8/7/2008 ● Cultura
Energia, inquinamento e fame, i tre elementi del G8
"Toyako (Giappone) - Prezzo delle materie prime, in particolare
quelle energetiche, cambiamento climatico e crisi alimentare, questi i punti
salienti che verranno dibattuti nel G8 che si è aperto oggi a Toyako, nell'isola
giapponese di Hokkaido. Nei tre giorni di dibattiti i ‘grandi' della terra
cercheranno di dare risposta a queste tre incognite, oltre che al problema della
povertà in generale, ma prima ancora di entrare nel merito delle varie tematiche
si è subito presentato un primo problema: chi deve partecipare alla discussione?
La Francia ha infatti presentato la proposta di allargare il G8, ma ha trovato
l'opposizione del presidente statunitense, Gorge W. Bush, che ha trovato
l'appoggio del premier italiano, Silvio Berlusconi.
"C'è l'ipotesi portata avanti dalla Francia di allargare il G8: non è ancora
arrivata sul tavolo, la esamineremo, ma la maggioranza vuole mantenere questa
formula e magari dopo il G8 fissare sempre un appuntamento con Cina, India,
Brasile, Messico e Sudafrica", questo il pensiero di Berlusconi, secondo cui
"bisogna far ritrovare i Paesi che rappresentano l'Occidente rappresentato dal
G8. Credo che sia una formula molto utile da mantenere, magari lavorando poi in
modo continuativo con gli altri Paesi cosiddetti emergenti, ma che in realtà
sono già emersi".
Questa visione incontra l'opposizione di Filippo Salvatore, Associate Professor
of Italian Studies alla Concordia University di Montreal, secondo cui "il G8 è
un centro di potere che corrisponde ad una visione del mondo vecchia di almeno
15 anni. La Cina, per esempio, ha superato l'Italia come economia, quindi
dovrebbe farvi parte", ma in realtà non è così. Questo spinge Salvatore a vedere
il G8 "come uno strumento che certi Paesi vogliono mantenere per imporre la loro
agenda politica ed economica a livello internazionale". In realtà una certa
apertura in questo senso vi è stata: domani, quando in agenda vi sarà la
questione degli aiuti allo sviluppo, saranno presenti al tavolo delle trattative
anche 7 Stati Africani (Sudafrica, Algeria, Senegal, Ghana, Tanzania, Nigeria ed
Etiopia), mentre nella giornata conclusiva si discuterà di clima insieme a Cina,
India, Brasile, Messico e Sudafrica (il così detto G13) a cui si aggiungeranno
Indonesia, Corea del Sud ed Australia (G16). Un passo che ha trovato
l'approvazione di Salvatore, il quale però si è domandato "quale sarà il peso
reale che gli Stati africani avranno". La partecipazione di Stati che lo stesso
Berlusconi ha definito "già emersi" come Cina, India e Brasile ad una sola
giornata di trattative, al pari dei Paesi africani, sembra quindi sminuire la
loro importanza ed è proprio questa la critica mossa dal professore della
Concordia University.
Le premesse non sono quindi le migliori, eppure segnali positivi sembrano
giungere dall'isola di Hokkaido. Il presidente della Commissione europea, José
Manuel Barroso, ha annunciato che l'Ue potrebbe aumentare gli aiuti a favore
della lotta contro la fame del mondo di un miliardo di euro. Plauso da parte di
molte Ong, anche se unanimi nel ritenere questo sforzo non ancora sufficiente.
Inoltre vi è lo spettro di quanto avvenuto nel G8 del 2005, a Gleneagles, quando
i partecipanti avevano promesso di aumentare gli aiuti destinati all'Africa da
25 a 50 miliardi di dollari annui entro il 2010. Come ha dichiarato al
settimanale Panorama Luca de Fraia, direttore delle policy della sezione
italiana di ActionAid International, "l'ultimo rapporto dell'Organizzazione per
la cooperazione economica (Ocse) stima che con l'attuale tendenza, nel 2010
mancheranno tra i 38 e i 40 miliardi di dollari per centrare l'obiettivo
quantitativo di Gleneagles".
Scettico su questo tema anche Salvatore: "Il problema della fame nel mondo - ha
spiegato - coinvolge diverse questioni. Io credo che la terra abbia ancora la
capacità di produrre cibo a sufficienza per tutti, quindi si tratta di un
problema di organizzazione della produzione e della vendita. Il comportamento
delle multinazionali, le speculazioni, l'utilizzo del grano per produrre fonti
energetiche pulite", questi sono gli esempi citati da Salvatore per far
comprendere quanti interessi giocano contro la soluzione di questa tematica.
Riassumendo, quindi, nonostante esista "una sufficienza della produzione le
esigenze dei Paesi ricchi vengono prima".
Il pessimismo mostrato da Salvatore riguardo questo argomento lascerebbe pensare
che anche su possibili accordi in tema energetico o di cambiamento climatico la
sua opinione sia del tutto scettica. Invece, nonostante molti abbiano visto il
successo della cancelliera tedesca Angela Merkel durante il G8 di Heiligendamm,
quando era riuscita a strappare la promessa di "considerare attentamente"
l'obiettivo di ridurre del 50% le emissioni di gas a effetto serra entro il
2050, come una vittoria di Pirro, perché il periodo di scadenza è così lontano
da lasciar pensare ad una semplice presa di tempo, più che ad una seria volontà
di affrontare il problema, Salvatore si è dimostrato piuttosto ottimista.
"Volenti o nolenti - ha sostenuto - nel mondo industrializzato sta emergendo una
coscienza ecologica. Inizialmente questo problema veniva negato dai Paesi
industrializzati, il presidente statunitense ed il premier canadese in primis,
ma ora ci si sta rendendo conto di questo problema".
Sperare che già in questi 3 giorni si possano prendere impegni seri è forse
eccessivo. "Gli interessi del mondo industrializzato - ha affermato il
professore della Concordia University - convivono con questa coscienza
ecologista. Si iniziano a cercare nuove tecnologie, pulite" ed il problema
energetico in questo caso potrebbe forse fungere da sprone. Questo però "non
vale per le economie emergenti, che hanno una logica simile a quella dell'Italia
degli anni '50. La multipolarità del mondo attuale consiste proprio in questo,
nella coesistenza di diversi modelli di sviluppo". E' proprio questo l'elemento
"che il G8 non può non tener conto" ed ecco perché quindi è grave l'aver scelto
di non allargare permanentemente questo meeting come chiesto dalla Francia.
I problemi non mancano anche in tema di energia e di cambiamento climatico come
visto, però, mentre per risolvere la questione della fame del mondo, secondo
Salvatore, "i Paesi del G8 dovrebbero essere disposti a cambiare le regole
dell'attuale sistema economico", nel secondo caso "anch'essi vengono toccati
direttamente". Potrebbe quindi essere un G8 duale, da una parte "una
manifestazione del potere del primo mondo, che intende darsi una buona
coscienza", dall'altra il possibile inizio di una seria trattativa volta "alla
necessità di trovare fonti energetiche alternative e pulite". Fatta esclusione
per questo ultimo punto, ha concluso Salvatore, "si parlerà e parlerà... senza
arrivare a nessun sostanziale cambiamento"."