Condividi l'articolo:
 


HOMEPAGE FUORI PORTA WEB

 

PoliticaGuglionesi
Pubblicato in data 26/4/2016 ● Click 1316

Noi, la Terra e il buon Dio (Mercato)


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

La nostra Madre Terra , quindi i nostri mari ad intuito intesi , come” Beni comuni “? Avrebbe dovuto essere così, qualora l’economia e la politica non avessero allungate le loro mani, spesso ladrone , su larga parte delle rispettive superfici privatizzando una parte consistente di ciò che, individuato come bene vendibile, si può trarre o è estraibile dalle loro superfici non importa se con le trivelle in profondità o con reti da pesca a strascico . Dopo la brutale e non tanto lontana vessatoria fase storica del colonialismo europeo , indotta e favorita oggi dall’economia e, soprattutto guidata dalla finanza globale si profila un nuovo tipo di “colonialismo” a danno delle popolazioni più povere della Terra . Infatti con sempre maggiore rapacità porzioni consistenti di terreni “espropriati” ai contadini appartenenti soprattutto agli Stati deboli dell’Africa sub-sahariana subiscono una vera e propria requisizione attraverso il diffuso fenomeno del “land-grabbing ( furto di terre); un’appropriazione volta all’acquisizione “legale” di terreni da mettere a coltura la cui superficie ad oggi già in mani straniere è stimata tre volte quella della nostra penisola ; un’incetta di proprietà immobiliari da parte di stati : Corea del Sud, Cina, Emirati Arabi … in testa … e Società d’impresa private che intendono fare delle terre sottratte ai locali una loro riserva per garantirsi, causa l’incertezza di oggi , la produzione di cibo in futuro . Accade oggi in geografie politicamente fragili ,in un tempo in cui anche ad Occidente buona parte dei territorio degli Stati sono di proprietà dei cittadini residenti e non ; accade in un tempo in cui nella nostra coscienza civica pare si sia notevolmente indebolita l’idea di Bene Comune anche in ragione dell’ incipiente processo di smantellamento dei beni strutturali pubblici ( caserme dismesse , edifici … ) e , terreni demaniali ( spiagge , aree estrattive …) immobili e terreni venduti o dati in concessione pluridecennali a privati; modalità che ha contribuito a fare affievolire uno dei pochi ancora credibili baluardi identitari di quella “ spiritualità laica” che fa di un popolo una nazione ; ciò in aggiunta alla fine delle ideologie ( un tempo consolatoria prospettiva di miglioramento sociale ),all’affievolirsi del concetto di patria (in rapido declino specie dopo la “giusta” abolizione della leva obbligatoria).Mi sembra di qualche utilità questa premessa per introdurre il tema delle trivellazioni che interessano l’Adriatico e non solo, poiché l’argomento ben esemplifica lo sfruttamento da parte di holding private delle risorse combustibili del sottosuolo . Un aspetto che è oggi altro dall’intelligente Progetto che E. Mattei , aveva ideato e attivamente perseguito , nell’immediato dopoguerra con l’intento di costruire su solide basi economiche, l’indipendenza energetica dell’Italia : un ‘idea prontamente affossata da oscuri poteri forti , dopo la misteriosa morte dello stesso Mattei . Le trivellazioni è noto provocano alterazioni fisiche locali significative aggravate, in ambiente marino ,dall’alta capacità disperdente delle acque degli inquinanti che costituiscono un sottoprodotto non azzerabile dell’attività estrattiva , nonché l’ inevitabile compromissione di delicati equilibri ecologici, in ambienti ancora incontaminati , a carico della flora e della fauna ittica marina. Ma, essendo per noi umani l’acqua un” fuori- ambiente” ne sottostimiamo i danni anche perché le aree d’intervento tecnologico d’ancoraggio delle piattaforme petrolifere non solo sono a noi inaccessibili, ma neppure visibili ; da qui , forse la nostra distrazione o indifferenza, per le problematiche a breve e a lungo termine cui possono dar luogo. Prova ne sia la recente fuoriuscita di greggio da una condotta probabilmente maltenuta o incontrollata che inizialmente ha inquinato due torrenti in Liguria ,poi lentamente si è espansa in mare interessando la riviera di Ponente . Di fatto in termini