsabilità tra regione, provincia, comune e consorzio di bonifica per
arrivare alla fine a: …..tutti colpevoli, nessun colpevole.
E colui che ha ricevuto danni da smottamenti, frane ed allagamenti si trova ad
essere, alla fine, il solo colpevole. Cornuto e mazziato.
Oppure, peggio, è il furbo di turno a farla franca.
Esempi ce ne sono a Guglionesi, Campomarino, Termoli, Palata, Portocannone, etc.
Sul problema dell’acqua irrigua, già critico, (in futuro con gli idranti
elettronici ne vedremo delle belle), il punto focale a cui i consorzi di
bonifica si attaccano, resta uno: ti do l’acqua e questo è il beneficio.
Ma in realtà non è proprio così.
Sicuramente molti consorziati avranno letto il Piano di riparto per la
contribuenza consortile termolese dove a pag. 62 e seg. è scritto: “ La
contribuenza per la gestione delle acque irrigue va rapportata al beneficio
economico del quale godono i proprietari dei terreni serviti.” (!!!!)
Beneficio inteso, per l'ente consortile, come miglioramento del suolo, da
asciutto ad irriguo.
I tre pilastri su quali invece deve fondarsi il beneficio reale sono: ANALISI –
COSTI – EFFICACIA in funzione del proprio contesto territoriale, quindi della
remunerazione che al coltivatore resta.
E da questo punto di vista il discorso del consorzio non regge.
Si vuol parlare della produzione della barbabietola da zucchero in regione? O,
del pomodoro da industria?
Anni addietro le superfici regionali interessate alla barbabietola occupavano
annualmente 2.000 – 2.200 ettari. Ora 0 ettari.
Idem per il pomodoro. Molti ettari in meno rispetto a decenni fa.
Basta percorrere la s.s. “Bifernina” o portarsi lungo la zona del torrente
Sinarca per vedere gli ettari impegnati a colture irrigue. Pochi.
Quale il motivo? Presto detto: mancata redditività, per non dire dover lavorare
in perdita.
Si rifletta per affermare il contrario.
Il modo odierno di operare, di pensare, del mondo agricolo regionale,
rassegnato, indebitato, annichilito, pare inglobare in peggio, quello de “Le
Terre del Sacramento, di “Fontamara” e di “Cristo si è fermato a Eboli”.
Una riflessione che merita risposte.
Pochi mesi addietro ho letto con molta attenzione un articolo di giornale dove
citava l’ente di bonifica termolese, insieme ai sindaci dei Comuni di Guglionesi
e San Giacomo degli Schiavoni, che inaugurava un nuovo impianto irriguo di
soccorso dalla estensione di circa 200 ettari, negli agri dei Comuni su
menzionati.
Sono venuto a conoscenza poi che si tratta di solo n. 3 idranti elettronici,
vicinissimi tra loro ed hanno una pressione che oscilla da 0,5 – 0,7 Atm.
Professor Mancini, visto che è stato consigliere fino a pochi giorni addietro,
cioè prima del commissariamento del consorzio, è informato:
a) se i proprietari dei 200 ettari pagano la tariffa fissa irrigua degli € 90,00
ad ettaro?
b) con quelle pressioni, quanti ettari potrebbero essere irrigati?
c) ci sono colture irrigue in atto?
d) quanto costeranno annualmente le spese per il lotto in esame?
e) chi le sosterrà?
f) secondo Lei, sono stati soldi ben spesi?
g) sono stati affrontati e discussi dall'amministrazione consortile i
costi-benefici?
A tal proposito, mi sono state recapitate delle foto dove, nel gennaio scorso,
anche lì come in altre parti del comprensorio di bonifica (Palata, Campomarino,
etc), uno dei tre idranti elettronici si è auto-aperto facendo fuoriuscire acqua
( ma…chi paga?) che seguendo la confinante strada brecciata ha poi allagato i
campi sottostanti.
Concludo.
Per quanto ha potuto verificare nell’arco del Suo mandato di consigliere, il
consorzio di bonifica ha espletato i suoi compiti?
Cosa consiglierebbe per tenerlo ancora in vita?