9/2/2017 ● Cultura
Lettera aperta...
Quasi ogni giorno leggiamo o sentiamo notizie di giovani ragazzi che per un
motivo o per un altro scelgono di togliersi la vita . L'ultima è quella di
Michele, giovane trentenne di Udine che piuttosto che vedersi morire giorno per
giorno ha scelto di farlo una volta per tutte. Prima di congedarsi da questa
vita però , ha voluto dar sfogo e voce a quelle parole che per tanto tempo sono
restate mute ( ma non nella sua testa) , accrescendo il suo disagio interno ed
il suo malessere quotidiano. Nella lettera d'addio che ha lasciato ai suoi
genitori , ha raccontato con estrema lucidità il perché e cosa l'abbia spinto ad
optare per una decisione ponderata a lungo, drastica ed irreversibile, come
quella di togliersi la vita.
Nel farlo ha usato parole forti, accuse pesanti come macigni nei confronti di
questa società nella quale ognuno di noi si accontenta di occupare un posticino
e ,solo ad alcuni , poco importa se meritevoli o meno, è permesso occupare una
posizione di prestigio e di potere del quale farà uso per decidere del futuro di
tanti altri.
Ha utilizzato la stessa durezza che non ha mai accettato ogni volta che si è
sentito dire NO..senza aver mai avuto l'opportunità di dimostrare se e quanto
valesse.
Leggere le sue parole mi ha scosso e turbato profondamente come persona ma
soprattutto come genitore. Il suo scritto è un atto d'accusa di alto tradimento
non solo alla sua persona, ma verso tutti i nostri giovani che non avendo scelto
neppure di venire al mondo , sono costretti a vivere una vita che non c'è, non
esiste, perché pregare per un domani migliore e sperare che magari qualcosa
possa ancora cambiare, non è vivere.
Da madre di tre ragazzi mi sento particolarmente coinvolta in questa ennesima
tragedia che ancora una volta poteva essere evitata .Se solo riuscissimo a tirar
fuori la grinta che serve per riprenderci ciò che ci siamo lasciati soffiare da
sotto il naso, potremmo restituire il futuro e la vita che i nostri figli
meritano e che gli promettemmo ,nel momento in cui vennero al mondo .
È indubbio che nella situazione economica, politica e sociale in cui versa il
nostro Paese in questi ultimi anni, nulla di tutto ciò che spetterebbe di
diritto ai nostri giovani , ai i nostri figli , è ancora a loro disposizione. Li
educhiamo al rispetto del prossimo e delle regole , ma né il prossimo né le
regole hanno più senso e rispetto per i nostri ragazzi. Lasciamo che crescano
con l'illusione che da grandi riusciranno a conquistare il proprio "posto al
sole " perché sono in gamba, lo meritano e l'ambizione premia. I sacrifici, le
rinunce e la buona volontà verranno ricompensati , sempre. Ma poi lasciamo che
vengano umiliati dai tanti no detti a prescindere o nascosti dietro finte
promesse , ogni volta sempre più dolorosi , come calci presi sugli stinchi .
Dalle tante porte in faccia sbattute con lo stesso vigore di un pugno sferrato
nello stomaco . Crescono , ma non sanno più cosa vogliono o posso desiderare di
avere .
Privati ormai di ogni aspettativa perché
consapevoli che qualunque progetto o sogno non potrà mai realizzarsi
.Arrendevoli alla realtà perché non ci sono alternative.
Piangono, soffrono e la sensazione di essere inutili, dei falliti cronici ,
avvelena i loro pensieri facendo tracollare l'autostima ed aumentare le paure .
Sempre più spesso
rimproverati perché si vorrebbe facessero di più, pretendendo che
l'insoddisfazione e le umiliazioni siano uno stimolo ulteriore a migliorare, ad
esigere di fare meglio, dimenticando i limiti che ognuno di noi ha e che a volte
ciò che per molti è il "minimo " , per altri "il minimo" è il meglio che
riescono a fare.
Spinti al massimo fin da piccoli da quelle che fondamentalmente sono più nostre
esigenze che loro desideri , convincendoli che ciò vogliono sia davvero ciò che
realmente hanno sognato da sempre .
Come possono i nostri figli pretendere di farsi strada nella vita ed avere il
rispetto che meritano quando i primi ad annullare la loro personalità,
infrangere i loro sogni e cosa ancor più grave, non aver fiducia nelle loro
capacità sono proprio i genitori?!
Bisogna fare qualcosa di concreto e con estrema urgenza affinché i nostri figli,
il nostro futuro, non trovi nella morte l'unica alternativa a questa vita anche
così imperfetta .
È un atto dovuto non solo ai tanti ragazzi come Michele che disperatamente hanno
cercato di resistere alla crudeltà della società che li ha costretti a scegliere
tra la vita e la morte, ma
un gesto di responsabilità di noi genitori nei confronti dei nostri figli che
,nonostante siano consapevoli della nostra incapacità di agire e reagire alle
ingiustizie , ribellarsi alle istituzioni che con leggerezza e menefreghismo
assoluti, continuano a derubarli del loro futuro , della loro libertà di
scegliere di vivere e non morire, ancora confidano nel nostro senso di
protezione .
Ai miei figli, così come a tanti altri ragazzi, chiedo scusa . Chiedo umilmente
scusa per non essere stata capace di evitare che venissero derubati dei loro
diritti , dei sogni traditi e feriti delle promesse non mantenute. Scusa per non
aver impedito che il cinismo si impossessasse di gran parte della società così
attenta all' apparenza che alla sostanza . Chiedo scusa per aver barattato la
coscienza e la conoscenza con il benessere e la superficialità.
Perdono per non aver impedito che la Morte illudesse le giovani e fragili anime
che correrle incontro e stringerla in un perenne abbraccio , avrebbe segnato la
loro rivincita su questa vita asservita alle futili esigenze di una società che
non merita più le loro lacrime .