25/11/2016 ● Cultura
La riorganizzazione delle Regioni: quale futuro per Abruzzo e Molise?
La prima idea di riorganizzazione delle Regioni venne formulata nel 1992
dalla Fondazione Agnelli che prevedeva la riorganizzazione del territorio
italiano in 12 macro-aree, secondo criteri legati al “residuo fiscale pro
capite”, vale a dire all’autosufficienza finanziaria delle attuali Regioni. Al
momento, nel nuovo disegno nazionale di riorganizzazione del territorio,
Toscana, Umbria e Marche hanno unito le loro sedi a Bruxelles e anche altri
servizi. “L’Italia di mezzo” prende corpo. Insomma, siamo in presenza di segnali
per la creazione di una macroregione dell’Italia centrale. Come si legge su
‘europa.en/it/news’, per le loro attività congiunte si impegneranno i tre
presidenti delle Regioni Umbria, Marche e Toscana, Catiuscia Marini, Luca
Ceriscioli ed Enrico Rossi. Il “protocollo d’intesa è stato sottoscritto in
occasione della seduta plenaria del Comitato delle Regioni d’Europa di cui i tre
presidenti sono membri. “Nessuno vuole bruciare le tappe – rassicura Rossi -, la
nostra visione alterna volutamente uno sguardo lungo a ricadute più concrete e
volte al breve periodo. Partiamo da qui, con questa sinergia rafforzata,
individuando precisi ambiti di collaborazione”. Una centrale acquisti unica:
Toscana, Umbria e Marche fanno insieme oggi il 12 per cento del Pil nazionale,
con sei milioni di abitanti che sono un italiano su dieci. Le tre Regioni stanno
definendo un percorso per realizzare un’unica centrale per gli acquisti in
sanità, ma anche per servizi di pulizia, lavanderia e ristorazione, guardiania e
vigilanza a vantaggio del più vasto universo degli enti pubblici. L’accordo ha
un respiro di quasi cinque anni, fino al 2020. Toscana, Umbria e Marche,
cerniera tra l’Adriatico e il Tirreno. Rossi ha osservato che “le Regioni
dipendono tantissimo dal rapporto con l’Europa visto che gestiscono gran parte
dei fondi europei, e che gran parte dei finanziamenti che noi eroghiamo e le
politiche di coesione per lo sviluppo passano dai fondi Ue. Quindi confronteremo
i bandi già presentati e i progetti che abbiamo in programma da qui al 2020”.
Secondo Rossi ‘se cominciamo a mettere insieme le politiche agricole, per lo
sviluppo, per l’ambiente, e quelle per la tutela del paesaggio, può nascere
davvero una Regione dell’Italia centrale che non può avere nulla da temere
rispetto alle grandi regioni dell’Europa”.
Con riferimento a Molise e Abruzzo vale il detto : “Quieta non movere et mota
quietare” (non agitare ciò che è calmo, ma calma piuttosto ciò che è agitato). A
fine Agosto scorso Michele Petraroia terminava un suo articolo sul futuro del
Molise facendo notare sommessamente che “i tanti anziani ed i rari giovani che
continueranno a vivere in questa landa periferica che servizi pubblici avranno e
da quali istituzioni saranno amministrati? Cittadini o Sudditi, questo è il
bivio”. Al riguardo, mi sia consentito dire : chi è stato eletto, sia che
appartenga alla maggioranza regionale oppure all’opposizione, deve perseguire il
bene comune e darsi da fare nel prendere decisioni. Il Molise sta aspettando che
la sua classe dirigente indichi la rotta da seguire. L’obbiettivo odierno è
quello di trovare un accordo con altre Regioni (Abruzzo, Lazio e quant’altro)
alla stregua di quanto posto in essere dalla Toscana, Umbria e Marche. Se invece
la strategia è quella di aspettare le decisioni del Governo centrale, non ci si
dovrà lamentare, poi, in presenza di smembramenti territoriali non graditi. L’ex
Ministro Fabrizio Barca, parlando di unione di territori, ha affermato che “un
requisito fondamentale perché certi percorsi siano virtuosi e non semplici
fusioni a freddo è il fatto che qualsiasi cambiamento sia endogeno ai territori
e alle rispettive popolazioni”. Questa riflessione ha portato Fabio Urbinati
(vice capogruppo Pd della Regione Marche) a proporre di dover far parte della
macroregione del Centro Italia anche Molise e Abruzzo. L’esponente marchigiano
ha aggiunto che nel Dna delle Marche è forte anche il legame storico con le
popolazioni dell’Adriatico. Legame che ha già generato importanti sinergie,
portando alla nascita della Macroregione Adriatico-Ionica, al Forum dei Comuni
del bacino Adriatico e alla imminente creazione del Distretto del Mare tra
Marche, Abruzzo e Molise. “Ritengo, conclude Urbinati, che in questo quadro
l’Abruzzo ed il Molise siano perfettamente complementari alle nostre necessità,
abbiamo economie simili, con ampi margini di crescita, oltre ad avere forti
legami territoriali e tradizioni culturali”. E’ bene sottolineare che la
Fondazione Agnelli consigliava (nel 1992) l’aggregazione “Marche, Abruzzo e
Molise”. La stessa soluzione fu pensata da Federico II di Svevia. Ciò detto, i
due attuali Presidenti di Abruzzo e Molise potrebbero proporre ai responsabili
di Toscana, Umbria e Marche, di far parte della macroregione dell’Italia del
centro. Se la risposta dovesse essere negativa si potrebbe valutare una diversa
soluzione : una unione tra Abruzzo, Molise e Lazio (Roma è a parte in qualità di
Capitale Metropolitana). Occorre, quindi, uno sforzo di volontà da parte della
classe politica nella convinzione che senza una proposta progettuale per il
futuro ci si avvia a un declino inarrestabile.