economici l’attività estrattiva di gas e petrolio si configura come uno sfruttamento di risorse di Beni comuni, tant’è che a deciderne concessioni e/o a limitarne l’intensità d’uso sono gli Stati prospicienti le aree di sfruttamento i quali al più vengono compensati con un pugno di royalty . Quelle sottomarine sono risorse lentamente accumulate in milioni di anni e gelosamente conservate all’interno dello spessore della piattaforma marina non solo per soddisfare lo smodato consumismo energetico della nostra generazione, bensì per consentire il legittimo accesso ai beni della Terra anche alle generazioni future , dei non ancora nati ( mi ricollego qui, per affinità tematica , anche al concomitante spropositato prelievo di pescato : una desertificante depauperazione dei mari e degli oceani che si consuma ogni giorno senza alcuna efficace regolamentazione da parte degli Stati ). Si è appena svolto il referendum sulle trivellazioni. Com’è noto hanno vinto i magnati dell’industria estrattiva e la politica di Palazzo che ha avversato il referendum ( complice dell’insuccesso perfino il sindacato che ha voluto difendere qualche migliaio di posti di lavoro , compromettendone, pare , il sestuplo nei servizi ). Guglionesi , ad urne chiuse ha fatto registrare un buon 35.17% di votanti; un dato superiore alla media nazionale , con 1369 SI ( 94%) o 102 NO. Tuttavia, al di là del quorum non raggiunto ,paradossalmente, i sedici milioni e passa di votanti ( di cui non si può non tener conto ) perdenti, secondo i detrattori , ha fatto registrare un risveglio della coscienza ambientale nell’ultimo decennio straordinariamente sopita , soprattutto in Italia ( non esiste un partito verde o non più ) e ciò è di sicuro un buon segno e un punto di partenza per le politiche ambientali future . La proprietà privata , l’affido in concessione in sé non sono demoni da esorcizzare ; infatti , in ambito familiare i nostri beni privati da quando lo Stato si è dato una struttura istituzionale fanno parte della nostra immediata disponibilità e gestione ( casa , eventualmente terreni, una certa liquidità) . Ciò in autonomia ci consente di sottrarci dalla dipendenza nella fruizione di beni primari da uno Stato che avvertiamo sempre più distante ,inefficace e sempre meno accorto nella gestione del patrimonio pubblico . D’altronde anche il nostro tempo vita che si esprime nel lavoro sia nel pubblico che nel privato , come una qualsiasi merce è oggetto di contratto ed è riconducibile al mercato del lavoro . Ciò che non è tollerabile per i beni comuni , com’è la materia prima prodotta dalla natura, nella fattispecie i beni del sottosuolo a cui oggi le grandi multinazionali delle sementi con protervia hanno aggiunto anche gli ogm la cui ” materia prima” resta comunque di specchiata naturalità , organismi che ingegnerizzati artificialmente sono stati brevettati diventando in tal modo patrimonio “naturale” vendibile , perfino in esclusiva, da Società private di profitto. Un altro, tra i tanti esempi che corroborano l’accelerata tendenza alla privatizzazione (e, solo per far cassa) dei beni demaniali, quindi dello Stato è rappresentato dalla scomparsa dei sistemi ecologici litoranei delle dune (l’Italia ne contava in passato 720 km, ridotti ai residuali 120km di oggi ) livellate dalle ruspe per far posto a spiagge è residence privati .E,, tornando al tema …Si è ventilato , nel referendum sulle trivelle , a mo’ di spauracchio , la nostra dipendenza energetica dalla Francia , dai Paesi dell’Est , dall’ Algeria , come se le limitate risorse energetiche estraibili dall’Adriatico potessero risolvere I nostri problemi di approvvigionamento energetico, come se il petrolio e il gas estratto dai giacimenti dell’Adriatico non avessero lo stessa quotazione di Borsa imposto dal cartello dei petrolieri ; come se per noi, consumatori ultimi dei suoi derivati, quel gas e quel petrolio, NOSTRO , avesse un costo inferiore a quello di mercato . E’ invece vero che i magnati del petrolio, anche coloro che estraggono dall’Adriatico fanno aggio delle esternalità ( sono i costi ambientali attuali e futuri che l’industria petrolifera non paga ) che invece in termini di