Articolo
tratto dal
"Messaggero di sant'Antonio"
(edizione italiana per l'estero) del gennaio 2000
Nella
mia ultima visita alla comunità italiana di Perth, sono ritornato al
dipartimento di italiano dell’Università del Western Australia,
accompagnato dal professor Carmelo Genovese, Regional Manager dell’Adult
Community Education del South East Metropolitan Centres Tafe, e da
Artemio Botteon, ai quali sono grato per l’organizzazione dell’incontro.
Ci ha accolto il professor Luciano Pinto, uno dei docenti più
rappresentativi della cultura italiana a Perth. Nato a Guglionesi, in
provincia di Campobasso, e trasferitosi in Australia nel 1960 con i
suoi genitori, egli ha incominciato a insegnare nel 1969 all’Università
di Perth, dove si era laureato. La conversazione con lui e con altri
suoi colleghi è stata innanzitutto motivo di stupore, dato che non
avrei mai immaginato di poter conoscere, agli antipodi d’Italia, dei
docenti famosi in tutto il mondo per le loro pubblicazioni sulla
letteratura e sulla storia italiana.
Primo
tra questi, il cattedratico John Scott, di origine anglofrancese, per
molti anni ordinario di italiano. Anche se in pensione da due anni,
Scott continua a insegnare all’università, come l’«Honorary
Research Fellow». È conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi e
le sue pubblicazioni su Dante Alighieri, ed è continuamente invitato
a tenere conferenze o stage sulla Divina Commedia e sugli
altri scritti danteschi. Oltre a lui, il dipartimento di italiano di
Perth è onorato di avere come cattedratico lo storico di fama
internazionale Lorenzo Polizzotto. Uno dei suoi libri: La Firenze
dei Medici è stato tradotto in diverse lingue e ha avuto
parecchie ristampe. Come esperto di Savonarola, Polizzotto è anche
membro della Commissione per la rivalutazione del grande domenicano
fiorentino, e sta pubblicando un volume su un tema specifico del
Rinascimento: le Confraternite giovanili fiorentine, in cui presenta
gli statuti e le loro attività, tra le quali le «Sacre
Rappresentazioni».
Dal
Novecento alla Divina Commedia
Un
altro innamorato della lingua e della cultura italiana è il dottor
John Kinder, originario della Nuova Zelanda, presente a Perth fin dal
1988 come docente di Linguistica, Letteratura e Sociolinguistica
italiana. Egli tiene dei master per insegnanti di italiano, e ha
appena finito un cd-rom semi-interattivo, sulla storia della lingua
italiana. Con il dottor Kinder, ho potuto reincontrare la dottoressa
Teresa Canestrari, docente part-time di lingua e letterattura
italiana, la quale, oltre a insegnare, coordina un gruppo teatrale
formato dagli studenti del dipartimento.
«Abbiamo dei giovani che hanno studiato lingua e cultura italiana
fino agli esami di maturità; ma ne abbiamo altri che iniziano i corsi
come principianti di base, con la possibilità di arrivare ai livelli
più alti con il dottorato e il master - afferma il professor Pinto -.
Tutti desiderano apprendere bene la lingua, ma, frequentando un
dipartimento universitario, con essa è ugualmente importante che
approfondiscano la cultura italiana».
L’orario settimanale è di cinque ore: un orario standard per tutti
i dipartimenti di lingua. Per i principianti del primo corso, c’è l’obbligo
di cinque ore di lingua, mentre per gli studenti che hanno studiato l’italiano
nelle scuole superiori, la frequenza si riduce a tre ore, alle quali
si aggiungono, per tutti, due ore di Cultura e storia italiana. In
quest’ultima materia, nel primo corso si incomincia con la
letteratura del Novecento fino ad arrivare solo al terzo anno al
Trecento, periodo d’oro della letteratura italiana. «Ci vuole
infatti una seria preparazione linguistica e culturale perché uno
studente possa apprezzare la Divina Commedia, in lingua
originale, anche se con l’aiuto di traduzioni», confida Pinto il
quale, però, ammette che «una volta si facevano tutte e tre le Cantiche,
mentre ora ci fermiamo all’Inferno, ad alcuni scritti del
Boccaccio e di altri scrittori del Rinascimento». Dopo la laurea in
Lettere, che in Australia si consegue in tre anni, i giovani possono
accedere a corsi più specializzati, al dottorato in italiano: l’«Honours».
Ma una volta laureati, quali prospettive hanno? «Prospettive di
lavoro ce ne sono - risponde il professor Pinto -. Oltre a insegnare
italiano nelle scuole, c’è la possibilità di essere assunti negli
uffici legali, nel mondo commerciale, turistico e artistico. Una
conferma l’abbiamo dall’aumento di iscrizioni al corso per
principianti. Cominciamo ogni anno con una ottantina di giovani, di
cui una trentina arrivano al terzo anno». L’interesse per la lingua
e la cultura italiana nel Western Australia è quindi rilevante. L’italiano
è insegnato in alcune scuole superiori di Perth, e per coloro che non
sono interessati a conseguire una laurea, ci sono, in alternativa all’università,
i corsi dei «Tafe centres», scuole superiori di educazione tecnica
per l’inserimento nel mondo del lavoro. Non possiamo infine
dimenticare l’impegno del «Centro di Assistenza e Cultura
Italo-Australiano, diretto da Enzo Sirna, che tra le tante attività,
segue anche quella dell’insegnamento della lingua italiana in 180
scuole elementari del Western Australia.
