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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 26/8/2016 ● Click 1055

La crescita, il “mondo furioso”, la tecnica e altre questioni


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Ho già segnalato un pensiero di papa Francesco (cfr. articolo in data 14.4.2016) che stigmatizza “l’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a ‘spremerli’ fino al limite e oltre il limite” (enciclica sociale Laudato sì).
Abbiamo esaurito le risorse – sottolinea la scrittrice Naomi Klein nel suo libro “Una rivoluzione ci salverà” (perché il capitalismo non è sostenibile) editore Rizzoli, 2015. La Klein presenta fatti, cifre. Ad esempio, è un fatto che i paesi ricchi delocalizzino le produzioni inquinanti nei paesi in via di sviluppo, emettendo sei volte di più. Abbiamo sognato ad occhi aperti che tanto, alla fine, la tecnologia ci avrebbe salvato ad appena un passo dal punto di non ritorno. “La mobilitazione ecologista deve essere mondiale, o non sarà”.

Oggi, come sostiene il professore Umberto Galimberti (cfr. D la Repubblica, 25 giugno 2016), “sia il datore di lavoro che il dipendente, sono dalla stessa parte, avendo come controparte il mercato. E come fai a prendertela con il mercato? Il mercato è nessuno, anche se tutti sappiamo che dietro a quel nessuno c’è l’1% che detiene o governa i soldi di tutti. Il mercato ci allucina poi con la menzogna della crescita, quando tutti sappiamo che l’Occidente non può più crescere perché, se è vero come dice il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, che noi occidentali, che siamo poco meno di un miliardo, per mantenere l’attuale tenore di vita abbiamo bisogno dell’80% delle risorse della Terra, cosa pensiamo che facciano gli altri sei miliardi che popolano il pianeta? Che stiano a guardare inermi una nostra ulteriore crescita?”. Da quanto precede si può concludere che si insegue ciecamente la crescita economica, ma ci siamo mai chiesti se questo processo sia sostenibile? La gran parte degli indicatori ambientali ci dicono che abbiamo superato di gran lunga i limiti della sostenibilità. Conseguentemente un qualche tipo di decrescita economica appare inevitabile. “La decrescita è una corrente di pensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l’obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio ecologico fra l’uomo e la natura, nonché di equità fra gli esseri umani stessi” (cfr. Wikipedia, l’enciclopedia libera). Come ha affermato Serge Latouche è necessario ed urgente un “cambio di paradigma”, di un’inversione di tendenza rispetto al modello dominante della crescita basato sulla produzione esorbitante di merci e sul loro rapido consumo.

Ora occupiamoci, in estrema sintesi, del libro “Mundus Furiosus” di Giulio Tremonti in uscita per Mondadori. Internet, le globalizzazioni, la crisi, nel saggio appena detto. L’avvento della rete ha avviato particolari dinamiche, dove consenso e dissenso si mescolano. Giulio Tremonti volge lo sguardo indietro di vent’anni (il mondo, l’Europa non sono più gli stessi). L’autore racconta che tre codici erano dominanti: quello ‘politico’ (la democrazia occidentale), un codice economico (il dollaro), un codice l’inguistico (l’inglese). C’era un Gì7 nel quale si concentrava il potere mondiale, non c’era la globalizzazione. I compiuter aiutavano l’uomo e non gli sottraevano il lavoro, non c’era l’euro e la finanza faceva quello che doveva fare. Tremonti pensa a un progetto di Confederazione per rilanciare su basi diverse l’Europa. Furiosus è il mondo di oggi: dalla crisi della finanza alle migrazioni di massa, dalle macchine digitali che distruggono il ceto medio rubandogli il lavoro alle nuove guerre “coloniali”. Insomma il libro ha due chiavi di lettura: una descrittiva degli avvenimenti in corso, l’altra per dire “io ve l’avevo detto”. Cito il prof. Galimberti : “oggi la signoria non è più del Signore, ma del Mercato, divenuto mondiale e alle sue spalle si muovono potenze finanziarie difficile da individuare, le cui mosse sono imprevedibili…”

Termino la breve rassegna delle questioni di cui al titolo del presente articolo con Sapere aude!, “abbi il coraggio di servirti del tuo stesso intelletto!”. E’ questo il motto dell’Illuminismo, che, per Kant, <<è l’uscita dell’uomo da una condizione di minorità di cui è egli stesso responsabile>>. Naturalmente occorre assumere verso chi non è d’accordo con noi l’atteggiamento di chi ipotizza che l’altro, con la sua tesi opposta alla nostra, possa avere un potenziale di verità superiore. “Solo così – sottolinea il professor Umberto Galimberti – è possibile iniziare un dialogo, che invece è impossibile per chi ritiene di essere in possesso della verità assoluta”.


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