inquinamento ambientale potrebbero avere ripercussioni significative sulla nostra salute ( gli inquinanti entrano nella catena alimentare e attraverso il pescato possono arrivare sulla nostra tavola ). Inquinanti per leggerezza trascurati che invece dovrebbe essere di qualche preoccupazione poiché si sommano ad altre esternalità ambientali ( non pagate da coloro che li hanno prodotti ) di diversa provenienza che pure inquinano il nostro territorio . Qui mi riferisco al Polo chimico del nucleo industriale , che l’industria stessa presenta come sicuro nel controllo delle emissioni ( nulla sappiamo della eventuale tossicità derivata del rimescolamento di sostanze che si produce nell’atmosfera dopo l’emissione dei fumi “ sotto controllo”) ; all’inquinamento elettromagnetico della telefonia fissa e mobile le cui installazioni sono ospitate anche alla sommità di abitazioni private , nonché sui tralicci di spazi pubblici i cui effetti fisici inquinanti sulla salute sono sinergici e quindi sommativi a quelli derivanti dagli inquinanti chimici . Senza dimenticare che il sito ex “Lombricoltura” non ancora messo in sicurezza e bonificato resta uno dei più inquinati d’Italia . A compromettere ancor più la salubrità ambientale contribuisce anche la nostra agricoltura attraverso l’uso eccessivo delle concimazioni e il ricorso massiccio ai fitofarmaci ( eufemisticamente riciclati in fitosanitari ).Infatti dall’ingiallimento crescente dei campi , delle vigne e degli oliveti dell’intorno territoriale di Guglionesi si evince l’accresciuto utilizzo del” glifosate”: un “secca tutto” di cui è dubbia la non tossicità . Sarà questo concomitante mix di fattori chimici e fisici a contribuire all’aumento ” percepito “ a Guglionesi delle patologie tumorali? (per una valutazione scientifica dei dati attendiamo l’esito dello screening in corso da parte della ASL ; ma a quando?) . Le morti per tumori , purtroppo rappresentano una conta certa delle cause di morte ma, altresì, non sono da trascurare le patologie tumorali in atto ( troppe , ancora una volta quelle percepite) con cui in tanti attualmente stanno lottando ; peraltro al riguardo un concreto e valido contributo nella stima quantitativa e tipologica potrebbe venirci dai medici di base , nostri compaesani , che avendo in cura i loro e nostri compaesani, volendo , potrebbero darci lumi su questa preoccupante patologia, data in crescita ). In tanti oggi malati, forse non moriranno per patologia tumorale e questo sarà per chi ne è colpito e per il suo intorno familiare e amicale un bene , ma guardiamo con apprensione e non possiamo esimerci dal rilevare , tenendo conto degli ultimi decessi avvenuti a Guglionesi come si sia significativamente abbassata l’età delle morti per causa tumorale. Ed è perciò che avremmo dovuto mettere più attenzione al referendum contro le trivelle sia per non spuntare un arma come quella referendaria che è ancora un baluardo democratico contro lo strapotere personale di leader pro tempore di non grande caratura sia per indirizzare la produzione di energia e i consumi energetici verso vie alternative al fine di diminuire il ricorso all’energia fossile investendo di più e meglio su quella rinnovabile . Se invece ci lasciamo vincere dall’inedia e dall’indifferenza per la politica, soprattutto quand’è responsabile di scelte ambientali che possono avere significative ripercussioni sulla nostra salute , per poi magari riconsiderare a posteriori la questione, con qualche tardivo senso di colpa per non averne almeno arginato, potendolo fare, a suo tempo qualche concausa , potremo nel futuro prossimo venturo soltanto aspettare e chiederci : a quando il prossimo decesso nella nostra comunità causato da un tumore ? Poiché oramai dovrebbe essere chiaro a tutti ( innumerevoli, concordanti ricerche scientifiche lo confermano) che l’induzione tumorale ha una rilevante componente ambientale.


HOME NEWS


www.guglionesi.com
fpw@guglionesi.com



FUORI PORTA WEB
È un'iniziativa culturale di ARS idea studio.


ARS IDEA STUDIO
C.so Conte di Torino 15 | 86034 Guglionesi (CB)
Tel. +39 0875 681040 | P. IVA 01423060704
Tutti i diritti riservati Fuoriportaweb by ARSideastudio.com