La magia del
teatro
Uno
degli interessi del dipartimento è il teatro italiano. «Abbiamo
iniziato nel 1978 su stimolo anche del professor Enzo Sirna - racconta
il professor Pinto -, ma la domanda proveniva dagli ex studenti,
divenuti insegnanti di italiano nelle scuole superiori. Insegnavo da
diversi anni la storia del teatro italiano e fui subito coinvolto
dalla proposta di promuovere attivamente la nostra cultura
coinvolgendo la comunità. Incominciammo con una commedia non tanto
conosciuta di Eduardo De Filippo: Uomo e galantuomo, ma il
successo fu tale da motivare la continuazione del nostro impegno».
Fanno parte del cast, docenti e studenti del dipartimento, insegnati
di italiano nelle scuole superiori e membri della comunità italiana
di Perth. Nel 1986, nacque un secondo gruppo teatrale, formato da
studenti universitari e diretto dalla dottoressa Teresa Canestrari.
Nel Dolphin Theatre, che assieme all’Octagon Theatre, fa parte della
cittadella artistica dell’università, ogni anno vengono così
presentate due commedie italiane: nel mese di agosto, quella del
gruppo curato dalla dottoressa Canestrari; a fine ottobre e ai primi
di novembre, la commedia curata dal gruppo diretto dal professor Pinto.
I due gruppi sono aiutati da assistants, scenografi, designers,
addetti ai costumi e alle luci come in ogni tradizionale spettacolo
teatrale.
Quali sono stati i successi più belli dei vostri gruppi, in questi
ultimi anni? chiedo a Pinto e alla Canestrari. «Nel 1996 ho
presentato Il berretto a sonagli, di Luigi Pirandello, forse
una delle più belle, ma anche delle più complesse e difficili del
grande scrittore agrigentino - risponde Pinto -. Ma due anni prima,
nel ricordo del decennale della morte di Eduardo De Filippo, ci siamo
permessi di presentare Natale in casa Cupiello in versione
integrale. Tra i momenti artistici vissuti con particolare
intensità ricordo la presentazione di Berretto a sonagli di
Pirandello, una commedia più accessibile al pubblico di tanti altri
suoi scritti. Pur insegnando Pirandello da anni, avevo fatto questa
scelta con timore, consapevole del rischio che affrontavo; ma è stata
una grande soddisfazione vedere l’attenzione e l’apprezzamento del
pubblico. Quando incontro qualche mio ex studente, scopro che tra i
ricordi più cari dei suoi studi universitari, emergono sempre o le
opere di Pirandello e del Goldoni, o le poesie di Ungaretti: forse
perché nelle mie ore d’insegnamento rivolgo a questi autori tutta
la mia passione».
Anche per la dottoressa Canestrari, l’iniziativa di costituire un
gruppo teatrale formato da soli studenti non è stato facile. «Fin
dal primo anno è stato un atto di incoscienza. Pensavo che il teatro
fosse il modo più pratico per far apprendere la lingua italiana ma
solo dopo mi accorsi dell’impegno che richiedeva. Incominciai con
una commedia di Peppino De Filippo e, dati i risultati positivi e l’incoraggiamento
dei colleghi, mi coinvolsi sempre più, anche se sono consapevole che
ogni anno devo iniziare daccapo, con testi e studenti nuovi. Ora
vorrei tentare con il Goldoni, ma sono titubante, perché il gusto del
pubblico è cambiato e mi chiedo se l’umorismo del Goldoni possa far
presa sul pubblico di oggi, abituato a spettacoli così diversi,
spesso in negativo».
Per quest’anno il professor Pinto pensa già a una commedia
classica: La mandragola del Machiavelli. Una commedia che
forse sarà presentata all’Octagon Theatre, un teatro tipo inglese
dove si recita in un palcoscenico sporgente verso il pubblico. «Un’alternativa
potrebbe essere un rifacimento all’italiana di uno dei più bei
testi del Goldoni, come I rusteghi o La casa nova - aggiunge
Pinto -. Solo in Australia ci è permesso presentare in lingua dei
capolavori del Goldoni e di Eduardo De Filippo».
Ha fiducia nel futuro dell’italianità in Australia? gli chiedo
prima di congedarmi. «Senza dubbio - mi risponde -. La cultura
italiana è molto apprezzata in Australia, perché abbiamo avuto e
avremo tanto da offrire. Io sono molto ottimista: la lingua italiana
resterà e si espanderà a Perth, ma anche altrove, per mezzo dell’Università
e di altre istituzioni che operano per la promozione della nostra
lingua e cultura. Di fronte al fenomeno della globalizzazione, la
nostra comunità diverrà più unita, più forte e solidale. Ho
fiducia anche nelle nuove generazioni: arrivati a una certa età,
spingeranno i loro figli a recuperare quell’italianità che forse
loro stessi non avevano curato».